La firma di ieri sera che ha portato Greg Brunner alla Bennet Cantù (qui la news con le dichiarazioni) è solamente l’ultima di una lunga serie di notizie che lasciano un po’ perplessi sull’attuale stato del basket europeo, o meglio, sullo stato del basketmercato europeo. I contratti stanno perdendo sempre più la loro valenza tanto che ne vengono firmati e rescissi in grande quantità ogni giorno, anche con tantissimi periodi di prova oppure di una durata talmente piccola (a volte anche alcune settimane o un mese) che i tifosi non fanno quasi nemmeno a tempo ad accorgersi che un giocatore è arrivato, che è già stato rilasciato.
Molti giocatori cambiano anche tre-quattro squadre in un anno, giocando una manciata di partite in Italia, un’altra in Russia, poi in Francia e via via nel resto d’Europa, spesso anche contro una squadra per la quale avevano giocato solamente qualche giorno prima.
Il mercato aperto praticamente sempre, se si escludono i playoff, più che un bene si sta rivelando un danno per tutti: i giocatori vengono tesserati e scartati anche dopo pochissime partite, tanto c’è sempre la possibilità di prendere qualcun’altro, questo significa un esborso di risorse che le società fanno sempre maggiore fatica a rispettare (l’ultimo caso è quello della Sutor Montegranaro a cui serve 1 milione di euro per poter chiudere la stagione attuale, ma si potrebbero citare tra le ultime solo in Italia anche Caserta e Avellino). Le porte girevoli poi non consentono agli allenatori di trovare una chimica e agli stessi giocatori di ambientarsi nella nuova realtà.
Per ora le alte sfere dell’Europa non stanno toccando questo argomento che dovrà, però, prima o poi essere trattato per non rischiare di rovinare la naturalezza del gioco e per non far disinnamorare ancora di più i tifosi.