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The Last Man On Earth Stagione I Il mondo è finito, completamente annientato da un misterioso virus che ha reso le strade deserte, le fonti di sostentamento scarse e Phil Miller, solitario nullafacente a tempo pieno, l'ultimo uomo sulla terra. Come ammazzare il tempo, se non si hanno contatti con un'altra persona e intorno non c'è che il deserto? Si vive passo dopo passo, e di piccole cose. Saccheggiare le case dei personaggi famosi, cambiare villa una volta a settimana, prendere ricchi regali presso musei blindati: ecco spiegati gli Oscar sul comodino, gli indirizzi instabili, i Van Gogh in salotto e i Monet nel bagno di servizio. Bella vita, la vita del superstite. Dopo quarant'anni da eterno subordinato, essere re del proprio mondo. Ma le refurtive non ti scaldano, di notte, e i palloni bucati, checché ne dica il Wilson di Cast Away, hanno la fissa delle conversazioni a senso unico. Il pensiero vaga. E se Adamo trovasse la sua Eva, per ripopolare il cosmo? E se Eva fosse più un incubo che un sogno erotico? The Last Man On Earth, tra le serie comedy più attese, arriva puntuale e non delude. Venti minuti originali, divertentissimi, leggeri, ma legati – episodio dopo episodio – dal filo doppio che alle altre sitcom manca. Bisogna procedere nell'ordine corretto, non bisogna saltare nessun appuntamento e, soprattutto, è consigliabile non perdersi il finale che, dopo qualche piccolo momento no, ti congeda con un gran bell'arrivederci e un'immagine significativa. Parte col botto, patisce un po' il fattore monotonia, ma occhio che trova la sua straa. Pensato e interpretato dall'ottimo Will Forte di Nebraska, è la parodia per eccellenza del genere survival, con colpi di scena annessi e un cast in fase di ampliamento. Da one man show, come da premessa, The Last Man On Earth si fa poi surreale e popoloso, in una Tucson caput mundi e in un mondo, piccolo come dicono i proverbi, in cui gira e rigira si rivedono vecchie facce. Tutte le strade portano a Phil Miller. E la convivenza sognata, in mezzo ai miraggi della solitudine, diventa un mezzo inferno. Troppo tardi, allora, per rimangiarsi il desiderio espresso durante l'apocalisse e fare scomparire in uno schiocco di dita compagni di avventura inopportuni, triangoli amorosi, rivalità e gelosie da reality show? Si stava meglio quando si stava peggio... Ce lo chiediamo anche noi, insieme a quello sfortunato antieroe passato velocemente da leggenda ad appestato, in tredici puntate che hanno l'umorismo giusto, personaggi dinamici e un'insolita marcia in più. (7)
Mom Stagione II Difficili i rapporti madre-figlia. Dove sta scritto che sia necessario per forza volersi bene? Duro, soprattutto, essere membro della strampalata famiglia di Christy: cameriera di mezz'età che avevamo conosciuto – l'anno scorso – mentre condivideva un piccolo appartamento con la figlia, adolescente in dolce (ma mica tanto) attesa; il figlio, bambino invadente e geniale; soprattutto, la mamma Bonnie. Mela marcia che saltella da una clinica di recupero a un'altra e, tra un saltello e l'altro, arriva alla porta di casa tua e risulta impossibile schiodarla dal sofà. In mezzo a sitcom simpatiche e disimpegnate, che erano durate giusto Natale e Santo Stefano, Mom aveva avuto la meglio. Nell'arco dei soliti ventidue episodi – molti, che però spezzettati e mandati in onda una volta sì e cento no, a causa di pause continue, rendono poco – la piccola serie della CBS si conferma un onesto intrattenimento: divertente, nonostante le tragiche risate registrate in sottondo, e quotidiano. Perché si ride, ma ci sono note aspre che in una produzione così rilassata fanno entrare, a periodi alterni, la riflessione. Vite che non sono rose e fiori, una crisi dell'economia e dei sentimenti assai familiare, l'instabilità di due donne di generazioni diverse che non sempre riescono in quello che fanno, ma almeno ci provano. Alle loro spalle, una famiglia che è piaga e benedizione insieme. Cambia poco – i toni sono quelli che già conosciamo – ma cambia, allo stesso tempo, tutto. La ricerca di un nuovo posto in cui vivere, una promozione per la figlia e una professione onesta per una mamma disonesta, qualche personaggio che muore e qualcuno che guarisce, dipendenze in cui ricadere con umana imperfezione, su uno sfondo che cambia insieme a un cast che si allarga. Nuovo ingresso Jaimie Pressly, ricca e svampita ereditiera da spremere come un limore, e un Gesù “da allucinazioni” che non alza la tavoletta quando va in bagno. Grandissime padrone di casa Anna Faris e Allison Janney: la prima, vincente superstite dallo scatafascio dell'un tempo mitico Scary Movie; l'altra, caratterista che – a cinquantacinque anni – si reinventa da zero e finalmente si fa ricordare, con la sua fisicità prorompente e tempi comici strepitosi. (6+)
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