Magazine Diario personale
La notte del noce stregato si sarebbe tenuta da lì a poche ore tra le colline pennellate di nebbia e umidità del torinese. Il noce era l’albero attorno al quale era stato costruito il locale.
Gli inviti, mandati con giorni di anticipo, erano stati scritti a mano con calligrafia gotica e un piccolo pipistrello stilizzato in alto a destra, opera di un amico fumettista: “Vi aspettiamo alla notte del Noce Stregato a partire dalle 21.30.Siate terrificanti”.Amelia aveva avuto l’incarico di preparare le frittelle di zucca e una torta, ma odiava dover usare le uova dal giorno in cui frantumandone uno sul bordo della padella antiaderente un pulcino quasi formato le era caduto nel burro sfrigolante. Ora, ogni volta che con un gesto secco spaccava il guscio sul bordo di una terrina, ripensava all’episodio e con cautela le apriva trattenendo il fiato fino alla vista del tuorlo e dell’albume. Il pomeriggio passò impastando e friggendo.Alle ventuno vestita di nero dalla testa ai piedi con i capelli cotonati e duri come setole di cinghiale grazie ad un’intera bomboletta di Elnett, un trucco pesante come il piombo e una gonna di tulle da bomboniera nero uscì di casa con una cesta piena di frittelle di zucca ancora tiepide e una torta.
Dopo pochi chilometri, sulla strada collinare senza illuminazione che portava al locale, la Panda cominciò a strattonare e dopo una curva si fermò: i fari si spensero e il buio e la nebbiolina si impossessarono dell’auto, circondandola in un freddo abbraccio.
Amelia, chiusa nell’abitacolo, cominciò a tremare e si avvolse più stretta nella mantella nera. Sapeva che, prima o poi, qualcuno sarebbe dovuto passare da quella strada per raggiungere la festa. Ma dopo mezz’ora ancora niente. Scese dall’auto, infilò la cesta al braccio e decise di incamminarsi al Noce Stregato. La nebbiolina le fece sbagliare strada e si ritrovò davanti al cancello del cimitero: in lontananza vedeva i lumini rossi tremolanti illuminare le pietre tombali e danzare al ritmo di una strana musichetta. Il cuore iniziò a batterle forte nelle orecchie e la salivazione si azzerò. Le venne in mente la voce rassicurante di suo padre che era solito ripeterle: “Non è dei morti che devi avere paura ma dei vivi”. Cercò di calmarsi, ma quando sentì le note di Profondo Rosso “tatattan tatan tatan“ arrivare da non sapeva dove, entrò in panico. Pensò di essere in un sogno o che un assassino fissato con Dario Argento avesse deciso di fare una vittima la sera di Halloween con sottofondo musicale per rendere l’omicidio scenograficamente perfetto.Lasciò cadere la cesta a terra pronta a scappare, alcune frittelle si sparsero su del porfido bagnato, la torta si spezzò a tocchetti. Poi, uno strano rumore metallico. E la musica cessò.Correndo come una gallina impazzita si ritrovò di fronte a un gruppo di scheletri con un bicchiere di gin tonic in mano che, vedendola, si misero a urlare dallo spavento. Era arrivata al Noce.Riprese fiato, si fece riconoscere, butto giù un bicchiere di rum, e raccontò cos’era appena accaduto.Bisognava andare a verificare: cosa c’era di meglio di un’avventura di quel genere la notte di Halloween? La seguirono scheletri, fantasmi, streghe e zucche animate. Il cimitero distava solo qualche centinaia di metri dal Noce. Si fermarono davanti al cancello e porsero l’orecchio alla nebbia. Tatatan tatan tatan taaaaaaaaaa: sì, era la musichetta di Profondo Rosso che, a intermittenza, smetteva per poi ricominciare. Arrivava da lontano, mentre lì vicino, forse, l’assassino li stava osservando decidendo se fosse meglio accanirsi su uno scheletro o una zucca.La terza volta che la musica riprese, il più coraggioso del gruppo , quello travestito da Harry Potter de noialtri, con un orecchio da segugio si mise alla ricerca dell’origine delle note fino alla cesta rovesciata.Fu allora che sul porfido bagnato notò uno strano oggetto metallico con il manico di plastica rossa e quattro bottoncini neri. Impugnandolo come una bacchetta magica alzò il trofeo in quell’attimo partì la musica di “ Jingle bell Jingle bell”. La tensione si smorzò in una risata mostruosa.Era la paletta musicale che, essendo finita in lavastoviglie – pile comprese –, era andata in tilt e a intermittenza faceva partire le quattro musichette registrate per le diverse occasioni: matrimonio, Natale, Halloween e compleanno.Non fu sparso del sangue ma solo le frittelle di zucca.
anna wood
Tema pubblicato su GraphoMania
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