L’inquinamento interferisce sulla fauna marina nel Mar Tirreno
Due recenti pescate di tonnetti creano nuova preoccupazione sull’inquinamento del Mar Tirreno. Nelle scorse settimane sono stati catturati da pescatori amatoriali al largo di Campora San Giovanni 12 tonnetti alletterati che presentavano una malformazione alla lisca, che l’ha resa bifida. Anche nel settembre 2013 furono pescati 10 tonnetti con la lisca malformata nei pressi di Fiumefreddo Bruzio, vicino Campora San Giovanni.
La pescata dello scorso anno fu analizzata in un laboratorio privato su richiesta di Silvio Greco, ex assessore regionale all’Ambiente della Calabria, biologo marino, docente di Produzioni agroalimentari all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, dirigente di ricerca dell’Ispra, presidente del Comitato Scientifico di Slow Fish nonché membro del gruppo di Strategia Marina presso il Ministero dell’Ambiente.
I risultati delle analisi sui tonnetti pescati nel 2013 evidenziarono la presenza di metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici con valori molto elevati. Queste pescate fanno supporre che i tonnetti contaminati siano nati proprio nelle acque di Amantea (Cosenza), sebbene in grado di percorrere parecchi chilometri e provenire da altre zone inquinate. Ma considerata la lunghezza dei tonnetti pescati (circa 30 cm) e la ripetitività della pesca nella medesima zona si pensa che il focolaio di contaminazione sia proprio nel mare calabrese.
«È evidente che a questo punto c’è qualcosa di sospetto e che ciò meriti tutti gli approfondimenti del caso – spiega Greco – Resta da comprendere dove sia collocata la fonte d’inquinamento e a cosa sia dovuta: un primo step per avviare un monitoraggio più ampio e complesso con il coinvolgimento auspicabile di altri specialisti del settore».
La costa tirrenica cosentina è stata teatro negli anni ’90 del traffico di rifiuti a bordo di navi, gestito dalla ‘Ndrangheta, che versavano in mare materiale inquinante.
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