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I torèt. Le fontanelle simbolo di Torino nel mondo

Creato il 01 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
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Photo credit: rinophoto / Foter / CC BY-ND

Prendere il toro per le corna. E bere. A Torino si può.
Basta scovare una delle 800 fontanelle pubbliche a forma di toro, denominate per l’appunto torèt, che in lingua piemontese significa torello, piccolo toro, sparse per la città; e se proprio non riuscite a trovarne una, potete farvi aiutare dall’applicazione (gratuita) “iToret”, compatibile con iPhone, iPod touch e iPad, che consente di visualizzare, sulla mappa di Google, tutti i torèt siti nel capoluogo sabaudo.
Simbolo di “torinesità”, non solo in Italia, ma in tutto il mondo, i torèt fanno la loro comparsa in città intorno agli anni trenta, prevalentemente nei giardini, lungo i viali alberati e nei pressi delle aree mercatali; realizzati inizialmente in pietra e successivamente in ghisa, di color verde bottiglia, sono composti da una sorta di parallelepipedo verticale, chiuso da una volta emicilindrica, sul quale è collocata una testa di toro (la cannella d’erogazione) dalla cui bocca sgorga ininterrottamente un filo d’acqua.
Leggenda vuole che l’acqua che li alimenta provenga dall’acquedotto di Pian della Mussa: essendo connesse alla rete ordinaria dell’acquedotto civico, le fontanelle verdi erogano, in realtà, comune acqua del rubinetto.
Poco sembra importare della provenienza dell’acqua ai torinesi, di origine e di adozione, che ai torèt sono affezionati al punto di essersi tenacemente battuti affinché la proposta di farli ridipingere e quella di sostituirne parte con un nuovo modello stilizzato in pietra, venissero abbandonate.
Il “Toro verde”, per chi abita nella città dei Savoia, è una sorta di “istituzione”, una caratteristica unica della sua città e, al tempo stesso, un oggetto indissolubilmente legato alla sua storia personale, nonché un testimone di momenti, più o meno significativi, della propria vita.
Molto più di una semplice fontana, quindi: un oggetto-emblema dell’urbe e un ricettacolo di ricordi, emozioni e sensazioni, che, come tale, è opportuno preservare.
Della tutela dei torèt si occupa l’associazione “I love Toret” -nata lo scorso anno con l’intento di salvaguardare quello che considera un “bene comune” ed “icona della torinesità”- attraverso la raccolta di fondi da destinare alla causa (posta in essere mediante la vendita di merchandising), l’elaborazione di progetti per le scuole e la realizzazione d’interventi atti a far conoscere il progetto.
Sull’omonimo sito, è possibile “adottare” moralmente un torèt e inviare foto, racconti e segnalazioni sullo stesso.

La pensione, anche per le vecchie fontanelle verde speranza di Torino ( e si spera, per via delle corna- in fondo siamo un popolo di scaramantici-, portafortuna), che devono averne viste tante, sembra essere ancora molto lontana…

Articolo di Dalila Giglio


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