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I tormentati incentivi nel Far West del solare

Creato il 18 ottobre 2011 da Lucia Navone @lucia_navone

A pochi mesi dall’entrata in vigore della quarta versione del Conto Energia, il sistema che incentiva l’energia fotovoltaica, il Governo sta ancora pensando di differenziare gli aiuti sulla base delle caratteristiche del territorio. All’ordine del giorno del Ministro Romani, il cosidetto “correttivo perequativo” che deve tener conto della capacità degli impianti solari di generare elettricità, diversa naturalmente dal Nord al Sud Italia. Provvedimento in sé legittimo, tenendo conto che un impianto al Sud ha un’efficienza superiore del 35-40% e che, nelle regioni dove il sole non manca, la grid parity, ossia quando il kilowattora solare costerà come quello tradizionale, è più vicina.
Il problema rimane, ancora una volta, il metodo con cui si fanno le cose con in più un legittimo sospetto come scrive oggi Federico Rendina sul Sole 24 Ore: “la redistribuzione perequativa potrebbe invece concretizzarsi nel mantenimento degli attuali incentivi al Nord – come voluto dalla Lega – che verrebbero ridotti progressivamente , con il variare dell’indice di producibilità media, nelle zone più soleggiate”.

I tormentati incentivi nel Far West del solare

Michele Appendino, Presidente e Amministratore Delegato di Solar Ventures

Insomma, quando si parla di solare gli argomenti per lamentarsi non mancano e, Michele Appendino, Amministratore Delegato di Solar Ventures mi spiega perché: C’è da lamentarsi della  mancanza di una vera pianificazione del fotovoltaico, realizzato in Italia a livello regolamentare, sicuramente più per obblighi internazionali, che per  vera visione della potenzialità del settore. Certamente i continui cambiamenti normativi,  a tutti i livelli, creano oggi forte incertezza, per cui lo scenario e i volumi futuri non sono prevedibili”.

Michele Appendino, Ingegnere elettronico,  nella sua carriera professionale si è sempre occupato di investimenti in settori in fase di sviluppo, lavorando nel mondo della consulenza per Andersen Consulting e per McKinsey & Company. Nel 2005 ha fondato Solar Ventures,  di cui  oggi è Presidente e Amministratore Delegato. Solar Ventures è un produttore di energia pulita che sviluppa, realizza e gestisce impianti fotovoltaici di grande taglia, a terra e su tetto. In Italia ha impianti in esercizio per una potenza totale di 43 MWp, a questi si aggiungono altri 100 MWp sviluppati e costruiti per terzi, mentre in Francia la pipeline è di oltre 40 MWp.
In Tailandia ha sviluppato e venduto un portafoglio impianti di 80 MWp. L’azienda è attiva nel Bacino del Mediterraneo e in Medio Oriente da oltre tre anni, con un una pipeline in sviluppo in Giordania e Turchia.
A lui chiedo come vede questo mercato che, secondo molti continua a lamentarsi ma senza ragione perché ha comunque goduto di privilegi per un lungo periodo.

D.Il bambino è stato viziato, poi per un po’ hanno cercato di levargli  il  vizio ma rimane comunque un bambino un po’ prepotente. Cosa deve fare  un buon padre di famiglia?


R. Temo di non concordare con l’affermazione. Piuttosto sono state promulgate  leggi  che consentivano agli imprenditori privati di rischiare capitali propri  nel  settore. Nel settore c’e’ chi ha guadagnato ma anche chi ha perso molto, e chi  ha  guadagnato ha avuto ritorni piu’ bassi di quelli che si possono avere  in  altri comparti,  pur andando incontro a rischi molto elevati. Infatti  sicuramente una volta che l’impianto e’ finito si ha la quasi certezza di ricavi per 20 anni, ma prima puo’ succedere davvero di tutto, come  nel Far West, provare per credere!
Quando poi, dalla sera alla mattina, si e’ detto che dopo due mesi il sistema non sarebbe più esistito, è ovvio che chi aveva investito nel settore si è rivoltato. Nessuna prepotenza, soltanto la richiesta di certezza  del  diritto, essendo l’Italia, per ora, ancora un Paese che fa parte del G7.
Soprattutto perché è difficile non accettare che i costi sostenuti per il fotovoltaico sono davvero irrisori rispetto a quelli davvero ciclopici  (guerre comprese) sostenuti nell’ultimo secolo per lo sviluppo delle fonti di energia tradizionale.

Segnalo poi che il fotovoltaico ha contribuito ad almeno la metà della (bassa) crescita del PIL nazionale del 2010 e, in misura significativa, agli  investimenti esteri, tra l’altro in gran parte in zone d’Italia dove  tedeschi e Europei mai avevano investito un euro. Perché nessuno mai cita  chiaramente questi aspetti molto positivi? Un buon padre di famiglia, dovrebbe quindi continuare a tutelare i  propri  diritti, accettando però di rimodularli in modo graduale, se i costi  di sistema si abbassano, cosa che e’ peraltro sempre stata fatta da tutte le  molteplici associazioni di settore. D.Tutti piangono ma secondo lei, c’è veramente di che  lamentarsi?

R. Intanto in Italia sono stati installati 11 GWp di fotovoltaico e, quando è partito il secondo Conto Energia, la stima al 2011 era forse di 2-3 GWp, per cui  il risultato è positivo. Certamente i continui cambiamenti normativi,  a tutti i livelli, creano oggi forte incertezza, per cui lo scenario e i volumi futuri non sono prevedibili. C’è da lamentarsi della  mancanza di una vera pianificazione del fotovoltaico, realizzato in Italia a livello regolamentare, sicuramente più per obblighi internazionali, che per  vera visione della potenzialità del settore

D. Il settore FV oggi, quanto è industria e, quanto è finanza?

R. Come tutte i settori industriali in forte crescita, e’ sicuramente  tutta industria, ma senza “finanza” non esisterebbe.
Inoltre il “prodotto finale” del fotovoltaico è una centrale elettrica , piccola o grande che sia, non importa, e come tutte le centrali elettriche è formata da un insieme di componenti che, una volta assemblati, consentono di generare flussi di cassa nel  lungo periodo. Forse per questo meccanismo il settore viene tacciato di “finanza”.

D. Riuscirà l’imprenditoria italiana a cambiare rotta e a cogliere questa nuova opportunità in termini economici ed occupazionali, oppure anche il fotovoltaico diventerà l’ennesima scommessa persa dalle nostre  aziende, come già avvenuto per altri settori?

R. Beh intanto non dimentichiamo che stiamo parlando di  un “déjà vu”. A  metà anni ’80 e inizio anni’ 90 l’Italia gia’ era con gli USA tra i leader mondiali  nel settore. Poi nella legge rinnovabili sono state come ben noto  inserite le cosiddette “fonti assimilate” e il resto e’ storia: la Germania senza sole è  diventato il  leader….
Pochi sanno che il Dr. Shi di Suntech lavorava come  ricercatore per l’Università di South Wales in Australia, che aveva varie joint venture tecnologiche nel solare con ENI:  Suntech potrebbe  quindi essere cino-italiana.
A livello di prospettive future delle aziende italiane, sono in ogni caso molto diverse per le diverse fasi della  filiera. Per i produttori di moduli tradizionali forse è un po’ più difficile visto la competizione davvero intensa dall’Asia. Ma su  questo punto, la riflessione per politici e altri è: perché in  Italia nessuna istituzione finanziaria ha investito miliardi di euro  per creare un leader nella produzione di moduli ? Il Governo Cinese  invece lo ha fatto e ora ne coglie i frutti.
E’ poi importante sottolineare che quando abbiamo i gioielli nazionali non ce ne  accorgiamo e non li valorizziamo. Moltissimi produttori di moduli anche asiatici utilizzano macchine dell’azienda Baccini, di Treviso, leader nel settore. Quando però l’azienda Baccini è passata agli americani di Applied Materials pochi anni fa, i quotidiani economici  italiani hanno dedicato solo un trafiletto alla notizia….
In sintesi: l’opportunità  c’è e ci sarà e, l’Italia nonostante gli attacchi rimarrà  uno dei primi mercati del mondo, in un settore che  crescerà sempre più. Sicuramente pero’ nelle fasi a monte della filiera  si sono perse opportunità e, come sempre, gli italiani  sono stati più bravi a catturare quelle a valle.


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