Spiaggia di Santa Teresa Gallura - Foto di Epo:Redia (Creative Commons License)
Anche il 2010 è un anno problematico per il turismo in Sardegna e Gallura: giugno disastroso, luglio positivo, agosto in linea con il 2009, già anno orribile. La pensano così diversi operatori e associazioni di categoria della Gallura, con alcune luci (gli sbarchi in porti e aeroporti che tengono rispetto al 2009) ma anche molte ombre. Riportiamo tre possibili ragioni tra loro collegate di questa situazione:
- le famiglie risentono oggi più di ieri della perdurante crisi economica e non trovando sempre opportunità low cost diventano purtroppo “low spending”, perché in Sardegna d’estate i prezzi degli indispensabili trasporti marittimi e/o aerei soprattutto dall’Italia sono tutt’altro che economici;
- molti albergatori, per vendere i posti letto necessari a far quadrare i conti, hanno dovuto anticipare le formule in saldo del last minute rispetto alle stagioni precedenti, ma con probabile contrazione della redditività aziendale;
- a tutto ciò va aggiunto il dato ISTAT appena pubblicato su presenze ufficiali e reali in Sardegna: a fronte di 8,4 milioni di presenze ufficiali di turisti italiani nel 2008, si contano ben 44 milioni di pernottamenti reali; in pratica l’81% del totale delle presenze italiane se ne va in appartamenti, seconde case ma anche cantine e garage, affittati in nero! Per molti operatori ufficiali è una condizione insopportabile da concorrenza sleale (ne abbiamo parlato anche qui e qui).
Che fare quindi? Hanno ragione gli albergatori oppure ci possono essere soluzioni diverse che, senza danneggiare nessuno, consentano benefici estesi? In Francia per esempio hanno censito e regolamentato da un paio di decenni l’offerta delle seconde case, hanno comunque ottimi alberghi di ogni standard con prezzi concorrenziali e i turisti sono contenti. Perché non proviamo a fare così anche in Sardegna?
La Redazione 01-09-10