Durante il 64° convegno internazionale della World Association of Newspapers and Publisher, in corso in questi giorni a Kiev, Larry Kilman, responsabile della comunicazione dell’associazione, ha presentato “World Press Trends”, indagine che riassume le tendenze dell’industria dell’informazione riepilogando i dati sulle vendite di giornali in 150 nazioni nel mondo ed i ricavi pubblicitari in 90 Paesi, pari a circa il 90% del totale dei proventi.
I dati di macroscenario consentono di avere un panorama davvero esaustivo di quella che è la situazione attuale e delle possibilità di sviluppo future.
Complessivamente le vendite di giornali sono cresciute dell’1,1% nell’ultimo anno mentre l’audience ha registrato un incremento del 4,2%. E’ l’Asia a guidare la crescita grazie a Cina ed India mentre negli Stati Uniti e nell’Europa Occidentale, come noto, si è verificato un calo delle vendite del 17% negli ultimi 5 anni; trend negativo che ora pare rallentare, stabilizzarsi, causato prevalentemente da una minor frequenza di acquisto più che da un declino dell’audience complessiva.
Nel mondo oltre 2,5 miliardi di persone leggono un giornale su carta e 600 milioni online. Dei lettori online 500 milioni di persone leggono sia la versione cartacea che quella su Internet mentre 100 milioni sono coloro che fruiscono di informazione esclusivamente nel formato digitale. Oltre il 40% degli internauti legge la versione online di un quotidiano con una crescita del 34% rispetto al 2010, tendenza che rispecchia l’interesse ma non l’intensità come dimostra l’elevatissimo numero di visitatori occasionali.
Le vendite di giornali pesano complessivamente circa il 50% dei ricavi e restano il termometro dello stato di salute dell’industria dell’informazione. È vitale che gli editori mentre sviluppano i format digitali continuino ad investire nei contenuti e nel marketing della versione cartacea dice Kilman, suggerimento effettuato anche dal sottoscritto oltre un anno fa in occasione dell’International Journalism Festival 2011.
Se gli investimenti pubblicitari online, probabilmente, sorpassano i giornali, non è l’industria dell’informazione a beneficiarne. Se infatti il mercato della pubblicità online è cresciuto da 42 a 76 milioni di dollari [+80,9%] tra il 2007 ed il 2011, la search pesa il 58% del totale e solo il 2,2% del totale dei ricavi dei giornali deriva dalla racccolta pubblicitaria digitale.
Tre quarti degli editori, sommando ricavi dalla raccolta pubblicitaria online e dalle sottoscrizioni alle versioni digitali, hanno proventi inferiori al 10% del totale dal digitale. Incidenza che dimostra la scarsezza di intensità nella relazione con i lettori oltre che la necessità di evolversi da concessionarie di pubblicità, venditori di pixel, in consulenti di comunicazione che creano valore aggiunto per gli investitori.
Si delinea dunque, in conclusione, un futuro multipiattaforma e multimediale per i giornali e l’industria dell’informazione con ciascun supporto, carta inclusa, ad assolvere ad un ruolo, ad una specifica funzione come spiega Mario Garcia nel suo intervento al convegno internazionale, con ricavi pubblicitari che non riusciranno mai, tranne in rarissime eccezioni, a compensare le perdite di ricavo della carta a dimostrare la necessità di identificare nuovi modelli di sostenibilità economica, nuove fonti di ricavo oltre a quelle classiche di vendite e pubblicità sulle quali sin ora ci si è basati.
Consiglio caldamente di andare a vedere nello spazio WAN-IFRA su Slideshare le altre presentazioni dei diversi relatori durante il 64° convegno internazionale della World Association of Newspapers and Publisher.