Magazine Diario personale

I vampiri del condominio accanto…

Creato il 22 giugno 2010 da Massmedili

Luogo: Milano, linea bus 29-30 ore 9,10 di mattina.

Personaggi: Lei, sull’ottantina, signora imponente (cioè, grassa), con bastone. Leggero accento veneto. E’ la moglie di  lui, dritto come un fuso, magro come un picchio, baffo elettrico e capello pettinatissimo entrambi ben candidi, altrettanto sull’ottantina ma di quelli che “mi spezzo ma in autobus non mi siedo”. Accento milanesissimo come quello de la bionda ovviamente tinta, sulla settantina. Un’amica o una vicina. Salgono sull’autobus. Lei si siede. Lui e la bionda stanno in piedi, non sia mai. Anche se guardano male quelli che non si alzano per cedergli il posto. E attaccano a parlare.

Lei: eh, povera Elvira, così d’improvviso….

Lui: ma che d’improvviso! 87! Ott-anta-sette ne aveva. Cosa vuoi che sia d’improvviso a quell’età lì? E poi lo sai anche tu che l’Elvira, donna in gamba, per carità, aveva quel problemino…

Lei: ma quale problema e problema?

Lui: ma sì, il bere. Non ti ricordi quella domenica che è venuta a pranzo da noi? Una bottiglia di bonarda da sola si è scolata, più un limoncello e un fernet. Va mica bene a quell’età lì…

Lei: sì, vabé. Ma fa così tristezza. Che poi non le mancava proprio niente. Ma così da sola. Neanche un figlio o un nipote vicino…

La bionda:  certo che adesso quell’appartamento così grande, così vuoto. A chi va, poi?

Lei: ma è proprio quello che cerco di dire. Non aveva più nessuno. Da quendo è morto il marito, cosa saranno, dieci o 12 anni. L’ingegnere. Ti ricordi che signore elegante, ricco, con la Mercedes, la barca a Santa Margherita e la casa al Tonale. Ma la barca l’avevano già venduta. E adesso a chi vanno l’appartamento di Santa e la casa in montagna? E l’appartamento, quello del quinto? E’ più grande del nostro, sarà 250, no 270 metri. Che in un bagno ci aveva fatto lo sgabuzzino, tanto a starci da sola cossa che se ne faceva di tre bagni e quattro camere da letto? 

Lui: sta tranquilla che quando c’è roba da spartire qualcuno che si fa vivo salta sempre fuori. Non aveva detto che lasciava tutto al Ferari, lì, il figlio del dottore?

Lei: Sì, sì, il Mario, il Carlo. Come xé che se ciama? Ma che fine ha fatto? Abitavano di fianco, ma quando che xé morto il pare han venduto tutto…

Lui: no tutto no. Han venduto l’appartamento del Mario, che era il padre, al terzo. Il Carlo, il figlio, se tenuto l’appartamentino dove il padre aveva lo studio, per quando vengono su a Milano.

La bionda: sì, mi ricordo che lui aveva quella moglie bruna, alta, bella ragazza. Ma dov’è che sono andati a stare, adesso?

Lui: a Piacenza. Che il Ferari era di Piacenza e anche la nuora. Il figlio ha trovato il modo di infilarsi lì al Ospedale, mi pare. Ortopedico, credo che sia.

Lei: certo che quando uno ti benefica e ti lascia erede, e di un patrimonio così, fra l’altro, un po’ de riconoscenza ce voria. Ma insomma, ti pare che questi vanno a stare a Piacenza e non vengono mai a trovarla, l’Elvira?

Lui: e tu che ne sai? Che poi mi pare che se ha lasciato tutto al Carletto avrà avuto le sue buone ragioni, cosa nesappiamo noi? E cosa ne sappiamo se questi venivano a trovarla o meno?

La bionda: no, guardi, io stavo proprio sotto e lo sa che non ho orari e sul pianerottolo ci sono spesso. Ma quelli lì a trovare la signora Elvira non li ho proprio mai visti. E sì che li vedevo sempre quelli che andavano e vinivano dalla porta della signora Elvira, dopo che c’è stata quella roba dei finti operai del gas che le hano portato via i gioielli…

Lui: sì mi ricordo. Certo che anche lei, tenere fuori così, sul comò, una collana di brillanti, e l’anello con smeraldo. Come invitarli i ladri…

La bionda: bé un po’ sì. Se poi sono stati veramente quelli là che dicevano di essere del gas e non la serva, lì, la filippina.

Lei: quella lì le mani lunghe le ha sempre avute.  E chi si fida di una col muso giallo come quella. Quello che dico sempre è: se deve essere badante, e se proprio non può essere italiana, almeno datemi una con la pelle del mio colore, una russa, una rumena, un’ucraina come quella che bada alla povera Gina, tanto per bene, poverina. vedeste come lavora!. Mica filippine gialle, cilonesi nere, peggio, africane o quelle del sudamerica che son tutte ladre. E poi in questi giorni  che l’Elvira l’è morta qualla lì cià mano libera. Mi sa che il fglio del Ferari troverà più poco in casa, così impara a non venire mai a trovare la zia…

Lui: ma che zia e zia. Neanche parenti sono. Lo sai perché…

La bionda: no, io non lo so. Ma se non sono parenti perché lacia tutto al figlio del dottore?

Lei: eh! Perché il dottore e l’Elvira quando erano giovani…

La bionda: se la intendevano? Non ci posso credere…

Lui: eh! L’ingegnere era sempre via, per lavoro. E si diceva che avesse le sue distrazioni, in giro. E il dottore aveva quella moglie, poverina…

Lei: demenza precoce! L’aveva lasciato con due figlioli da tirare su, Carletto la ragazza, Monica me par la se ciamasse, quella che poi l’è ndada a sare in Australlia, in Canadà o una roba così. Lei, la moglie, stava in casa ma era come se non ci fosse. Guardava il soffitto e sbavava. E l’Elvira ha dato mano, ecco, non è che proprio ci andasse a letto!

Lui: sì, e i bambini li portano le cicogne! Ma se se ne vantava! Raccontava a tutti che il dottore era meglio del marito, a letto. L’ho sentita io parlarne con la portinaia, quella che è morta nel duemila, la Gisa…

Lei: Beh, fatto sta che il Carlo del dottore è proprio un ingrato. E con quella moglie! Mai che abbiano invitato l’Elvira una volta, che ne so, a casa loro a mangiare. Mi sa che la moglie non è manco capace a fare da mangiare…

La bionda: ma lei cosa fa, allora? Non ha figli, non lavora?

Lui: mi pare che sia medico anche lei all’ospedale di Piacenza o di Fiorenzuola. Anestesista, credo. E di bambini ne hanno tre. E se l’hanno mai invitta a mangiare, l’Elvira, mica lo so, io!

Lei: oggi fare tre figli è una roba da matti… Certo che se adesso ereditano tutta la roba dell’Elvira di problemi economici non ne avranno. deve lasciare anche un bel patrimonio di liquidi. Il marito pare che l’avesse lasciata ben imbottita…

Lui: imbottita sì, ma di vino! Lui era famoso per le cambiali. Il benzinaio se lo ricorda ancora l’ingegniere che nella Mercedes ci metteva mille lire di benzina alla volta, neanche fosse un motorino! E se lei non c’aveva neanche i soldi per pagare i conti? Avanzava soldi con tutti: la lavanderia, il cervelée, il macellaio. Quella filippina lì che dite che le rubava non la pagava da sei mesi, lo sapete?

Lei: beh, ospitata a mangiare e dormire, anche lo stipendio doveva voler? Ma non lo vedete che questi barbari, ’sti selvaggi con l’anello al naso ci stanno portando via tutto, ma tutto? Guarda un po’ che tu sei in piedi, e lei anche, signorina. E’ già tanto se mi lasciano seduta a mi. E chi c’è seduto sue poltrone qua sul autobus? Ma guard un po’, un negro, un arabo, due cinesi, quella lì col bambino che non vorrei dire ma a me mi pare filippina  e quela là col nasone che è una sudamericana…

La bionda: sì, andassero un po’ a casa loro a prenderlo, l’autobus.  

Lui: sì, ma adesso che c’è su lui con la lega, le musica può darsi che cambi… 

La bionda: sì, che poi mica si lavano. Senti certi odorini a prendere i mezzi… 

Lei: è che siamo un po’ troppo cristiani, noaltri. Che un po’ di forca mica farebbe male a certa gente.

La bionda: e chi li sopporta più questi ’stracomunitari?

Lei: sì, ma la colpa è anche di questi giovani buoni a niente. Andassero un po’a lavorare e ogni tanto anche a dare un po’di mano a noialtri vecchi…

La bionda: su, non dica così. Non è mica vecchia, lei!

Lei: eh, insomma. Cosa vuole, son del 29 dunque ne ho 81…

La bionda: 81? Ma nooo, 71 al massimo le avrei dato, ma portati bene…


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