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I veleni di Puglia al cinema

Creato il 14 febbraio 2013 da Lucia Navone @lucia_navone

I veleni di Puglia al cinema

E’ di oggi la notizia che la Corte Costituzionale giudica inammissibile il conflitto tra Procura, Governo e Parlamento. Rinviato ad aprile l’esame di legittimità costituzionale delle norme salva Ilva.

E mentre la Giustizia battaglia su torti e ragioni a Taranto, rione Tamburi, a due passi dall’Ilva si continua a vivere o meglio, a sopravvivere.

Una giornata particolare raccontata dal regista pugliese Pippo Mezzapesa nel documentario breve “SettanTA” realizzato per Repubblica.it. Nel cuore delle case-parcheggio che respirano ogni giorno da vicino i veleni della fabbrica, i cittadini chiedono solo tre cose,  ”salute, ambiente, lavoro”. E Enzo “Baffone” ogni giorno invita i tarantini a giocare i numeri di una riffa del tutto particolare: “SettanTA” è uno dei numeri tirati a sorte in una città con cui sono in troppi ad aver giocato.

Ma non è solo l’Ilva e gli abitanti di Taranto ad aver attirato l’attenzione di documentaristi e registi. Anche Brindisi e il petrolchimico sono stati al centro de “Il Giorno che verrà” di Simone Salvemini, prodotto da Kinebottega con la francese Metaluna Productions. La storia di una donna incinta, seguita dalla telecamera di Salvemini, dalla gestazione alla nascita che si informa su quale futuro potrà avere il figlio in una terra ad alto rischio ambientale. Ma anche una ragazza che ha inciso un CD per dire “No al Carbone” o un impiegato che ha realizzato una mappa con tutti i siti industriali e ancora un blogger che raccoglie le storie della sua città.

Due testimonianze visive importanti da cui emerge la voglia di cambiare. Anni fa l’industrializzazione significava ricatto, oggi fa rima con rischio e i cittadini non sono più disposti a farsi ricattare. La domanda a cui però i documentari ancora non hanno dato una risposta è: “che ne è stato della speranza industriale di una regione che oggi è alla ricerca disperata della propria identità?”

L’unica certezza, almeno secondo le testimonianze raccolte dai registi, è che gli operai di Taranto hanno ritrovato un po’ d’orgoglio e che “fumo uguale lavoro”, sta per essere sdoganato anche da queste parti.


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