Magazine Famiglia
eccoci di nuovo al venerdì: torna, quindi, puntualissimo l'appuntamento con l'iniziativa di HomeMadeMamma.
Stavolta ti voglio parlare di un romanzo letto a febbraio insieme al Gruppo di Lettura Bryce's House: DI QUA DAL PARADISO di Francis Scott Fitzgerald, pubblicato nel 1920.
Devo dire che avevo molte aspettative perchè sia questo romanzo che anche "Il grande Gatsby" erano nei miei pensieri da un pò di anni e volevo trovare il momento per approcciare Francis Scott Fitzgerald: l'occasione della lettura condivisa di febbraio quindi è capitata a fagiolo.
Però alla fine "Di qua dal paradiso" non mi è piaciuto più di tanto. La storia poteva essere interessante, ma il modo in cui viene narrata, il ritmo, il tipo di dialoghi...mi hanno annoiata abbastanza.
Probabilmente questo mio scarso interesse è dovuto anche al fatto che fondamentalmente il protagonista, Amory Blaine, non ha suscitato in me grandi emozioni, nè positive nè negative. Cioè: non mi è stato nè simpatico nè antipatico, quanto invece indifferente. Il che fa perdere in qualche modo mordente anche a tutto il resto, non giovando alla lettura.
Nè le vicende degli anni pre-universitari e poi universitari a Princeton, nè le storie d'amore (o pseudo tali, tipo quella con Isabelle) vissute da Amory mi hanno stimolato la fantasia.
Un pò di più mi ha coinvolto la parte finale della storia, quando Amory torna dalla guerra (la Prima Guerra Mondiale) e comprende che oramai la giovinezza è passata, che il mondo che conosceva prima non c'è più come non ci sono più molti di quelli che l'avevano condiviso con lui, quel mondo. Qui ho provato più empatia per questo personaggio, ho sentito qualcosa dentro, come invece non mi è accaduto per la gran parte del libro.
Traendo delle conclusioni, posso dire che probabilmente io non sono riuscita ad entrare nello spirito dell'autore, che poi è anche lo spirito dell'epoca in cui si svolgono le vicende. O forse ho letto questo libro nel momento sbagliato: mi rendo conto che a volte anche l'età, le vicissitudini della vita, gli stati d'animo hanno un peso, cioè influenzano il proprio giudizio.
Certo è che sono comunque contenta di aver letto Di qua dal Paradiso: si tratta pur sempre di un classico e poi sono convinta che leggere (a meno che non si parli di roba da pattumiera!) non è mai uno spreco di tempo.
<< Non c'era Dio nel suo cuore, lo sapeva, le sue idee erano ancora in tumulto, c'era sempre il dolore del ricordo; il rimpianto per la gioventù perduta, eppure... non avrebbe saputo dire perché la battaglia valeva la pena di essere combattuta... tese le braccia al cielo cristallino, splendente. "Conosco me stesso" esclamò "ma nient'altro!" >>
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