Magazine Diario personale

I viaggi in macchina

Creato il 08 agosto 2015 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

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Qualche giorno fa a casa mia c’era un po’ di gente, ma a casa mia, soprattutto ultimamente, c’è sempre un po’ di gente. Questo è quel periodo in cui se lavori, finalmente, te ne vai in ferie, ti prepari a fare il viaggio che aspetti tutto l’anno e che durerà troppo poco, e allora poi ti roderà un sacco il culo perché “ah ma è già finito”, sì, è già finito, così come grazie al cielo è già finito luglio. Allora, dove andate in vacanza? Chi va di là, chi va di qua, chi resta a Milano. Tre persone, però, hanno qualcosa in comune: faranno il viaggio in macchina. Una di quelle persone sono io, che però quasi quasi vorrei evitare di stare dieci e passa ore chiusa sul sedile posteriore di una macchina, e poter prendere un aereo. Ma cosa dici, dice lui, viaggiare in macchina è bellissimo. Ma sì, dico io, piace parecchio anche a me, però, però, però. Improvvisamente sono svaniti tutti i però. Non sono forse io quella che, non molti giorni prima, aveva scritto su facebook che aveva voglia di andare in macchina al mare ascoltando a palla la musica emo? Sì che ero io, perché tra l’andare insieme al mare in treno o in macchina c’è una bella differenza. La macchina è intimità, è affrontare la paura dell’intimità, è voce che si può alzare se si vuole urlare o cantare e silenzi che si possono colmare facilmente accendendo la radio. Volevo che lui mi venisse a prendere, che caricasse il mio zainetto nel bagagliaio e che si mettesse alla guida, volevo che mi prendesse la mano e la mettesse sul cambio, sotto alla sua, che accendesse lo stereo a palla e che facesse partire i Get Up Kids, la musica che ascoltavamo quando nemmeno ci conoscevamo, per fare finta che non siamo invecchiati nemmeno di un giorno, vorrei avergli potuto dire di rallentare perché soffro di mal d’auto, togliermi le scarpe e mettere i piedi sul cruscotto come la cafona che sono, aprire il finestrino e far penzolare il braccio di fuori come una bambina annoiata che passa il tempo a chiedere “quanto manca?”. Raccontarsi cose che in camera non racconti perché alla fine si fa sempre altro, passargli la mano tra i capelli senza deconcentrarlo, non vergognarsi di chiedere tredici pause pipì, comprargli un ghiacciolo in autogrill quando non se ne accorge. Persino passare i minuti a trovare un parcheggio o stare attenti agli autovelox è un momento di condivisione e non hai scampo, devi stare lì e farlo per forza. Se decidi di chiuderti in uno spazio ristretto come una macchina con una persona, devi metterti l’anima in pace, hai fatto il passo, sono cadute le difese.

Io, che la macchina nemmeno ce l’ho, che non la guido da mesi, che quando la guido sono un pericolo pubblico. Io, che quando giro Milano in macchina, soprattutto se è notte, la trovo ancora più bella e vedo romanticismo a ogni metro che le ruote percorrono.

Come quando andavamo al falò in spiaggia con gli amici e partivano sempre i Fall Out Boy, come l’ultimo viaggio che abbiamo fatto insieme fino al Trentino, con la macchina che non ho mai più voluto guidare dopo quella volta che sono venuta a dirti addio, come gli altri mille viaggi per andare ogni estate a Rimini a giocare a “è arrivato un battello carico carico di”, come le mille bustone di patatine comprate in autogrill quando, chiusi in un furgone a dipingerci le unghie con i colori della bandiera italiana, andavamo a provare a conquistare una medaglia.
Il viaggio in macchina è romantico, ti fa scoprire tante cose delle persone: che musica ascolta, quanta pazienza ha, che parolacce urla quando qualcuno lo supera a destra; è punk perché puoi fumare e se non sei quello che guida puoi pure farti una birra; è libertà perché sei tu a decidere se e quando fermarti, e se ti va puoi stare qualche minuto in una piazzola sull’autostrada perché non riesci a tenere ferme le mani. Poi sicuramente mi addormento, ma tu non ti incazzare, vorrei davvero farti compagnia ma la macchina è stata per anni la mia culla, quando non dormivo mi ci metteva dentro mio padre e mi portava a fare il giro del quartiere. Sarà che, secondo me, se sopravvivi a un viaggio in macchina da sola con lui, allora poi sei un tantino più vicina a non dover piagnucolare per capire se gli importa di te. Sarò io che come al solito sono troppo romantica, sarà che è da tanto che non faccio un viaggio in macchina come si deve, come piace a me.
Te lo dico, nel caso in cui tu volessi rimediare.

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