Il Parco Nazionale di Mesa Verde si trova nel Sud-Ovest del Colorado, nella contea di Montezuma, e ha una superficie complessiva di 211 chilometri quadrati.
L’intero territorio è disseminato di insediamenti costruiti da antichi popoli ancestrali, una volta chiamati Anasazi, lo stesso nome adottato dalla popolazione Navajo che l’ha scoperto nel XVI secolo, dopo il suo abbandono. Le cause di questo non sono tutt’oggi state accertate, ma si pensa fossero legate ai mutamenti climatici del territorio. Le abbondanti nevicate, in particolare, avevano reso la zona poco accogliente e il procacciare del cibo sempre più difficile.
Questi particolari villaggi, chiamati cliff-dwellings (“abitazioni nella roccia”), sono stati costruiti all’interno di cavità nella roccia, simili a balconate. Inizialmente erano abitazioni a pozzo, scavate nel terreno e occupavano vasti spazi. Successivamente gli Anasazi – si suppone dall’inizio del XII secolo – affinarono le loro abilità costruttive e i villaggi si strinsero al riparo delle insenature nelle rocce.
Gli edifici, in fango e pietra, hanno acquisito le sembianze più simili a normali case come da noi conosciute, erigendosi addirittura su più livelli abitativi e formando agglomerati chiamati pueblo. In alcuni ambienti possiamo trovare tracce di un focolare e tutto fa supporre che le abitazioni fossero collegate ad una ad una e che alcune fossero adibite a magazzino. Altre invece ospitavano riti religiosi e venivano chiamate kivas.
In tutto il parco possiamo trovare circa 600 insediamenti, la maggior parte dei quali molto piccoli. Ai più grandi è stato assegnato un nome e sono visitabili grazie alle loro particolari caratteristiche specifiche.
Il Cliff Palace è il più grande con 220 ambienti e numerosi focolari. Il Spruce Tree House è il meglio conservato e pare fosse abitato da 80 persone. Il Balcony House è forse il più spettacolare grazie alla sua posizione che permette fotografie panoramiche mozzafiato. Per poterlo visitare da vicino occorre scendere con una ripida scala all’interno di una canyon e risalire fino agli edifici con una scala a pioli. Non è permesso visitarlo da soli ma è necessario prenotare una visita guidata che inizia ad orari prestabiliti, in gruppo.
Durante ogni visita bisogna prestare molta attenzione a pietre sconnesse e bassi muretti, ma soprattutto ad improvvisi buchi nel terreno che spesso corrispondevano agli ingressi nei magazzini e nelle celle sotterranee mediante una precaria scala a pioli. La discesa è a discrezione personale.
Il nome Mesa Verde fu dato dagli esploratori spagnoli, primi scopritori di questi insediamenti, per i grandi tavolati del territorio ricoperti di fitta vegetazione. Non portarono alla luce però i villaggi sotto alle rocce, che invece furono trovati da cacciatori indiani e resi successivamente famosi da visite di fotografi e giornalisti.
Probabilmente il visitatore che fece la differenza fu Gustaf Nordenskiold, figlio di un famoso esploratore finlandese. Egli iniziò a condurre esplorazioni e scavi con metodo scientifico, producendo così una grande quantità di dati tecnici e fotografici. Fu poi imprigionato con l’accusa di aver devastato l’area di immenso valore storico ma, scarcerato dopo poco, tornò in Svezia e rese il sito di Mesa Verde un patrimonio noto all’intera umanità grazie ai suoi studi. Attualmente tutti i reperti da lui raccolti sono esposti al museo di Helsinki.
Nonostante ciò Mesa Verde, patrimonio dell’umanità UNESCO dal 1978, non è ancora stata presa d’assalto dal turismo di massa. È invece comune imbattersi negli attuali abitanti della zona: gli scoiattoli. Non particolarmente socievoli come quelli californiani, ma di quei faccia a faccia che ti fanno sentire immerso nella natura, dove tutto è ancora intatto, dove l’uomo non dà fastidio a nessuno.