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I vincitori del Gioco della Maestra

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Incipit tratto da LA BELLA ESTATEdiCESARE PAVESEI vincitori del Gioco della MaestraA quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. - Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce.


Commento di Pierluigi Vaccaneo, presidente della Fondazione Cesare Pavese:I vincitori del Gioco della MaestraIn La bella estate di Cesare Pavese, lo scrittore individua due temi, spesso ricorrenti in tutta la sua opera: il confronto con la maturità e la ricerca del vizio, inteso come selvaggio, irrazionale tipico della giovane età. Sono temi con i quali Pavese si confronterà sempre: “Ripness is all” scrive sulla prima pagina della Luna e i falò. Una maturità che Pavese ha cercato e rincorso in tutta la sua esperienza artistica e umana in quanto necessaria per completare il processo di crescita e formazione. Per essere uomo occorre però essere stato ragazzo (irrazionale, selvaggio, spensierato), quel ragazzo che Pavese ha sacrificato (“non posso abbandonarmi a vivere non posso, la letteratura è un’amante troppo gelosa”) sull’altare della riuscita sociale (“dunque nel mio mestiere sono re” scrive pochi giorni dopo la vittoria del Premio Strega). Pavese tenta di recuperare la sua parte infantile attraverso la letteratura: interessandosi a psicanalisi, antropologia, etnografia (fu il primo ad introdurre in Italia queste discipline, attraverso la Collana viola, curata, per Einaudi, assieme ad Ernesto de Martino) e affrontando temi opposti come la città e la campagna, il divino e il titanico, il razionale e il selvaggio. Tutta la sua opera è caratterizzata da questi dualismi. Ginia, la protagonista della Bella estate, rappresenta perfettamente questo dualismo: di estrazione umile arriva in città e frequenta ambienti artistici. Si abbandona all’amore e al sesso con un uomo ma, delusa, accetta le attenzioni di Amelia, invaghitasi di lei e malata di sifilide (contratta da un rapporto omosessuale). L’ingenuità e la freschezza di Ginia lasciano presto il posto al confronto con la decadenza dissoluta della città (cifra dominante tutta la trilogia della Bella estate) rappresentata da una borghesia stanca e annoiata. 

I VINCITORII° CLASSIFICATOCLOTILDE ALIZZILe lucciole come impazzite sciamavano, piccoli puntini luminosi inimmaginabili. Erano belle, luminose, piccole e notturne. La notte era tutta per loro. Viale Momentano proprio sotto a Trastevere, erano lucciole cittadine, agghindate con pon pon e collane vistosissime. Scollature vertiginose. Estate. Giarrettiere in bella vista e bocche rosso fuoco. Bionde, rosse, patinate e mesciate. Era una festa, una goduria, un carosello, una luce continua e in movimento. Clienti a folla, frotte, in fila, impazienti, sudati al caldo della notte. Sciamavano ora insieme e sparivano.Grondavano sesso veloce, allegro, senza pensieri.Fu allora che la videro. Una luce nella notte la illuminava appena. Rossa nel rosso di capelli, vestito e sangue, la bocca aperta verso stelle che non sciamavano fisse in rotazioni di galassie lontane, irraggiungibili e chissà da raggiungere. Verso fughe, sogni, ideali, divinità implorate, pregate. Occhi dilatati in estrema supplica, in orrore e convincimento che tutto era perduto. Si spegne la luce. Le lucciole sciamano nella notte e spariscono inghiottite dall'urgenza di non esserci, di altrove da raggiungere.Le urla si sovrappongono, le sirene urlano, il brusio improvviso come silenzio, la vita procede piena di stanchezza e consapevolezza, stropicciata e disfatta. 

Lo sguardo ormai eterno della lucciola di Clotilde Alizzi fissa “fughe, sogni, ideali, divinità”: una fanciullezza, necessaria e inevitabile, da cui partire e a cui tornare per ritrovare la propria identità. Ogni personaggio tracciato da Cesare Pavese è in continua tensione verso una stagione della vita in cui scoprire il reale significa guardare se stessi per costruirsi e crescere. Il brano di Clotilde è in linea con tematiche e personaggi pavesiani, in continua ricerca e lotta, dentro una realtà annoiata e distratta. 

II° CLASSIFICATOANDREA ROMA
Poi ad un tratto l’esplosione. Il campanile venne giù portandosi appresso la vecchia campana di bronzo. Il campanile cadde sul tetto della chiesa facendo collassare tutto e alzando una tempesta di detriti e polvere. Un caccia sfrecciò rombando nel cielo, veloce e luccicante come un riflesso. Dal ponte principale del paese, avanzarono cinque carri armati con una quarantina di fanti tutt’attorno. Le divise era nuove, perfette, terribili. I fucili non avevano ancora sparato, le baionette erano specchi. L’aereo sfrecciò una seconda volta sopra le case e poi sparì tra le nuvole.Il cannone del carro armato si mosse lentamente, non c’era fretta, gli edifici non scappavano. E poi una saetta e la torre dell’orologio del comune che veniva abbattuta. Per correttezza, un colpo al potere sacro e uno a quello temporale, per par condicio. Erano arrivati i pensieri che nessuno aveva. E quando i pensieri arrivano, lo fanno sempre in alta uniforme, facendo il botto e facendo lo sgambetto qua e là, perfino alle torri. I pensieri arrivano, si fanno notare e pretendono il giusto grado di attenzione. I pensieri arrivano e rinchiudono te e i tuoi paesani in un palazzo e ne minano le fondamenta. I pensieri più pericolosi sono quelli che rispondono al fuoco.
Verginità e innocenza vengono rase al suolo dai pensieri, mortiferi. La ragione vince sull’irrazionalità, l’istinto, ed è un successo sanguinario. Questa ragione va educata, attraverso una migliore consapevolezza della propria età selvaggia, l’unica dominante e l’unica decisiva per la costruzione di un pensiero maturo e vivifico. Il tema forse si discosta dal tracciato pavesiano ma l’idea del pensiero apocalittico e dominante (ricorda gli dei dei Dialoghi con Leucò) è potente e va approfondita. 
III° CLASSIFICATOCINZIA GIUNTOLI
Adesso le strade odorano di una vita diversa. La festa c’è sempre e torniamo sempre stanche morte dalla notte in giro per la città.Ma la speranza è diversa. Accanto ai pub, ai locali dove centinaia di ragazzi fanno la fila per prendere un bicchiere di birra, ci sono persone che aspettano. Aspettano che la notte passi veloce, sotto un cartone o rivolte in un plaid di lana. Mi sentivo bene quella sera. Ridevo e bevevo birra fredda nel bicchiere di plastica.Una voce arrivò da quello strano involucro che stava ai bordi della strada. Un po’ infastidita avrei voluto allontanarmi, ma la voce continuava a parlare da sotto il cartone, come una cantilena. Mi avvicinai. Il mio profumo si confuse con l’odore di sporco e di sudore.“Siete sane, siete giovani, siete ragazze, non avete pensieri, si capisce”“Cosa capisce?” dissi alzando un po’ la voce.Da sotto il cartone una donna mostrò il suo viso sporco, incorniciato da una sciarpa di lana.Il suo sorriso interruppe la cantilena. “Una volta anch’io ero senza pensieri.” Disse con un filo di voce. Un po’ frastornata dalla musica e dalla birra non riuscivo a capire cosa dicesse, ma lei continuò.“La vita non è qui. Non fermarti e cammina, fino ai prati e fin dietro le colline.”
Se la lucciola di Clotilde avesse incontrato la donna di Cinzia Giuntoli, forse avrebbe portato i suoi sogni “fino ai prati e fin dietro le colline”. La ginestra di Leopardi nasce sulla dura lava e dona una speranza anche ai personaggi pavesiani, sempre a confronto con un destino, autobiografico, che “non tradisce”. Compito della letteratura è insegnare e guidare, educare e formare, dare speranza e coraggio per ritrovarsi nello specchio della propria interiorità. Da “La casa di Asterione” di Borges impariamo che l’eroe non è chi sconfigge, con la muta spada, la propria mostruosità, ma chi dialoga con il proprio Minotauro e cerca se stesso senza fermarsi e continuando a camminare. 


I premi messi a disposizione dalla Fondazione Cesare Pavese: 
- I classificato: Cesare Pavese, "Tutti i romanzi" nella prestigiosa edizione della Biblioteca della Pléiade, Einaudi 2002. 
- II classificato: Cesare Pavese, "Tutti i racconti", ET Biblioteca, Einaudi 2006 + DVD "Cesare Pavese. Un ritratto" di Andrea Icardi
- III classificato: Cesare Pavese, "La luna e i falò", Super ET, 2005 + DVD "Cesare Pavese. Un ritratto" di Andrea Icardi



Tutti i racconti partecipanti li trovate a questo link
La Maestra, nelle persone di Anna Bosco, Giorgio D'Amato, Roberta Lepri, Gianluca Meis e Federico Orlando, vuole ringraziare la Fondazione Pavese e il suo Direttore Pierluigi Vaccaneo per la stima dimostrata al blog con la preziosa collaborazione offerta.

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