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I volti dei nostri soldati

Creato il 18 gennaio 2011 da Pkiara

 Non sapevo nemmeno cosa fosse il Gulistan (recentemente “rinominato” Gurestan, cioè valle della morte) prima che Paolo Giordano, l’autore de “La solitudine dei numeri primi”, scrivesse un articolo proprio su questo luogo sperduto dell’Afghanistan. L’articolo è stato pubblicato qualche settimana fa da Vanity Fair e racconta la vita quotidiana dei nostri soldati in quel luogo ostile e lontano. Giordano raccontava di loro chiamandoli per nome, indicando la loro provenienza, mentre le loro piccole foto in tuta mimetica facevano da cornice alle parole dello scrittore. Volti comuni, di ragazze e ragazzi come tanti altri, spesso molto giovani. Tra quelle foto, anche quella di Matteo Miotto, che molto giovane lo rimarrà per sempre, ucciso da un cecchino alla vigilia del nuovo anno. Un volto come tanti, tra foto molto simili tra loro, che d’improvviso, a causa dell’uccisione, è diventato familiare a tutti noi. Ne parlo oggi perché – mentre il premier si diverte, il Colle si turba e Ruby è pronta per andare in trasmissione da Signorini – un altro di quei volti comuni sta per diventarci tristemente familiare. E’ il volto di Luca Sanna, ucciso sempre in Afghanistan, da un terrorista travestito da “soldato amico”. Direi anche basta, adesso. Basta con i morti in Afghanistan, basta con i morti sul lavoro, qualunque questo sia e ovunque si svolga: che sia il Gulistan o la Puglia, la Sicilia o l’Iraq. Lavorare serve a vivere, non a morire.

 


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