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Iacta alea est – ἀνεῤῥίφθω κύβος

Creato il 10 gennaio 2012 da Marvigar4

Cesare Rubicone

   Pare che alle prime ore del 10 gennaio del 49 a.C. Caio Giulio Cesare abbia attraversato il fiume Rubicone con il suo esercito decretando così l’inizio della seconda Guerra civile romana (la prima fu quella tra Silla e Mario dell’82 a.C.). Ci sono molte controversie, in primis quella legata all’attuale ubicazione del Rubicone, considerato all’epoca il confine tra la Gallia Cisalpina e l’Italia: secondo alcuni il Rubicone antico avrebbe avuto delle modifiche del suo corso e oggi coinciderebbe con il Pisciatello [1], non con l’omonimo fiume che scorre nella provincia di Forlì-Cesena. In secundis, la frase citata da Svetonio [2], che Cesare avrebbe proferito in quella occasione, sarebbe un’errata traduzione dall’originale in greco di Plutarco [3]: l’Iacta alea est di Svetonio, il nostro “Il dado è tratto”, deriverebbe da νεῤῥίφθω κύβος della versione di Plutarco, che presenta un imperativo del perfetto del verbo ναρίπτω, con un significato che indica la volontà di gettare il dado più che l’accettazione di un fatto ormai stabilito. Nella versione di Svetonio Cesare sembra seguire il corso del destino, oltretutto spinto dall’apparizione di un misterioso ed avvenente personaggio che oltrepassa il fiume dando il segnale con la tromba; nella versione di Plutarco Cesare decide lui stesso di varcare il fiume ed entrare in Italia con il suo esercito dopo aver consultato i suoi, sebbene influenzato da un sogno fatto la notte precedente. Al di là dell’esattezza o meno delle due versioni, il passaggio del Rubicone rappresenta lo spartiacque storico tra la Repubblica romana, ormai giunta agli ultimi anni dopo quasi cinque secoli di vita, e la nuova fase che Cesare di fatto inaugura consegnando poi ad Ottaviano il compito di cambiare le sorti di Roma con l’istituzione del Principato.

© Marco Vignolo Gargini


[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Localizzazione_dell%27antico_Rubicone

[2] Svetonio – De vita Caesarum Liber I – Divus Iulius, 32

Cunctanti ostentum tale factum est. quidam eximia magnitudine et forma in proximo sedens repente apparuit harundine canens; ad quem audiendum cum praeter pastores plurimi etiam ex stationibus milites concurrissent interque eos et aeneatores, rapta ab uno tuba prosiliuit ad flumen et ingenti spiritu classicum exorsus pertendit ad alteram ripam. tunc Caesar: ‘eatur,’ inquit, ‘quo deorum ostenta et inimicorum iniquitas vocat. Iacta alea est,’ inquit.

[3] Πλούταρχος- Βίοι Παράλληλοι – Καίσαρ, 32

…αὐτὸς δὲ τῶν μισθίων ζευγῶν ἐπιβὰς ἑνός, ἤλαυνεν ἑτέραν τινὰ πρῶτον ὁδόν· εἶτα πρὸς τὸ Ἀρίμινον ἐπιστρέψας, ὡς ἦλθεν ἐπὶ τὸν διορίζοντα τὴν ἐντὸς Ἄλπεων Γαλατίαν ἀπὸ τῆς ἄλλης Ἰταλίας ποταμὸν (Ῥουβίκων καλεῖται), καὶ λογισμὸς αὐτὸν εἰσῄει, μᾶλλον ἐγγίζοντα τῷ δεινῷ καὶ περιφερόμενον τῷ μεγέθει τῶν τολμωμένων, ἔσχετο δρόμου, καὶ τὴν πορείαν ἐπιστήσας, πολλὰ μὲν αὐτὸς ἐν ἑαυτῷ διήνεγκε σιγῇ τὴν γνώμην ἐπ’ ἀμφότερα μεταλαμβάνων, καὶ τροπὰς ἔσχεν αὐτῷ τότε <τὸ> βούλευμα πλείστας· πολλὰ δὲ καὶ τῶν φίλων τοῖς παροῦσιν, ὧν ἦν καὶ Πολλίων Ἀσίνιος, συνδιηπόρησεν, ἀναλογιζόμενος ἡλίκων κακῶν ἄρξει πᾶσιν ἀνθρώποις ἡ διάβασις, ὅσον τε λόγον αὐτῆς τοῖς αὖθις ἀπολείψουσι. τέλος δὲ μετὰ θυμοῦ τινος ὥσπερ ἀφεὶς ἑαυτὸν ἐκ τοῦ λογισμοῦ πρὸς τὸ μέλλον, καὶ τοῦτο δὴ τὸ κοινὸν τοῖς εἰς τύχας ἐμβαίνουσιν ἀπόρους καὶ τόλμας προοίμιον ὑπειπὼν „ἀνεῤῥίφθω κύβος,“ ὥρμησε πρὸς τὴν διάβασιν, καὶ δρόμῳ τὸ λοιπὸν ἤδη χρώμενος, εἰσέπεσε πρὸ ἡμέρας εἰς τὸ Ἀρίμινον, καὶ κατέσχε. λέγεται δὲ τῇ προτέρᾳ νυκτὶ τῆς διαβάσεως ὄναρ ἰδεῖν ἔκθεσμον· ἐδόκει γὰρ αὐτὸς τῇ ἑαυτοῦ μητρὶ μείγνυσθαι τὴν ἄῤῥητον μίξιν.



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