Magazine Società
Su questa rivista mi è capitato varie volte di leggere notizie terrificanti sulla distruzione della tribù indigena Ianomâmi, e di come l'uomo bianco e prevaricatore volesse occupare le loro terre, per coltivarci riso e altre granaglie. Sembra che tra questi coltivatori si nascondessero diversi cercatori di metalli e pietre preziose.Preoccupato per questo popolo, così oppresso e maltrattato, ho voluto documentarmi sulla loro storia, usanze e costumi. Da dove vengono, quali sono le loro origini. Ma da subito sorge un problema. Prima dell'epoca del presidente Fernando Collor (15 marzo 1990/2 ottobre 1992), non esistono tracce ufficiali di questi Ianomâmi. Il nome venne coniato la prima volta dalla fotografa svizzera Claudia Andujar, famosa per aver lavorato anche per il calendario Pirelli, che, nel 1973, ianomamizzo i popoli indigeni xirianás, uaicás, macus e maiongongues, creando un nuovo popolo indigeno.Popolo che aveva necessità di martiri per esistere, così il 19 agosto 1993 una notizia scorre su tutti i giornali del paese. “Strage di Ianomâmi”. Prima sono 19 morti, poi 40, quindi 73. I responsabili ? Ovviamente i cercatori di pietre preziose. Passano i giorni, e di questi fantomatici 73 morti non si trova nessun cadavere. La menzogna e palese, ma poche ore dopo la notizia del massacro inesistente l'allora presidente Itamar Franco creò una riserva indigena al sud del Pará, di 4.900 ettari per 600 indigeni. Quando si scopre che la strage era una farsa ormai la riserva e creata.Occorre rammentare che la fotografa non agì per conto proprio, ma ispirata da un'organizzazione chiamata Cristian Church World Council, con sede in Svizzera, guarda caso, paese natale della fotografa, questa organizzazione a sua volta è diretta da un Consiglio Coordinatore, costituito da sei entità internazionali: "Comitê International de la Defense de l´Amazon"; "Inter-American Indian Institute"; "The International Ethnical Survival"; "The International Cultural Survival"; "Workgroup for Indigenous Affairs" e "The Berna-Geneve Ethnical Institute".Ricordiamoci che fino ad oggi gli indigeni non sono punibili per fatti commessi nel rispetto delle loro usanze. Abbiamo quindi in Roraima, nella famosa riserva Ianomâmi alcune tribù che per ingraziarsi gli “spiriti” sotterrano bambini vivi, senza incorrere nel reato di infanticidio, perché operano nel rispetto delle loro tradizioni. Queste ONG, generalmente cattoliche, , lo stesso cattolicismo che scomunica un medico che induce l'aborto in una bambina di 9 anni stuprata da patrigno, dall'altro lato accettano bellamente che si seppelliscano bambini vivi per ingraziarsi i loro “spiriti”. Bella coerenza del Santo Padre e di tutti i soui proseliti. Manca solo la Santa Inquisizione e i Roghi per i garrimpeiros.Giova rappresentare che il Brasile, nel 1993, all'ONU, ha sottoscritto la Dichiarazione Universale di Auto-determinazione dei Popoli Indigeni, ma Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada, che pure hanno sul loro territorio popoli indigeni, si sono rifiutati di firmarla, pur ergendosi a giudici sulla sovranità brasiliana per garantire i diritti di un popolo che non è mai esistito. Sono gli stessi governi, che in forma più o meno mascherata, finanziano pesantemente molte ONG brasiliane, in particolar modo quelle che "passeggiano per l'Amazzonia, in cui è compreso il Roraima, e che data l'estensione territoriale usano potenti e moderni, oltre che costosi e assetati di benzina, fuoristrada. Nella regione non esiste una copertura telefonica, quindi le comunicazioni avvengono con potenti radio rice-trasmittenti, alimentate da potenti generatori. Comunicazioni ovviamente riservate, dato che sono crittografate, e non si capisce perché, visto che si tratta di "Opere di Utilità Sociale.Il colonnello Carlos Alberto Lima Menno Barreto, nel suo libro “A Farsa Ianomâmi” del 1995, profondo conoscitore della regione, conferma che tale popolo non è mai esistito fino alla sua creazione mediatica ad uso delle rapaci ONG finanziate dai governi statunitense, canadese, inglese, neozelandese e australiano, che essendo in procinto di esaurire le risorse dei rispettivi paesi, stanno cercando nuove fonti, senza rispettare nessuna legge o norma che non sia quella del profitto personale.Il colonnello Menna Barreto era un distinto ufficiale della Fanteria, esperto paracadutista, aveva superato brillantemente il corso di Comando e di Stato Maggiore dell'Esercito. Dopo aver comandato il 26° Battaglione di Fanteria-Paracadutista venne designato come Comandante del 2° Battaglione Speciale di Frontiera, e quindi Comandante di Frontiera del Roraima dal 1969 al 1971. Successivamente fu Segretario della Sicurezza Pubblica dello stato del Roraima dall'anno 1985 al 1988, quindi con una prolungata conoscenza di quella regione amazzonica.Nel disimpegno delle sue funzioni il colonnello Menna Barreto percorse più volte il territorio del Roraima, specialmente nell'attuale riserva Ianomâmi, e per strano che possa essere, in tutte le sue ricerche, tra le 18 tribù che abitavano la regione non ha mai incontrato la tribù Ianomâmi. Da li si rese conto che la tribù Ianomâmi è una farsa creata ad hoc, per questo intitolò il suo libro: "A Farsa Ianomami".Egli stesso, nel suo libro, riferisce che il nome Ianomâmi decorre da un riferimento fatto dalla fotografa Claudia Andujar, che batezzò un gruppo di tribù indigene del Brasile con questo nome. Studi precedenti, realizzati da antropologi e indigenisti, che percorsero l'area, mai incontrarono un qualsiasi riferimento alla tribù Ianomâmi.Il colonnello cita il libro "Índios do Brasil" (IIº volume), del notissimo e rispettato indigenista maresciallo Cândido Mariano da Silva Rondon, edizione del 1958 dell'ex "Conselho Nacional de Proteção aos Índios", dove nessuna allusione è fatta al nome Ianomâmi riferendolo ad una tribù. Concludeva, il colonnello Menna Barreto, con la denuncia di evidenti interessi internazionali in questa demarcazione di un'area tanto vasto quanto inabitata, aggiungendo che esistevano nell'area piccoli gruppi rimanenti di indigeni di varie tribù, con lingua, costumi e aspetto fisico differenti, i quali, per interessi inconfessabili o sospetti, stanno venendo relazionati sotto lo stesso nome di Ianomâmi.Ma oltre al colonnello molte altre spedizioni aveva percorso la regione, come: Manoel da Gama Lobo D’Almada, Alexandre Rodrigues Ferreira, i fratelli Richard e Robert Schomburgk, Philip von Martius, Alexander von Humboldt, João Barbosa Rodrigues, Henri Coudreau, Jahn Chaffanjon, Francisco Xavier de Araújo, Walter Brett, Theodor Koch-Grünberg, Hamilton Rice, Jacques Ourique, Cândido Rondon e migliaia di anonimi esploratori che crociarono quelle lande desolate tra i bacini dell'Uraricoera e dell'Orenoco, mai identificarono un qualsiasi indigeno con quel nome. La regione venne visitata dal tedesco Theodor Koch-Grünberg, autore del libro VonRoraima zum Orinoco, reisen in Nord Brazilien und Venezuela in den jahren 1911-1913, dove citava e descriveva minuziosamente le tribù della regione, senza mai menzionare gli Ianomâmi.
Nessun lettore che oggi (2009) abbia 40 o 50 anni non né a mai sentito parlare nella sua gioventù, sui banchi di scuola. Nei libri di storia e di geografia del Brasile e del Venezuela questa nazione indigena non ha mai trovato spazio. Ma hanno ottenuto un territori vasto come il Nord-Italia, essendo loro terre da “tempo immemorabile”. Immemorabile quanto ? Un decennio o poco più.Ma un'altra voce si levò sulla moltitudine, il giornalista Janer Cristaldo, che scrisse il libro “The Yanomami Bluff”, dove racconta la verità su questa inesistente nazione. Scrivere il libro non gli ha portato fortuna, in quanto è entrato nella lista nera dei giornalisti, a cui più nessuno da lavoro, e il suo libro non ha trovato editori, ma è possibile scaricarlo in formato eRoket al link indicato sopra.Quando venne scoperto, nella metà del XVIII secolo, il Roraima era abitato da indigeni, la maggioranza apparteneva al tronco dei Caribes, da cui discendono la maggior parte degli indigeni dello stato tra cui Macuxi, Taurepang, Ingarikó, Patamanona, Wai-wai e Waimiri-atroari. Inoltre abbiamo gli Wapixama appartenenti al tronco linguistico Arawak.Ma anche il brasiliano noto per essere uno dei personaggio più grandi della Nazionalità, benché poco conosciuto in Brasile, dai suoi compatrioti, l'ammiraglio Braz Dias de Aguiar, il "Bandeirante das Fronteiras Remotas" che morì il 17 settembre 1947, mentre era “Capo della Comissão Demarcadora de Limites – Primeira Divisão". Prestò un servizio rilevante al Paese durante i suo 40 anni di carriera, di cui 30 trascorsi in Amazzonia, di cui curò la completa demarcazione. Se oggi il Brasile ha risolto tutte le controversie sui quasi 11.000 km di frontiera della maggior regione naturale con i paesi vicini lo si deve al lavoro instancabile e competente di Braz de Aguiar, poiché le sue osservazioni astronomiche e la precisione dei suoi calcoli fornirono gli oltre 500 punti astronomici che definiscono, unitamente ai rilievi naturali, questa lunga linea di confine.Tutte le campagna di Braz de Aguiar furono dettagliatamente descritte nelle relazioni per il Ministero degli Esteri, a cui la Comissione di Demarcazione era subordinata. Oltre alle relazioni, Braz de Aguiar pubblicò diversi lavori su determinate aree, che contribuirono a sciogliere i segreti dell'Amazzonia.Uno di questi lavori, intitolato “O Vale do Rio Negro”, classificato come un sussidio per la geografia fisica e umana dell'Amazzonia, venne inviato al Ministero degli Esteri nel mese di gennaio del 1944, nascondendo nelle sua pagine la risposta definitiva alla domanda posta nel titolo di questo articolo “Ianomâmi ! Chi ?”.Nel descrivere le tribù indigene della valle del Rio Negro, includendo le valli tributarie del Rio Branco, afferma che sono tutte appartenenti alle famiglie Aruaque e Caribe, senza allude all'esistenza di qualche popolo la cui lingua si differenzi profondamente da quelle parlate dalle due collettività citate. Lo stesso autore prosegue con: “Tali popoli formano le cosidette tribù indipendenti, che devono essere considerate come resti di antiche popolazioni la cui libertà venne pregiudicata dall'azione oppressiva delle poderose tribù vicine”. Indica anche la presenza della tribù Tucanos, che costituiscono una famiglia a parte, separata dalle precedenti.Detto questo, l'opera cita i nomi e la localizzazione delle tribù Aruaques nella valle del Rio Negro, contandone 13, senza che da questa relazione consti il nome Ianomâmi. La lista prosegue con le tribù Caribes, di cui conta sette gruppi, dove non risulta, anche in questo caso, il nome Ianomâmi. Tra le cosidette tribù indipendenti del Rio Negro conta 5 gruppo, sempre mancando il gruppo Ianomâmi.Per completare il quadro, lopera di Braz de Aguiar fa una menzione particolare al gruppo Tucano, per il semplice fatto che comprende 15 famiglie divise in tre rami. L'orientale, che abbraccia i bacini dei rios Uaupés e Curicuriari, l'occidentale, che occupa i bacini del Napo, Putumaio e Alto Caquetá, e il setentrionale, localizzato alle sorgenti del rio Mamacaua. Gli Ianomâmi non compaiono neppure tra i Tucanos. La stessa opera menziona una pubblicazione del 1926, della “Missões Indígenas Salesianas do Amazonas”, che descrive tutte le tribù del Rio Negro, senza mai menzionare gli Ianomâmi.190 milioni di brasiliani possono circolare liberamente solo sull'87% del paese, ma agli indigeni è garantito il diritto di circolare liberamente per il 100% del Brasile. São Paulo è la città più popolosa del Brasile, in tutto il continente americano è la terza dietro Città del Messico e Nuova York. E' abitata da 11 milioni di abitanti. Un territorio che corrisponde 11 volte all'estensione della città di São Paulo, che se avesse la stessa densità darebbe alloggio a 110 milioni di individui, per una decisione del Supremo Tribunale Federale è stata assegnata a poco più di 10mila indigeni. Per la decisione di 8 signori, che neppure sanno dove si trova il Roraima, i brasiliani che abitano la regione da decenni, devono lasciarla, perché un museo di indigeni vivi sia preservato e perché possano cacciare, pescare e ammirare il paesaggio. Per non disturbale la contemplazione del paesaggio a poche persone, i rimanenti 190 milioni di brasiliani non possono transitare o sostare in quella regione senza il preventivo permesso del FUNAI, permesso che vale solo alcune ore, al massimo dall'alba al tramonto.Ma le autorizzazioni per le ONG straniere non hanno limiti orari ne di tempo. Così in un area di 97mila chilometri quadri, pari appunto a tre volte l'estensione del Belgio, ma per dare un'idea al lettore italiano, basti dire che Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna corrispondono appunto a poco più di 97mila chilometri quadri, che sono abitati da circa 30milioni di persone abitano non più di 8/9mila indigeni, seguiti da una pletora di ONG, oltre 300, praticamente una ONG ogni 30 indigeni.Lo stato del Roraima praticamente non esiste più. 46% del suo territorio è stato dichiarato come appartenente agli indigeni, di una tribù sconosciuta, nata dalla informazione mediatica. L'altra metà appartiene all'Unione, il che vuol dire che sono terre amministrate dall'INCRA. Ossia il Roraima è il primo stato brasiliano che non esiste, poiché meta appartiene agli indigeni e l'altra metà all'Unione, ossia sono governate dal FUNAI e dall'INCRA. Solo un misero 9,99% è rimasto in dotazione allo stato, che in questo modo diventa il più piccolo stato brasiliano.
Cherchez la femme.
Chissa se Alessandro Dumas (padre) immaginava la risonanza futura di questa breve frase quando scrisse il romanzo “I Moicani di Parigi. Di fatto, nella “Farsa degli Ianomâmi, questa frase si incastona a dovere. La donna da cercare non è una singola persona, ma la Casa di Windsor. Tutto deriva dalle diverse ottiche di gestire gli eventi futuri. Mentre il Brasile a malapena riesce a creare piani per i prossimi 3 o 4 anni, la durata di un mandato, altre entità programmano in modo certosino il futuro con un occhio ai decenni e ai secoli.La decisione di creare la Riserva Ianomâmi venne presa alla metà degli anni 60, su iniziativa della Casa di Windsor e i dettagli strategici vennero pianificati dal principe Filippo negli austeri saloni di Buchinham Palace con la presenza della Regina Elisabetta II (Cherchez la femme, appunto). La localizzazione della riserva è il risultato di vari viaggi di esplorazione di personale inglese, tra cui spicca Robin Hambury-Tenison che tentava di localizzare i principali gruppi indigeni ubicati nella regione, unitamente al suo compagno di esplorazioni, Kennet Taylor. La meta era di attrarre i gruppi indigeni e manipolarli per impedire la costruzione di infrastrutture locali. Nel suo libro World a part (Mondi a parte) rappresenta la mappa dei suoi lavori, e rivela che l'importanza strategica delle sue ricerche gli venne indicata personalmente dal principi Filippo. Oltre che Robin Hambury-Tenison e Kennet Taylor, altri personaggi inglesi di primo piano ebbero parte in questo progetto, come Johnn Hermmings, direttore della Reale Società Geografica Britannica, gli antropologi Andrey Colson, Tames Woodburn, Nicollas Guppy e Francis Huxley. L'ecologista Edward Goldsmith (che fonderà la rivista The Ecologist), il cineasta Adrian Cowel, che successivamente diventerà famoso per i suoi terrificanti film sulla presunta devastazione dell'Amazzonia.Vorrei ricordare che Robin Hambury-Tenison altri non è che il fondatore della ONG Survival International, nata nel 1969, il cui obbiettivo principale è la creazione della Riserva Ianomâmi. Successivamente, per mascherare i veri propositi, Survival ha ramificato le sue operazioni, ma l'obiettivo principale è, e rimarrà sempre, la creazione della Riserva Ianomâmi, e della sua successiva autodeterminazione. Dopo di che, con certezza quasi assoluta, Survival si estinguerà.E' da rilevare che la Reale Società Geografica Britannica è una delle principali istituzione dell'establishment britannico, e alla cui dirigenza partecipano personaggi che rappresentano la prima linea dell'intelligence brittanico, il cui obbiettivo primario e la conservazione dei previlegi imperiali britannici travestiti da "conservazione della natura", soprattutto attraverso l'ampliazione dei parchi-riserve nazionali, estesi su tutti i continenti.Cué-Cué Marabitanas.Questi Cué-Cué Marabitanas non esistono ancora nei libri di antropologia, geografia e storia, ma gia appaiono sulle mappe del FUNAI, coprendo un'area di oltre 10 milioni di ettari. Nel 1966 contava 1.600 indigeni. Questa area, oltre all'area Ianomâmi, congiunte al altre che stanno venendo create ad hoc dal FUNAI, una volta definite, chiuderanno completamente l'accesso del Brasile ai confini del Venezuela e della Colombia, quest'ultima militarmente occupa dalle forze armate statunitensi, con la scusa della guerra al narcotraffico. Narcotraffico che dall'arrivo delle citate forze armate ha avuto un incremento di molti punti percentuali. Tanto da far sembrare che i militari americani favoriscano il commercio invece che combatterlo. Inoltre da mesi continui carichi di droga, sempre superiore ai 10 kg, vengono "facilmente" intercettati sulle rotte amazzoniche. Darebbe da pensare ad un piano per chiudere le frontiere, con la scusa del traffico di droga. Così il Brasile non avrà autorità ne sovranita sul 10/15% del suo territorio. Sovranità passata a indigeni illeterati e antropofaghi, ben diretti da ONG, tutte di provenienza dal mondo anglosassone. Che per aiutare questi poveri indigeni dovranno, a malincuore, estrarre le ricchezze dal suolo brasiliano. Ovviamente una parte "cospicua" di queste dovrà finanziare queste ONG, oggi una ogni 30 indigeni, domani 30 ONG cada indigeno.
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