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iCloud a pecorelle, soldi a catinelle

Creato il 01 agosto 2011 da Symbel

iCloud a pecorelle, soldi a catinelleIl 6 giugno Steve Jobs, padre carismatico della Apple, ha presentato al mondo iCloud, il nuovo progetto della casa della mela morsicata dedicato alla “nuvola”.
Al di là di complicati ragionamenti e fatta la tara rispetto a tecnicismi vari si tratta fondamentalmente di spostare online alcuni servizi informatici che fino a poco tempo fa erano gestiti da applicazioni installate in locale.
Immaginate di poter archiviare i vostri documenti non più su una pen drive o su un hard disk portatile ma su uno spazio tutto vostro online visibile dal vostro computer come se fosse una cartella che risiede in locale.
I vantaggi sono ovvi. I file sono al sicuro da possibili danni, pensate a quanti hanno versato lacrime amare per la caduta accidentale del proprio piccolo hard disk portatile perdendo tutti i dati in esso contenuti. I dati sulla nuvola invece stanno idealmente in rete e quindi in un posto astratto ma in realtà si trovano in grossi server da qualche parte nel mondo con delle protezioni a livello hardware che permettono ai possessori di quei dati di dormire sonni tranquilli al riparo da preoccupazioni. Un altro vantaggio è costituito dal fatto che i dati sulla “nuvola” sono accessibili da qualsiasi pc in qualsiasi luogo, non essendo legati ad un supporto fisico locale, e soprattutto indipendentemente dal sistema operativo installato sulla macchina che si utilizza al momento.
Per capirci il Cloud può costituire una rivoluzione nell’ambito storage pari a quella del passaggio da floppy a cd e poi da cd a pen drive. Se il Cloud prenderà piede anche le famose “chiavette usb” scompariranno del tutto.
L’unico vincolo è facile a questo punto capirlo, è costituito dal fatto che è necessario avere una connessione sempre disponibile per accedere ai dati.
Negli USA grazie alle infrastrutture e alla diffusione della banda larga e larghissima è già realtà, in Italia, faticosamente ci stiamo arrivando.
Il “cloud computing” però non è solo storage on line ma anche applicazioni bell’e pronte da utilizzare con il browser e senza bisogno di installazione che si possono usare anche offline e si sincronizzano non appena è disponibile una connessione.
Non è tutto rose e fiori (e nuvole) però infatti se a livello di utilizzo per privati tutto sommato si possono apprezzare più gli aspetti positivi che quelli negativi, a livello aziendale è necessario garantire la sicurezza assoluta che i dati siano blindati da possibili attacchi esterni.
Il cloud dovrebbe permettere a tutte quelle aziende che hanno in casa propria, protetta da antifurti sofisticati, gruppi di continuità e sistemi antincendio, la propria preziosissima banca dati e ci vorrà un bel po’ di lavoro soprattutto psicologico per convincere della bontà di trasferirla sulla “nuvola”.
Tornando all’inizio dell’articolo è d’obbligo precisare che il cloud esiste da molto prima che se ne occupasse Apple, sia a livello aziendale che privato, in casa apple stesso da diversi anni era presente un embrione di questa tecnologia, ma si sa che quando Steve Jobs decide di premere sull’acceleratore tutti gli altri si adeguano.
E’ molto semplice, basta lucidare, puntare bene i faretti in modo che facciano sbrilluccicare l’oggetto del desiderio e aggiungerci una “i” minuscola davanti e il gioco è fatto, compresi gli introiti che ne conseguono e che a Cupertino hanno fruttato nell’ultimo anno ben 7 miliardi di dollari di utili.

symbel (redattore)

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