William Holman Hunt
Ti sei girata, lentamente, e nella sala squallida, pavimentata a graniglia, affollatissima e rumorosa, stoviglie e voci, d'improvviso c'eri solo tu. I tuoi capelli rossi, legati stretti intorno alla testa, sfavillavano comunque, un'aureola intorno alla tua piccola testa. I tuoi occhi chiarissimi, vuoti.
Il rumore assordante di quel vuoto.
Guardavi senza vedere. Ho provato a risvegliare la te che conosco tanto bene, che anni e anni fa era una parte inscindibile di me, compagna di banco, compagna di crescita, ho provato a risvegliarla con una delle solite battute, sperando che la scintilla del ricordo ti accendesse.
Ma sei rimasta sepolta dietro quel liquido vuoto azzurro. Mi guardavi ma non so fino a che punto mi vedessi. Hai avuto un mezzo sorriso, a mezza bocca. L'altra metà sta immobile, le labbra non si sollevano. Anche l'occhio sinistro in effetti, guarda appena appena da un'altra parte. E così la mano sinistra non afferra, la gamba sinistra non ti sorregge.
Lentamente sei tornata a guardare lontano, la tua voce, molto bassa, appena percettibile, mi ha chiesto:"Ma come si chiamava la professoressa d'inglese?"
Devi avermi riconosciuta, devi aver riconosciuto il fantasma che ti veniva a trovare dalle profondità del tempo.
Ma come fare a tirarti fuori dal gorgo?