Firenze – duomo
Dice che una volta nel domo di Firenze c’era stata messa una lampada d’argento dinanzi all’immagine d’un santo. Ora venne in mente a un ladracchiolo di rubarla, e che ti stilla? Nel tempo che c’era una gran piena di popolo a pregare, questo furbone si fa avanti e comincia a traffichicchiare qualche cosa intorno all’altare come se lo rassettasse, per far credere di essere un sagrestano, e intanto via via da vari punti dava delle occhiate alla lampada e sgrollava la testa come se ne fosse poco persuaso; alla fine la prende in mano borbottando a voce piuttosto alta:
«Chi ce la ‘ole e chi ‘un ce la ‘ole; io ‘un ce la ‘oglio!…» e te la stacca quasi per finire i chiassi senza che nessuno gli dicesse nulla, certi e sicuri che fosse addetto alla sagrestia.
Lui poi si ficcò tra la folla e mettendosela pulitamente sotto, sgattaiolò fuori e ne fece palanche.
Ora noi usiamo dire così quando facciamo una cosa di nostra idea senza interrogare la volontà degli altri.
( Idelfonso Nieri, tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )