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Idelfonso Nieri, La passione per il rumme

Da Paolorossi

Manfròllo era briaco fisso da una settimana all’altra, e morì all’ospedale bruciato dentro dai liquori. Ma era bello veder quest’uomo la mattina di levata, col su’ mezzo bicchier di rumme, che stava lì e se lo gusteggiava, se lo traguardava contro l’aria, e proprio ci faceva all’amore; poi se lo sgarganellava in tre o quattro tirate come se fosse acqua fresca.

Lucca - Sosta al caffè  - Foto tratta da

Lucca – Sosta al caffè – Foto tratta da “Come eravamo-Lucca” – Ed. Il Tirreno

Da principio quando gli cominciarono a tremicchiare i polsi, se ne lamentava col dottore, e lui l’avvisò:
«Smetti di bere, smetti d’imbriacarti, se no finisci male, bambino! Son brutti segni cotesti!»

Lì per lì glielo prometteva, ma poi quando ci si ritrovava, addio promesse!

Una mattina che il dottore a caso entrò in bottega del Tosco, ti chiappa Manfròllo che si era fatto mescere il solito mezzo bicchiere di rumme, e se lo stava coccolando:
«Ma te l’ho detto tante volte che tu ti rovini; se tu séguiti così, non sarai più capace di tenere una mano ferma».

Risponde Manfròllo:
«Quand’anco avessi a frulla come un ritrécino!….»  e giù tutto in una gran gozzata.

Quando la passione ha acciuffato, eh?!

 

Note:

Ritrécìno. Ritrécine. Quella specie di mulini a acqua a cui allude Dante, Inf. 23, 46-48; cioè Ruota a pale dove batte l’acqua e la fa girare velocemente.

 

( Idelfonso Nieri, La passione per il rumme, racconto tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )


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