La Idem ha parlato di critiche che le sono state mosse, violente o meno. Lungi dall'articolo giustificare la violenza, seppur verbale, si ritiene che sia comprensibile, in un Paese esautorato su più fronti com'è il nostro. Dalla crisi dello Stato liberale fino al Governo Monti vi è una perpetuo sensazione di prostrato esautorato delle membra istituzionali del Paese. Con i partiti politici inchiodati nella perpetua esperienza prefascista di litigiosità, e una tradizione endemica di crisi ministeriali (1038 ministri nel sessantennio liberale), l'Italia fatica, arranca e ruzzola nel panorama europeo e mondiale.
Queste dimissioni vengono su come un sospiro, trattenuto fin troppo tempo da un corpo contratto (quello della II Repubblica) sempre troppo permissivo, radicalmente corrotto a tal punto da permettere a una ministra di non comprendere la gravità dei propri atti e al vicepresidente vicario nazionale dell'Anci, Michele Emiliano, di twittare "può capitare a chiunque non abbia specifiche competenze fiscali. Ha chiesto scusa. Respingerei dimissioni". E, come assai più grave, pare che il Paese sia d'accordo con quest'ultimo.Eppure, se in una democrazia dalle tentate tendenze meritocratiche (troppi invocano quest'ultimo termine senza sapere cosa in realtà stiano chiedendo) due più due finisce per fare sempre e comunque quattro, allora un ministro evasore non dovrebbe trovare poltrona tra i vertici dello Stato.





