Identikit di un antagonista
Posted by Guest of Honor on ott 3, 2011 in Blog, Narrativamente | 0 comments
Inizia oggi la rubrica aperiodica “Narrativamente“, dove analizzeremo tutto quanto riguarda la narrativa: personaggi, caratterizzazione, dialoghi, strutture narrative, word building e molto altro.Perché gli antagonisti, i cosiddetti “cattivi”, ci piacciono tanto, a volte più della loro controparte positiva? Una teoria antropologica legata allo studio delle religioni potrebbe dare una parziale spiegazione a questo comportamento psicologico apparentemente insensato.
Le categorie etiche di Bene e Male non sono semplici e naturali. Anzi, sono frutto di una notevole elaborazione culturale, che ha impiegato millenni per emergere nella cultura umana. Alle spalle di Bene e Male c’è la dicotomia più primigenia di Puro e Impuro. Puro e Impuro sono due concetti amorali (ovvero privi di una connotazione etica), e a mio parere, più radicati nella psicologia umana.
L’uomo, per agire nel mondo, deve conoscerlo. E per conoscerlo, suddivide tutto ciò che esiste in categorie. Considera tutti gli esseri che abbiano pinne, branchie e vivano sott’acqua, e le chiama “pesce”. Considera tutti gli esseri piumati, con becco, che depongono uova, e li chiama “uccello”. Ma ci sono alcuni esseri che non riescono a entrare precisamente in alcuna categoria. Il pipistrello, ad esempio. È unico nel suo genere. Sembra una specie di topo, ma vola. Eppure le sue ali non hanno piume, e ha uno strano modo di volare. E infine, è notturno. Che cos’è precisamente? L’uomo non può distruggere le categorie che ha creato: finirebbe per non comprendere più il mondo in cui vive; allora tagga il pipistrello come impuro.
Tagga il deforme come impuro.
La donna (a causa delle mestruazioni e del parto).
Il morto.
Chiunque abbia comportamenti o pensieri contrari alla maggior parte della comunità (specie se è piccola e chiusa).
E tutte quelle categorie di persone che, per aspetto o mentalità, non corrispondono all’idea “perfetta” di uomo che la società ha creato.
Sopra questo meccanismo si istalla il concetto di “Male”: “mi fa ribrezzo” diventa “mi fa ribrezzo perché è pericoloso”, e infine “è pericoloso perché è cattivo”.
Ovviamente adesso siamo nell’era contemporanea. Il nostro mondo è cosmopolita, e la nostra mentalità ha subìto enormi cambiamenti. Ma l’ascendenza “impura” dei moderni antagonisti, dovrebbe fornire una spiegazione più chiara al fascino che suscitano. Non piacciono perchè sono malvagi in sé; anzi, spesso gli antagonisti migliori mescolano la cattiveria con una psicologia sfaccettata o addirittura con una profonda umanità. La loro malvagità è solo un potentissimo veicolo: un veicolo per la loro radicale diversità. La loro anomalia.
Rappresentano la voce “contraria” al “bel mondo” dei protagonisti. Sono agenti di cambiamento, sono forze distruttrici che portano con sè la forza della devastazione e, a volte del rinnovamento (non necessariamente buono – ma sempre rinnovamento), sono portavoce più o meno volontari o consapevoli dell’”altra campana”, di ciò che non si vuole ascoltare, non si vuole provare, non si vuole desiderare, di ciò che è condannato anche da qualsiasi buonsenso, eppure esiste.
Perché esiste? Può non avere senso apparente; può essere profondamente ingiusto. Oppure, a volte è solo un desiderio di vita o felicità che si nutre della sofferenza altrui. Ma finché questo implicito, profondo interrogativo esisterà, ci sarà sempre qualcuno pronto a delineare brillanti figure di antagonisti.
Francesca Sidoti, 20 anni, è studentessa di Lingue e Culture Orientali alla Ca’Foscari di Venezia, e al contempo si occupa autonomamente di antropologia dei manga. Sul blog “Goood morning, penman!” tiene il suo diario di bordo come aspirante scrittrice.