L’identità, scrive Luciano Gallino, è il risultato di dueprocessi tra loro interagenti e complementari: da un lato, è prodotta da unprocesso di identificazione, che staalla base dello sviluppo di un senso di appartenenza; dall’altro, è prodotta daun processo di individuazione, eindica la capacità dell’individuo di stabilire e mantenere nel tempo unadifferenza tra sé e gli altri membri dello stesso gruppo.
Tuttavia, ciò che occorre aver presente in questoprocesso di identità è che esso s’attiva nel momento in cui è stato posto, inentrambi i processi, un alter. Senza alter non si attiva nessun processo diidentità. Nel primo caso si tenta di trovare ciò che fa simile una cosa aun’altra cosa. Nel secondo caso, invece, ciò che differenzia una cosa daun’altra cosa. Quindi, nel primo processo, quello di identificazione, non puòsussistere senso di appartenenza a un ambito (senso di inclusione) se non èposto allo stesso tempo qualcuno che sia escluso da quel ambito. Che tutti gliesclusi siano classificati sotto un’unica e diversa etichetta, quella del“non”, ad esempio, poco importa. Chi dice di essere “italiano” percepisce allostesso tempo che esistono al mondo anche“non-italiani”. Se al mondo non esistessero “non-italiani”, il processo diidentificazione non potrebbe attivarsi. È giusto dire che il processo diidentificazione accentui o faccia emergere la similarità piuttosto che la differenza, cioè proprio il contrariodi quanto accade nel processo di individuazione, che porta a mettere l’accentopiuttosto sulla differenza che nonsulla similarità. Il processo di individuazione non indica infatti un senso diinclusione, ma un senso di esclusione,ad esempio quello di avere una qualità esclusiva, che non appartiene a tuttigli altri simili (un qualcosa di cui gli altri sono esclusi). Pertanto più siaccentua il processo di differenziazione (o di esclusione) più qualcuno siindividualizza.Ora, ciò che accentua il processo di individuazione,ossia quell’ambito da cui gli altri sono esclusi, può anche esserecontemporaneamente condiviso dai propri consimili (ed ecco che si ritorna alprocesso di identificazione), cioè il fatto di sapere che una determinataqualità appartiene a un gruppo ristretto di persone e che esiste un altrogruppo al quale non appartiene serve a rafforzare nel complesso la propria identità. Quindi possiamo anche dire cheil processo di identità non sicostruisce su due prospettive complementari, come crede Gallino, ma più precisamenteche si tratti della stessa dinamica osservata da punti di vista diversi: quandosi pone l’accento sulla similarità o sull’analogia siamo portati a vedere ilprocesso di identificazione, diversamente, quando l’accento è posto sulla differenza siamo portati ad osservare il processo di individuazione.In entrambi iprocessi deve essere posto un ambito disponibile per coloro che ne fanno partee non disponibile per coloro che sono esclusi. Quindi il processo diidentificazione mette l’accento sull’ambito disponibile, il processo diindividuazione sull’ambito non disponibile. Tuttavia, si tratta sempre di porreun ambito, cioè uno “spazio” che possa includere ed escludere allo stesso tempo.Magazine Cultura
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