628 villaggi bielorussi bruciati con tutti i loro abitanti. Mentre stanno per partire i titoli di coda, dopo aver visto le ultime immagini del film con in sottofondo il Requiem di Mozart, questa è la sola notizia storica che ci viene fornita.
Ho letto che il titolo del film è una citazione dell'Apocalisse di Giovanni, cap. 6, e dal cap. 6 all'11 si parla di "... l'invio della serie dei flagelli, con i quattro cavalieri dell'Apocalisse (carestia, guerra, pestilenza e morte)". Titolo perfetto, i 4 cavalieri hanno proprio fatto del loro meglio in questo caso.
Si può rappresentare in molti modi l'orrore della guerra, tali e tanti sono episodi e modalità che è solo questione di scelta e "fantasia". Qua si parla del tentato (e in parte riuscito) genocidio operato dai nazisti in Bielorussia nel 1943. Klimov lo fa imperniando la trama su 2 giovani adolescenti: Florya, un ragazzo che si unirà ai partigiani nonostante le resistenze della madre; Glasha, una ragazza che vuol far sopravvivere a tutti i costi il suo desiderio d'amore.
La prima parte è tutta bielorussa, ci presenta la vita nei villaggi e nei boschi dove si stanno radunando i partigiani, un contesto che si prepara ad affrontare il nemico, chi affrontandolo direttamente, chi pensando d'indurlo a pietà quando arriverà. Quasi surreale, di primo acchito sembra un film "sbagliato" ma bastano una serie di scene e soprattutto primi piani, con la camera che pare un confessionale a cui di tanto in tanto rivolgersi, per apprezzare la modalità fisica e carnale che, grazie anche ad una musica ed effetti sonori azzeccatissimi, fa salire lentamente il panico, il terrore, tra i personaggi ed allo spettatore, insieme alla necessità ineluttabile di lottare contro un nemico che non fa prigionieri.
L'adolescenza conserva ancora in parte le migliori caratteristiche dell'infanzia, come la spontaneità immediata che senza ritardi esprime nel viso e nell'animo la gioia e il dolore, e qualsiasi altro sentimento. L'indurirsi della pelle e del cuore negli adulti fornisce minor elasticità in questo senso, s'impiega molto più tempo. L'idea quindi di parlare di questa storia con quei protagonisti è geniale ed il modo in cui poi tutto viene sviluppato a me ha fatto gridare dallo stupore. I 2 interagiranno col mondo adulto facendosi specchi.
Il primo arrivo dei tedeschi sarà senza tedeschi. Sono passati dal villaggio di Florya poco prima che lui tornasse. Il villaggio non esiste più, nulla che respiri è presente, e da questo momento la escalation del terrore diventa più diretta, la presenza del nemico sempre più forte. Fino a quando lo vedranno, in un villaggio, accolto con gentilezza, gli offrono persino da mangiare, poi parte il rastrellamento, la raccolta di tutti in un edificio tranne gli uomini che possono essere mandati a lavorare da qualche parte o le donne che possono far sollazzare i soldati. Il resto lo lascio a qualche commento alle immagini, ne ho fermate molte, sono indimenticabili.
L'inferno come dicono in molti è già in terra, quell'ultima parte del film è qualcosa d'inimmaginabile, si fatica a guardarla e solo la "poesia" di Klimov la rende sopportabile. Le cose andarono proprio così, e quando l'ufficiale tedesco dirà quel che dirà il finale, che ho citato all'inizio, si caricherà di tutto il suo senso.
Capolavoro.
Glasha, bellissima!
significativa, indizio di un dramma, si potrebbe fare il gioco "trova la traccia", ma è inutile, la traccia è tutta nell'allegoria
Florya
no comment
era abitudine, nei villaggi assaliti, dare fuoco ad un uomo inondandolo prima di benzina
spaventapasseri con teschio tedesco, utilizzato per sfogarsi. mi ha ricordato un libro di recente lettura, "Anni di Cani" di Gunter Grass, dove uno dei protagonisti era un artista nel costruire spaventapasseri e quando lo scoprirono farne di somiglianti ai nazisti iniziarono a perseguitarlo, poi era anche ebreo, figuriamoci.
lo spaventapasseri si evolve modellato col fango, e mostra un aspetto sempre più spaventoso
una delle tante espressioni terrorizzate di Florya. ne ha ben donde, quello che sta per accadere nell'edificio alle sue spalle è terribile e disumano
Glasha viene "salvata" dall'edificio suddetto, dove sono stati rinchiusi quasi tutti i membri del villaggio, ma non sarà una gran fortuna per lei
i grandi spettacoli meritano un grande pubblico, che applaude soddisfatto
in assenza di botti e trikketrakke, ci si arrangia come si può
no comment
è l'immagine simbolo del film, compare in molte locandine, i soldati nazisti fanno una foto ricordo, effettivamente l'evento meritava d'essere immortalato
si va via, non prima d'aver ben riscaldato ogni singolo edificio
film dai primi piani spettacolari, questa è una tedesca dopo l'attacco vincente al suo convoglio da parte dei partigiani bielorussi
Glasha torna dopo aver ricevuto attenzioni dai nazisti
questo frame solo perché è bellissimo
il finale è tutta una speranza ed un messaggio, un percorso in rewind. tutto questo non doveva succedere e a quella vergogna della specie umana qui ritratta non bisognava permettere di vivere (n.d.r.)