Ieri bene, oggi male

Monti dice che quella del lavoro è una riforma storica. Non entrando troppo nel merito del provvedimento che alla fine di storico non ha moltissimo, credo che il premier allo stesso tempo non abbia tutti i torti tenendo conto dell'intero processo riformista approcciato in questi mesi. E il perché lo spiega, bene, Stefano Iannaccone su Sfera pubblica. Quanto resta da capire, invece, è la portata delle misure fin qui varate. Emanuele Canegrati suggerisce su T-Mag che le riforme sono indispensabili per la crescita del Paese (e fin qui siamo tutti d'accordo, suppongo) e che sì, i mercati le guardano con particolare attenzione. Ci si trova però nelle ultime ore alle prese con la contraddittoria osservazione dell'aumento dello spread dopo un periodo di tregua apparente. E questo, sostiene ancora Canegrati, potrebbe significare un nuovo intervento correttivo sui conti pubblici. Che poi è quello che hanno paventato a Bruxelles come riferito dal Financial Times a cui sono seguite le riflessioni del Wall Street Journal: “Le misure di austerity in Italia stanno bloccando l’attività nella terza principale economia dell’eurozona, secondo quanto appare dai dati economici più recenti che dimostrano come queste misure siano controproducenti”. Soltanto una settimana prima il medesimo quotidiano economico elargiva complimenti a Monti per la riforma del mercato del lavoro. Non so voi, ma io mi sono sentito catapultato indietro di qualche mese in questi giorni. Anche nel racconto mediatico di ciò che ruota attorno all'Italia. Una pacca sulla spalla e ci convinciamo che vada tutto meglio. Sarà.