Ieri sera da Fabio Fazio c’era Roberto Maroni, in versioni soft. Ha ricevuto anche degli applausi. Quando un boia passa per martire.
Creato il 16 gennaio 2012 da Slasch16
Devo ammettere che le domande di Fazio erano pertinenti, sottilmente sagaci, anche se Maroni ha cercato di svicolare parlando del governo Monti.
E’ stato abbastanza veritiero sulla situazione all’interno della lega e della gestione del partito alla nord coreana. Dotato di una dialettica impensabile in un leghista, al confronto Cota ne esce distrutto, ci ha pure fatto ridere quando Fazio perfidamente gli ha prospettato una successione alla guida della lega alla Kim Yong con il Trota che succede al padre.
Credo che anche tra i nazisti o i fascisti ci possa essere stato qualcuno che, preso singolarmente in una serata di festa, potesse risultare simpatico. Ciò non toglierebbe nulla al fatto comunque sarebbe sempre stato nazista o fascista. Al massimo avrebbe fatto parte dei simpaticoni del regime anche se al processo di Norimberga non ne avrebbero tenuto conto.
Detto questo sappiamo che Maroni suona anche il sax, sa fare le battute e gode di una certa simpatia. Il lato estetico lo lascio giudicare alle donne.
Sappiamo tutti che nelle trasmissioni televisive c’è un addetto agli applausi che dà il via quando il momento è opportuno per alzare l’audience.
Il pubblico di Che tempo fa è un pubblico evoluto, di sinceri democratici, non dico schierato a sinistra ma attento alle tematiche che la vita moderna ci propone, dai diritti umani, alla difesa dell’ambiente, alle lotte di liberazione, alla difesa della democrazia e della Costituzione.
Ieri sera avevano davanti un martire paragonabile ai giustiziati delle bande mafiose che, certamente, non stimolano la mia solidarietà e tanto meno la mia solidarietà.
Avevano davanti l’ex ministro degli Interni battezzato, divinamente dal genio creativo di Antonio Albanese il ministro del terrore.
Un uomo che da decenni fa leva sulla xenofobia ed il razzismo per dividere, spaventare, gli italiani e metterli contro gli immigrati, clandestini e non. Uno che rifiuta la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia che parlano l’italiano meglio di noi e sono più integrati nelle nostre città rispetto a certi provinciali del nord est che risultano sempre fuori luogo e fuori di testa.
Uno che ha sulla coscienza, grazie alla sua politica, qualche migliaio di morti annegati nel Mediterraneo il mare che è nel cortile di casa nostra, da non confondere con cosa nostra.
Uno che prova simpatia e solidarietà per un nazista indegno del genere umano come il sindaco di Adro Lancini, un suo simile, che ieri sera si è presentato come vittima bonaria pronta a perdonare l’ennesimo delirio di Umberto Bossi un essere immondo che riesce ad essere peggio di Borghezio, in competizione con lo stesso in gesti dell’ombrello, esposizione di dito medio ai giornalisti ed ai cittadini, uno che passa le giornate a lucidare la canna del fucile in attesa della rivolte. L’unica cosa dove sono alla pari, Bossi e Borghezio, è nell’insulto sistematico ai mussulmani.
Avevano come ospite un personaggio che negli anni in cui è stato al governo ha votato e proposto alcune delle leggi più orrende che la nostra Repubblica abbia mai emanato, personalmente lo considero un delinquente, uno che istiga all’assassinio di razza insieme all’altro imbecille di Salvini che spolvera Milano con proposte degne del nazismo o del razzismo dell’America sino agli anni 60 o, visto che hanno investito in Tanzania, al Sud Africa ai tempi dell’apartheid.
Bene, ho trovato estremamente fuori luogo gli applausi rivolti al Maroni in versione soft, un fascista mimetizzato da democratico, al quale non so chi, abbia deciso di farlo applaudire in quanto vittima di una scomunica da parte del suo compare più impresentabile di lui.
D’accordo che il capo della claque deve guadagnarsi lo stipendi ma, dare il via agli applausi di solidarietà ad un nazileghista, decisamente l’ho considerato immorale, indecente, orrendo.
Il pubblico di Che tempo che fa ha perso una occasione di dare una lezione di civiltà, antirazzismo, democrazia e di un’Italia Repubblica democratica nata dalla Resistenza e dall’anti fascismo.
Una gelida indifferenza sarebbe stata più consona al personaggio, doverosa espressione di presa di distanza da un ex ministro xenofobo e razzista che ha subito un torto dai suoi degni compari.
Se Bossi l’avesse spedito in Africa a bordo di un barcone, baracca del mare, al massimo l’applauso l’avrei fatto a lui.
Avremmo avuto un razzista in meno che avrebbe potuto fare esperienza del trattamento da lui riservato agli immigrati in prima persona.
Avrebbe potuto mandargli dietro il Trota con una telecamera per fare un reportage da riportare sulla prima pagina della padania.
Ecco il trattamento che la lega riserva ai dissidenti, corrispondenza del Trota, in predicato per la successione del nostro capo supremo fondatore della padania, Umberto Bossi.
Se isoliamo un piranha, non lo vediamo all’opera nel branco e lo mettiamo in un acquario, c’è il rischio che risulti interessante, piacevole. Basta non infilare una mano nell’acquario.
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