Ieri Tamara piangeva.
Che poi per noi Tamara è la Ammi, perché è così che la chiama Ettore.
Ammi, in cingalese, vuol dire mamma.
E Ettore, la sua tata, la chiama così.
Perché le vuole bene, perché è cresciuto insieme a lei, perché lei l'ha accudito fin da quando stava nella mia pancia.
Così io sono la sua mamma e lei è la sua Ammi, punto.
Solo che ieri la Ammi piangeva.
Piangeva per la rabbia, per l'umiliazione, per lo sfinimento.
Perché quando prendi l'ennesima facciata, non ti resta che piangere.
Perché dopo 4 mesi di code,
dopo centinaia e centinaia di euro spesi per la burocrazia,
dopo i soldi persi per un biglietto aereo ormai scaduto,
dopo che la figlia ha perduto un anno di scuola e la possibilità di fare l'anno prossimo quella che per loro è la maturità,
dopo aver sostenuto un test di italiano sotto lo sguardo severo di una sorvegliante,
dopo che le hanno preso le impronti digitali,
a lei e a sua figlia, come se per definizione fossero due probabili criminali,
dopo aver procurato ogni genere di certificato,
tutti richiesti uno per volta e mai tutti insieme,
dopo aver cercato di ubbidire a ordini impartiti in un italiano burocratico sbrigativo e impossibile per tutti, figuriamoci per lei che parla una lingua fatta tutti di riccioli e cinguettii,
dopo aver atteso e sperato,
dopo averci creduto davvero,
dopo tutta questa fatica,
ieri le hanno detto che no,
la carta di soggiorno alla figlia non la possono dare,
perché le manca un requisito.
E fa niente se ai sindacati le avevano detto che era tutto a posto,
fa niente se in questura i suoi documenti li avevano da mesi,
fa niente se le avevano comunque fatto fare il test, preso le impronte, chiesto tutti quei documenti, uno per volta.
C'è un requisito di base che le manca (che loro però potevano vedere il primo giorno di tutto questo ambaradàn).
E quindi ciccia.
E allora ieri Tamara piangeva.
E io la guardavo muta e impotente,
ché ci ho provato a telefonare in questura,
per capire, mica per chiedere favori,
e così mi hanno detto: "noi non siamo tenuti a dare informazioni che non ci vengono richieste, se la signora avesse chiesto glielo avremmo detto, ma la signora non ha chiesto".
Va bene.
Cioè, non va bene per niente, ma ok, va bene.
Come si dice... Ignorantia legis non excusat
Però poi quando sento cose come questa, oltre a vergognarmi come una ladra di fronte alle lacrime di Tamara, agli occhi dolci e sperduti di sua figlia, capisco sempre di più che, più che altro, il principio in questo Paese è sempre quello che vincono i furbi, i potenti e gli amici e le amiche dei potenti, meglio se furbe e magari anche un po' puttane.