Il 150° dell’Unità d’Italia e il Patriottismo costituzionale e strumentale della sinistra

Creato il 17 marzo 2011 da Iljester
17 marzo 2011 | Cultura, Politica | Permalink

Fino a ieri, se aprivamo un giornale di sinistra (che so io, l’Unità, oppure Repubblica), nelle sue pagine la parola patriottismo era sinonimo chiaro e inequivocabile di «nazionalismo» e dunque di «fascismo». Nei salotti buoni della sinistra radical chic, quella dell’internazionale e del vogliamoci tutti bene perché siamo fratelli… pardon, compagni, il patriottismo e le feste patriottiche, il tricolore e tutto il folklore nazionalistico italiano erano i residuati del fascismo che ancora covava negli strati più ignoranti e buzzurri della società italiana. Quegli strati fatti di gente che non sapeva né leggere e né scrivere e che ragionava con la pancia e non con il cervello. Il patriottismo, figlio di quell’ignoranza, era perciò un alieno da uccidere, da sopprimere e possibilmente da tenere lontano dalla società italiana, che doveva essere educata a non avere sentimenti patriottici, né nazionalistici. Insomma, a vivere senza frontiere e senza memoria identitaria.
Da qui la costante denigrazione di ogni sentimento che richiamasse all’Italia-nazione e non solo all’Italia-Stato. Il quale invece non è mai stato disdegnato dalla sinistra italiana, in quanto fonte di potere e di egemonia sulla società. La sinistra italiana si è limitata a cancellare (o a tentare di cancellare) l’Italia in quanto nazione, in quanto popolo con una cultura identitaria unica e unita. L’Italia-Stato, per suo conto, ha invece trovato rinnovato vigore nell’immaginario collettivo sinistrato, attraverso il dogma della Costituzione del 1948: intoccabile, indiscutibile, immodificabile, se non con l’espresso consenso di essa sinistra, che può modificare, tagliare e ricucire la carta costituzionale perché unica legittima genitrice.
Da qui il nuovo patriottismo italiano, quello di ultima generazione: il patriottismo costituzionale. Quello che non guarda al popolo e alla sua identità, alla sua cultura e alla sua storia, ma ai freddi precetti generali e astratti di una carta che inizia a mostrare i propri anni e che è nata in un momento storico in cui le divisioni fra gli italiani erano al massimo storico. Un patriottismo dunque di comodo, buono per tutte le stagioni e per tutti i popoli e le culture. Un patriottismo che non è invero patriottismo, ma è puro formalismo statale, idealmente vuoto, senza il substrato culturale e identitario che l’ha generato, il quale invero è stato rinnegato più volte da quella stessa sinistra che oggi vorrebbe festeggiare l’Italia unita come fosse la sua festa. Anzi, come fosse una festa che ha sempre promosso e omaggiato.
Eppure così non è mai stato. La storia ci insegna che non c’è mai stato nessuno, più dei comunisti, lontano e antitetico dall’ideale Dio-Patria-Famiglia. Quando mai abbiamo sentito un Togliatti o un Gramsci fare discorsi patriottici? Togliatti addirittura denigrò l’essere cittadino italiano, ritenendo superiore l’appartenenza al grande Stato sovietico: «Per me è motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano».
Ecco! Oggi i suoi eredi ci vorrebbero pure insegnare l’ideale dell’essere italiani. Siccome non sono stanchi di impossessarsi di ogni cattedra dell’idealità, ecco che vorrebbero pure quella del patriottismo. Peccato, che il loro sia un patriottismo superficiale, di facciata e strumentale all’obiettivo unico e supremo: annientare il centrodestra e il suo leader. Del resto questo ormai è assodato: il patriottismo della sinistra può essere letto (anzi!, deve essere letto) solo attraverso un’unica chiave: quella dell’antiberlusconismo. Il patriottismo costituzionale del resto lo dimostra inequivocabilmente. Mica parlano dell’essere italiani, in quanto popolo, in quanto nazione, e in quanto uniti da una lingua, da una religione e da una tradizione. Macché! Parlano dell’essere italiani in quanto uniti da un pezzo di carta chiamata Costituzione, che però può essere riempita a comodo, con tutto quello che si vuole, anche con un kebab o un velo islamico, una moschea oppure un negozio di abbigliamento cinese. E dalla quale è facile togliere quello che è scomodo come le radici cristiane o l’idea di famiglia tradizionale.
Sono passati 150 anni da quando è nata l’Italia unita, ma grazie alla sinistra (di lotta e di potere), oggi più che mai l’Italia è disunita. In nome dell’antifascismo che ha sempre promosso e difeso, persistono nella società italiana tre Italie: una legittima e autolegittimata (di sinistra of course), che si ritiene talmente superiore da potersi permettere di passare dal più radicale antinazionalismo al più delicato ed elegante patriottismo costituzionale, povero di contenuti ma molto suggestivo e utile alla lotta politica contro il demone Berlusconi. E un’altra Italia, illegittima e clandestina, figlia di un patriottismo più caldo, forse più autentico e reale, ma che in passato ha commesso grossolani errori storici che tutt’oggi sta pagando a caro prezzo nel costante pregiudizio culturale e politico che la circonda. E abbiamo una terza Italia, figlia di entrambe: quella leghista, quella dell’anti-italianità in nome della padanità. Una padanità che oggettivamente non esiste, ma che si è imposta a forza come entità reale in nome del radicale rigetto di uno statalismo centralizzato, figlio di quel patriottismo costituzionale così tanto caro alla sinistra.
Davanti a queste tre Italie che a stento si riconoscono l’una con l’altra, cosa celebriamo oggi? Magari la speranza. La speranza che almeno due di queste scompaiano nella storia. Quali, potete bene immaginarlo…

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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  • http://italia silio valenti

    Avete letto l’Unità di oggi? Vi si inneggia alla guerra. Borghesi qual sono i post-comunisti diventano pure clericali o seguaci degli U.S. e issano il Tricolore sempre denigrato pur di tornare al potere.
    Dicevano che il patriottismo è l’ultima riva dei farabutti. Ma certo! Per quanto è vero che è il primo approdo dei galantuomimini. Viva l’Italia! – silio


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