Mi sono sempre interessato alla storia pubblica, al modo in cui il presente ufficialmente celebra – selezionandole accuratamente – le date del passato; e in Turchia, in effetti, il fenomeno è dilagante: non passa un mese senza qualche evento da ricordare in modo solenne. Persino una fermata dell’autobus vicino a casa prende nome dall’onsekiz Mart: il 18 marzo, l’anniversario della battaglia dei Dardanelli che vide la flotta alleata respinta dalle posizioni turche, trasformato in “Giornata dei martiri” in cui si officiano rituali della religione civile nazionale – a Çanakkale – alla presenza delle massime autorità dello Stato. Il rituale si è ripetuto domenica, col programma ovunque simile di discorsi ufficiali, di soldati sull’attenti, di corone di fiori, di qualche convegno accademico (anche l’università di Çanakkale è dedicata all’onsekiz Mart): con maggior commozione del solito a causa della recente morte di 12 soldati turchi in Afghanistan (caduti col loro elicottero).
Il 18 marzo del 2012, però, verrà ricordato anche per il Newroz proibito: il divieto di anticipare alla domenica precedente i festeggiamenti canonici del 21 marzo, che per i curdi hanno il sapore tutto politico della rivndicazione identitaria. Reputo questo divieto poco intelligente e altamente controproducente: a Istanbul ci sono stati scontri forsennati tra la polizia e i celebranti fuorilegge, pesanti danni, persino un morto colpito da un lacrimogeno (un politico locale del Bdp pro-curdo). Ma per domani – soprattutto a Diyarbakır – mi aspetto comunque una grande festa.