Negli anni ’90 parlare di golf, in Italia, equivaleva a parlare del mito di Costantino Rocca, dalla sua convocazione in Ryder Cup (primo italiano assoluto), al magistrale 2° posto al British Open, passando per tutte quelle volte in cui aveva fatto sognare i tifosi italiani. Col tempo, com’è naturale che fosse, l’effetto-Rocca si è affievolito e l’intero movimento italiano ne ha risentito per qualche anno, salvo poi sbocciare nuovamente, anche più forte e consolidato di prima, crescendo anno dopo anno. Ed un’ulteriore saggio dello straordinario momento del golf italiano è arrivato nella stagione appena terminata. Due tornei vinti sull’European Tour, una convocazione in Ryder Cup e una sfilza di risultati davvero esaltanti.
La regolarità di Francesco Molinari e il talento di Matteo Manassero sono state le frecce principali nella faretra dell’Italia golfistica e francamente ci saremmo sorpresi del contrario. Rispettivamente 8° e 13° nella classifica finale della Race To Dubai, la coppia d’assi nostrana si è aggiudicata due tornei, uno per parte (Open di Spagna per Chicco, Singapore Open per Matteo) e innumerevoli Top Ten, sfiorando in più occasioni la vittoria. In particolare, Molinari si è piazzato al 2° posto in due occasioni, per di più consecutivamente. Per il torinese, poi, a settembre è arrivata la classica ciliegina sulla torta, sotto di forma di convocazione in Ryder, la seconda consecutiva, a testimoniare come il talento dei nostri interpreti sia riconosciuto universalmente. D’altronde, in tanti ci invidiano una stella come Matteo Manassero, che tra qualche anno potrebbe brillare più di quanto non stia già facendo attualmente. La sfida a cui tanti sognano (e sperano) di assistere è quella con Rory McIlroy, anche se il nord-irlandese sembra inarrivabile anche per Tiger Woods al momento; con una definitiva esplosione di Matteo, però, tutto ciò potrebbe diventare molto meno chimerico, anzi…
Citazione a parte meritano Edoardo Molinari e Lorenzo Gagli: il primo ha dovuto ricorrere ai ferri per il suo polso, un’operazione che gli ha precluso ben tre mesi di attività. Prima dell’intervento, comunque, Dodo si era ben comportato, ottenendo qualche discreto piazzamento. Il fiorentino, invece, non ha replicato il buon 2011 ed ha disputato una stagione sicuramente al di sotto delle aspettative, concludendo addirittura alla posizione 106 della Race To Dubai.
Infine, è opportuno sottolineare la crescita esponenziale del baby-fenomeno di casa Italia, Domenico Geminiani. A soli 16 anni, questo ragazzone ha già ottenuto la sua prima vittoria tra i professionisti, nel mini-torneo Ritz-Carlton Series, peraltro vinto allo spareggio. Il 2012 è stato anche l’anno della sua prima grande prestazione in una competizione ‘pro’, rappresentata dal 6° posto al Fred Olsen Challenge Espana.
Un ragazzo che ha come modelli di riferimento Francesco Molinari e Matteo Manassero, mica due a caso. I pilastri del golf italiano sono inevitabilmente loro, per l’immenso contributo che stanno versando alla causa e per quello che potranno sicuramente dare in futuro. Aspettiamoci grandi cose, anche perché non sembra un’utopia aspirare a risultati ancor più prestigiosi, come potrebbe essere il contendersi (o addirittura vincere…) un major, tenendo ben presente che, tra quattro anni, il golf entrerà a far parte del programma olimpico di Rio2016, che per il nostro movimento potrebbe rappresentare molto di più di una semplice suggestione.
OA | Daniele Pansardi