Il 24 novembre 1991 muore Freddie Mercury

Creato il 24 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Il 24 novembre 1991 si spegneva nella sua casa londinese il cantante e frontman dei Queen, Freddie Mercury. Sono passati 23 anni dalla morte del fondatore della celebre rock band, ma la sua voce, la sua personalità istrionica e le sue canzoni continuano a essere apprezzate generazione dopo generazione.
Farrokh Bulsara, questo il vero nome di Freddie Mercury, nacque a Zanzibar il 5 settembre 1946. Il suo talento musicale venne notato sin dai tempi dell’infanzia, quando il preside del St.Peter College gli suggerì di prendere lezioni di musica. Grazie a questa proposta, il giovane Freddie iniziò a suonare il pianoforte. Dopo essersi trasferito con la famiglia a Londra, intraprese gli studi presso l’Ealing Art College, dove potè dedicarsi al design grafico e all’arte, verso cui era portato. Fu proprio qui che avvenne il primo incontro con Brian May e Roger Taylor, futuri membri dei Queen, rispettivamente come chitarrista e batterista.
Freddie inizio a militare in alcune band della scena londinese, passando prima attraverso l’esperienza degli Ibex e successivamente quella degli Smile. Dopo lo scioglimento di questi ultimi decise di formare un gruppo insieme a Taylor e May che dall’aprile del 1970 sarebbe stato noto con il nome di “Queen”, e si dedicò al logo in prima persona. Nel 1971 la formazione fu completata dall’entrata del bassista John Deacon.
Attiva per due decenni, la band intraprende un viaggio incessante attraverso vari generi musicali guidata anche dall’esuberanza di Mercury, che nel 1974 dichiarerà alla rivista New Musical Express di essere “gay come una giunchiglia”; lungo tutta la carriera non farà mai segreto delle sue inclinazioni sessuali. Durante gli anni ’70 i Queen attraversano una fase glam rock, con una forte prevalenza sul palco di abiti bianchi e neri. Sin dall’inizio, “God save the Queen” diventa l’inno ufficiale di chiusura dei loro concerti. Il primo album, datato 1973, porta il nome della band e nella tracklist figurano canzoni come “Keep yourself alive” e “Seven seas of Rhye”. Nel 1975 è il momento di “A night at the Opera”, forse il lavoro più noto, grazie al quale la band conobbe un successo planetario: svolse un ruolo decisivo “Bohemian Rhapsody”, con i suoi 5.56 minuti di “opera rock”, destinata a diventare una delle canzoni-simbolo del gruppo. Durante questo decennio il frontman incontrerà Mary Austin, sua compagna di vita, con la quale  in questo periodo vivrà per cinque anni. Del 1977 è invece “News of the world” con la celeberrima “We will rock you”.
Durante gli anni ’80 Freddie Mercury decide di cambiare radicalmente il suo aspetto assumendo quello con cui è ricordato a tutt’oggi: capello corto, baffi, giacche di pelle e pantaloni o jeans chiari (ci si può fare un’idea guardando la performance live allo stadio Wembley nel 1986, in cui indossava pantaloni bianchi con una striscia rossa, maglietta bianca senza maniche e giubbotto di pelle giallo, il suo colore preferito). Di questi anni sono “The game” (1980) e “The works” (1984). Questi due album hanno portato al successo alcune delle canzoni rimaste tra le più famose: Radio Gaga (memorabile il videoclip, omaggio a Metropolis di Fritz Lang, film muto del 1927) e Crazy little thing called love.
Nel luglio del 1985 il già ricordato stadio Wembley si riempie di musica rock per due giorni, risuonando di pezzi nuovi e vecchi e rimanendo uno dei concerti più osannati a livello mondiale. È durante lo stesso anno che Freddie Mercury intraprende le registrazioni di “Mr. Bad Guy”, il suo primo progetto solista. Risale invece all’anno successivo il Magic Tour, l’ultimo che vede i Queen nella loro formazione storica al completo.

Durante il 1987 iniziano a diffondersi le prime voci su una probabile contrazione da parte del cantante del virus dell’HIV e, successivamente, dell’AIDS. Mercury le smentirà fino al 1989, a due anni della morte. Risale al 1988, il duetto con il soprano Monserrat Caballé in “Barcelona”.

L’ultimo album registrato dalla band è “Innuendo” (1991) che segue a “The miracle” del 1989. Tra i videoclip, quello di “I’m going slightly mad”, girato in bianco e nero, vede il volto di Freddie Mercury nascosto da un’ingente quantità di trucco, in modo da far trasparire il meno possibile il forte aggravarsi delle sue condizioni di salute. I brani sono di forte impatto: “The show must go on”, le già citate “I’m going slightly mad” e “Innuendo” (definita “la Bohemian Rhapsody degli anni ‘90”), ma anche l’inedita “Delilah”, un inno d’amore a una delle gatte di Mercury stesso, noto amante dei felini.
La conferma ufficiale della malattia arrivò il 22 novembre 1991. L’artista, ormai troppo debilitato dalla malattia, lo annunciò pubblicamente dalla sua dimora di Kensington, la Garden Lodge.
Il 24 novembre 1991 è ucciso da una broncopolmonite aggravata dall’AIDS. Le sue ceneri saranno consegnate all’amica Mary Austin e sparse nei pressi del lago di Ginevra.
A 23 anni di distanza, alcune delle canzoni citate e molte altre continuano a far rivivere la voce di Freddie Mercury, basti pensare a “Don’t stop me now”, “Who wants to live forever?”, “ I want to break free” (il cui video è diventato a sua volta un’icona), “You’re my best friend” (scritta da Deacon), la struggente “Love of my life”.
Dopo la sua morte fu pubblicato il video del brano “These are the days of our life”, tratto da “Innuendo”, l’ultimo in cui è presente Mercury, nuovamente in bianco e nero. Il cantante, quasi immobile, appare visibilmente provato e nell’ultima scena, come congedo al pubblico, sussurra in camera: “I still love you”, riprendendo “Love of my life”.

“Who wants to live forever, when love must die?”

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