Magazine Diario personale
Almeno una volta all’anno è bene fare un resoconto di quello che si ha e che si è, tirar dritto e ringraziare chi di dovere (gli amici a casa e tutti quelli che mi conoscono).
Se il primo giorno dell’anno è l’occasione per organizzarsi e fare progetti, i genetliaci vari sono il motivo per guardarsi intorno e tirare le somme.
Iniziamo dai nuovi arrivati, Amelia e Merlino, che sono i nostri nuovi felini coinquilini. Per la verità non so quanto sia felici della loro nuova sistemazione, ma presto (spero) si abitueranno alla gabbia di matti, smetteranno di soffiare contro tutti e ci delizieranno con qualche fusa. Per ora li guardiamo crescere e giocare, indipendenti e piagnucolosi, teneri da far scendere le lacrime.
In ordine di arrivo Egle, che cresce grassa e sempre allegra, ogni tanto assaggia qualche suo compagno lasciando segni evidenti del suo passaggio: ma è stato un anno faticoso e qualche morso, reminiscenza della sua piccolezza, non può che farle bene (meno ai suoi amici e alle loro madri incazzate).
Matilde ci stupisce con la sua vita sociale così frenetica, scruta il mondo dai suoi occhiali rosa e prende decisioni autonome con una fermezza che modestamente posso dire genetica.
Fabio, il mio squinzio, continua nella sua irrefrenabile regressione, si lamenta delle sue coliche renali (qualcuno giura di averlo visto addirittura piangere), ma compensa con il suo essere unico e adorabile. Oggi per chi non fosse stato informato, ha cacciato un calcolo grande quanto la testa di uno spillo, lo ha guardato, amato e poi mostrato al mondo come si farebbe con un neonato. Come si fa a non amarlo?
In quanto a me, non cambio molto, mi limito ad osservare divertita quello che mi circonda.
Ho finalmente un pianoforte, che ancora giace sul pianerottolo di casa assediato dai tarli.
Un tavolino che ho appena finito di dipingere color ottanio.
Un bipolarismo esistenziale che mi tiene sveglia di notte.
Dei muffin sempre caldi in forno, ma mai la cena pronta.
Persone che mi amano e tantissime che mi odiano.
Una sfilza interminabile di film da vedere.
Liste rassicuranti con obblighi a cui adempiere.
Un orto che produce troppe zucchine e nessun peperone.
Un bicchiere di vino che mi tiene compagnia ogni sera dopo le 20.30.Rapidi entusiasmi e improvvisi avvilimenti. Poco tempo.
Molti progetti.
Tante cose.
Ma non posso chiedere di più.
(Essendo profondamente scaramantica, e trovandomi ad affrontare il pericoloso 27esimo anno di vita, mi consolo pensando che nel mio nome non c’è neanche una J. Grazie madre, per non avermi affibbiato un nome modaiolo tipo Jennifer. Mai ho amato di più il meno affasciante, ma sicuramente più vintage AnnaMaria).
Fatemi gli auguri.
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