Avete presente la sensazione di quando la sabbia vi resta tra i denti e scricchiola lasciando un sapore di terra mista a vetro? Magari non vi è mai capitato.. in ogni caso è una sensazione che non si dimentica, ed è quella la sensazione a cui ho pensato alla fine di questo romanzo di André Héléna..
“L’orologio emise una sorta di gorgoglio e suonò cinque rintocchi con la sua campana sbreccata. Il vento buttava scrosci di pioggia sul quadrante a malapena illuminato. Da sud si alzava un giorno nuvoloso.
Le sveglie suonavano già nelle camere ammorbate dagli aliti notturni e strappavano gli operai ai loro sogni modesti. Questi si stiravano e si alzavano con fatica, ancora indo- lenziti per il lavoro del giorno prima. Provavano tutti quel senso di disgusto che accompagna l’alba, come se fossero nauseati dallo squallore di quel nuovo giorno ancora prima che iniziasse.”
Dall’incipit è già chiaro che questo è un noir senza uno spiraglio di luce, in una Parigi umida, popolata di uomini che non hanno nulla per cui valga la pena di sperare. Robert il lionese, Maxence, Mario Chilone, Bruno il siciliano, Hector, gli stessi sbirri, sono uomini che lottano contro un destino su cui non possono avere la meglio..
“Poteva spendere il doppio dei loro soldi, vestirsi in sartorie alla moda, avere l’ultimo modello di automobile, sarebbe comunque rimasto per sempre il piccolo capraio delle aride colline che circondano Palermo. Gli mancavano quei gesti impercettibili, quei fattori imponderabili che fanno sì che certi mendicanti sotto i loro vestiti flosci, siano dotati di un’indiscutibile nobiltà. E quella sera si rendeva conto per la prima volta di aver combattuto tutta la vita contro dei mulini a vento. Non si può cambiare pelle.”
In un giorno nuvoloso, al rintocco della campana delle cinque, i bracci rossi della vedova si stagliano contro il cielo, l’ultimo cielo che Maxence vedrà con la testa attaccata al collo.. Un destino crudele, senza dubbio, eppure non può essere che questo il destino di un uomo come lui.. un delinquente a cosa può ambire se non alla ghigliottina? Del resto anche tutto ciò che accade prima, e che noi scopriamo solo all’ultima pagina, è un susseguirsi di tristezze che il caso intesse, come una tela di ragno intorno a quest’uomo, nel freddo di un inverno di nebbia gialla e pozze di fango..
Diciamolo subito, l’unico mistero è come faccia Maxence non tanto a morire quanto a sopravvivere. Gli sbirri gli danno la caccia, scampa per miracolo ad una rissa, amici non ne ha e l’unica ragazza che abbia amato lo ha lasciato..
Tutto è intriso di una tristezza profonda, alla Bogart e “Niente si perdona meno della sfiga.”
Il caso comunque ha il naso fino e proprio non si lascia scappare un’occasione.. di tanta gente che Maxence poteva incontrare, gli mette sulla strada proprio Robert il lionese, appena evaso di prigione..
“Finalmente Maxence prese i soldi, lasciò una mancia che gli valse dei ringraziamenti ossequiosi e insieme raggiungessero l’uscita. L’ometto non li guardò una sola volta, non si voltò nemmeno per vederli uscire.”
Eppure quell’ometto sarà importante nella storia.. ma non dirò di più, perché come d’abitudine, i libri che mi sono piaciuti non li racconto per non rovinare il piacere della lettura a nessuno. Non aspettatevi un giallo, questo no, non ci sono fitti misteri da svelare o poliziotti dalle doti straordinarie, c’è tanta umanità derelitta, ci sono sbirri senza scrupoli dai metodi non proprio ortodossi e storie di immigrazione e miseria vissute in appartamenti squallidi.. é un noir senza mezzi termini, fangoso e disperato che per non lasciare dubbi comincia proprio dalla fine, ovvero dalla mattina in cui Maxence riceve il bacio della vedova..
Su André Héléna avremo sicuramente modo di ritornare, ma per chi non lo conosce due parole vale la pena spenderle.. Classe 1919, quindi contemporaneo di Malet, è stato “dimenticato” dai letterati della sua epoca e riscoperto in seguito, nonostante i suoi romanzi siano ad oggi considerati tra le massime espressioni del noir francese, tanto da valergli oggi l’appellativo di Le Prince noir.
Un grazie a Paola, che mi ha dato la possibilità di incontrare quest’autore, peraltro molto conosciuto e amato fuori dal mio piccolo mondo.. e una buona lettura a tutti coloro che avranno voglia di immergersi in una Francia lontana nel tempo, raccontata con la durezza di chi gli sbirri li ha incontrati davvero (Héléna ha scritto il suo primo romanzo in carcere nel 1948) e non ne nasconde la paura né la diffidenza..
Aspetto commenti, quindi approfittate dei prossimi ponti e festività varie per fare un viaggio nel tempo e inviarmi le vostre impressioni.. A titolo di pura curiosità per gli amanti delle belle copertine, è da notare che la copertina di questo romanzo è di Igort.
Il bacio della Vedova
André Héléna
Traduzione Barbara Anzivino
Aìsara 2011
pag. 173 – 16,00 €
Link Utili: André Héléna su Wikipedia, Aìsara, thrillerpages.blogspot.it, corpifreddi.blogspot.it, Pegasus Descending.