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Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire

Creato il 16 agosto 2012 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
In primavera e in estate mi capita spesso di dedicarmi alla lettura della trascurata poesia, mentre l'inverno e l'autunno, come lettore, preferisco dedicarli alla narrativa e alla saggistica. Non si tratta di una semplice questione di tempo o di disponibilità; probabilmente mi sento di ascrivere questa abitudine a una diversa disponibilità d'animo, che evidentemente, per quello che mi riguarda, fluttua con le stagioni. Per questo motivo stavolta vi propongo un articolo dedicato a Guillaume Apollinaire (1880 - 1918) e al suo poetico quotidiano (mentre nel frattempo sto leggendo una soprendente raccolta di poesie di Samuel Beckett), che ho avuto modo di riassaggiare recentemente.
Vi dico subito cosa contiene questo articolo: come sempre, oltre alle mie analisi e commenti, a completamento dell'articolo sono pubblicate alcune opere e/o estratti: per questa occsione ho scelto un interessante articolo su Apollinaire di Andrè Breton, dal titolo L'unico dopo Baudelaire, che ci consente di conoscere l'autore non solo dal punto di vista della sua produzione letteraria ma anche per la sua competenza in ambito artistico (per questo è citato nel titolo Baudelaire, uno dei più illuminati critici d'arte del suo tempo, oltre a essere l'autore che tutti conosciamo), e poi cinque opere di Apollinaire, quattro integrali più un piccolo estratto, di provenienza eterogenea: Marizibill, che offre il titolo all'articolo, la celebre Zone (un estratto), Sempre, Il Fidanzamento e L'Assassino
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
Tutto il materiale pubblicato è estrapolato da "Guillaume Apollinaire - Poesie" (Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985). Come vedrete ho accostato alle opere di Apollinaire alcune fotografie, che cercano di sintetizzare e di visualizzare alcune delle emozioni sprigionate dai versi. Si tratta di fotografie di grandi interpreti, come Emile Savitry, Henri Cartier Bresson, Robert Doisneau e Andrè Kertesz. La fotografia che ho utilizzato come locandina di questo articolo, che trovo fantastica, (ispirata al personaggio di Marizibill, la prostituta che Apollinaire materializzerà più volte nei suoi versi) è stata realizzata da Lincoln Clarke. Ogni poesia è inoltre accompagnata da un mio breve commento e da alcune indispensabili note, avvalendomi del lavoro del traduttore. Ho scelto il titolo "Il Bacio di Marizibill" per questo articolo, cercando di rievocare in qualche modo la sensazione del passaggio del quotidiano nella nostra esistenza, fugace, a volte estraneo o imprevedibile, come l'illusione contenuta nel bacio di una prostituta. Protagonista nascosto di questo approfondimento è dunque proprio questo quotidiano, che trova in Apollinaire un grande cantore e visionario.
E' difficile dare delle definizioni della poetica di Apollinaire; proprio quando si pensa di poter tirare a bordo la rete con dentro qualcosa  ci si accorge di non aver pescato nulla, si resta a mani vuote; evidentemente  i buchi delle rete sono troppo grandi, la trama non è adatta a contenere e conservare alcune sottili differenze, microscopiche sfumature. Vista l'esperienza in merito, non mi sono ingenuamente posto l'obiettivo, a mio avviso impossibile, di offrire una qualche definizione, scolastica o meno,  dell'arte e della visione di Apollinaire, dei suoi contrasti tra il grande passato che emerge tra i versi con silenziosi passi, della sterminata cultura (da autodidatta) leggera e impalpabile come nebbia alla radice delle parole, dei raggi affilati che l'autore proietta improvvisamente verso l'adesso e verso il futuro. Preferisco dunque commentare molto sinteticamente le sue opere, pubblicare quelle che ritengo più significative per un piccolo ma sostanziale viaggio nella poetica di questo grande autore, poi lascerò a voi ulteriori riflessioni, classificazioni, altre ricerche, insomma tutto ciò che potrà portarvi questo articolo. Insomma, il messaggio è questo: continuate a leggere e non trascurate anche voi la poesia, una forma d'arte sempre incisiva, sempre attuale, stimolo e perno di tutte le avanguardie.
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
L'unico dopo Baudelaire di Andrè Breton traduzione di Giorgio Caproni da "Guillaume Apollinaire - Poesie" Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985 originariamente pubblicato in "Entretiens 1913-1952" di Andrè Breton -1952
Era un grossissimo personaggio; in ogni caso, come non ne ho più visti dopo di lui. Un po' stralunato, questo è vero. Era il lirismo fatto persona. Si trascinava dietro il corteggio di Orfeo. Era il campione della poesia-avvenimento, cioè l'apostolo di quella poetica che richiede a ogni nuova poesia di essere una rifusione totale delle capacità del suo autore, di correre la propria avventura fuori dalle strade battute, in spegio alle conquiste realizzate in precedenza. Come metteva in guardia contro i luoghi comuni che dovevano esserci così poco risparmiati dopo di lui!. E voi sapete che era di una forza tale, da mantenere questo impegno... Si era scelto come motto "Io meraviglio", e stimo ancor oggi che da parte sua non fosse un pretender troppo, armato com'era di una cultura così vasta, che era quasi il solo a possedere in campi particolari (il campo dei miti e di tutto ciò che fa capo alla grande curiosità, allo stesso modo di ciò che giace nell"inferno" delle biblioteche), senza per questo mostrarsi meno aperto all'avvenire. Non contento di sostenere le imprese artistiche più audaci del suo tempo, aveva provato il bisogno di integrarsi a esse, di mettere al loro servizio tutto il suo sapere, l'ardore,...i raggi di cui disponeva. Come fu conquistato almeno dal personaggio di Jarry (di cui traccia un ritratto commosso nei suoi Contemporanei pittorici), e seppe riconoscere di primo acchito il genio di Henry Rousseau, valutò  una volta per tutte l'ampiezza del passo di un Matisse, di un Derain, di un Picasso, di un De Chirico, e li misurò con strumenti d'agrimensura intellettuale quali non si erano più visti dopo Baudelaire. Imbevuto com'era di tradizioni molteplici, aveva tuttavia considerato un onore redigere il manifesto dell' "Antitradizione futurista"... Apollinaire s'impegnava a fondo salvo sbattere qualche volta contro il rovescio di un fondale dipinto. Proprio perchè era così lo amavo, e persisto a onorarlo grandemente. Fu un "veggente" di notevole rilievo. 
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
Marizibill di Guillaume Apollinaire traduzione di Giorgio Caproni da "Guillaume Apollinaire - Poesie" Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985 Originariamente pubblicata in "Le Soirèes de Paris" - 1912
A Colonia per l'Altavia Se n'andava su e giù ogni sera Offerta a tutti tutta malìa Finchè di battere stanca sedeva Tardi a una losca birreria Sulla paglia si riduceva Per un suo pappa di pelo rosa Era un ebreo d'aglio sapeva Che giunto dritto da Formosa Tolta a un casino di Sciangai l'aveva Inette a equiparar la sorte So di persone d'ogni genere Incerte come foglie morte Gli occhi tizzoni nella cenere Mobili i cuori come le porte
Mi riallaccio alle note del traduttore per contestualizzare quest'opera. Il riferimento di Apollinaire a Colonia non è casuale, i versi si materializzano come memoria del poeta, del suo soggiorno in Renania agli inizi del secolo. Il nome della prostituta, Marizibill, era comunissimo a Colonia, dove Apollinaire trascorse il carnevale nel 1902. La sensuale e sconcertante Marizibill sarà più volte protagonista dei versi dell'autore, come in Hèresiarque e Poète Assassine'. Bellissimo il finale dell'opera, "Mobili i cuori come le porte" (nell'originale in francese: Leurs coeurs bougent comme leurs portes), che sintetizza e implode il concetto di precarietà dell'esistenza umana, di variabilità del destino e di volatilità della volontà; nello stesso tempo queste "porte sempre in movimento" immaginate da Apollinaire rappresentano assai incisivamente il mestiere di Marizibill e il suo mondo di incontri e di fughe, di presenze e di assenze.
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
Estratto da "Zona" di Guillaume Apollinaire traduzione di Giorgio Caproni da "Guillaume Apollinaire - Poesie" Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985
(...) Ad ali spiegate giungono i corvi i falchi i gufi Dall'africa arrivano gli ibis i fenicotteri i marabù L'uccello Roc celebrato da favolisti e poeti Si libra stringendo fra gli artigli il cranio d'Adamo la prima testa
L'aquila piomba dall'orizzonte lanciando un grande strido E dall'America viene il piccolo colibrì Dalla Cina son giunti i pihi lunghi e agili Che hanno un'ala sola e volano a coppie Poi ecco la colomba spirito immacolato Scortata dall'uccello lira e dal pavone occhiato La fenice rogo che da sè si genere Per un attimo vela tutto con la sua ardente cenere Le sirene lasciati i pericolosi stretti Arrivano cantando tutte e tre bellamente E tutti aquila fenice e pihi della Cina Fraternizzano con la volante macchina (...)
Qui l'autore immerge i versi in un mondo soprannaturale, magico,  abitato da creature fantastiche; anche in questo caso utilizzo le note del traduttore per offrire dei riferimenti per le leggende e i miti ai quali Apollinaire fa diretto riferimento: L'uccello Roc è un gigantesco uccello leggendario, ripreso da Apollinaire dalle Mille e una notte e dal Milione di Marco Polo. I Pihi sono uccelli mitologici cinesi che possiedono un'ala e un occhio soli, per cui gli esemplari maschi e femmine volano accostati, a coppie, come scrive (secondo me con riferimenti platonici) Apollinaire. Questo è solo un estratto dell'opera Zona; il forte riferimento al volo, sia quello animale che quello delle macchine (gli aereoplani) trasforma questo brano in una specie di estasi, di trionfo di un istante, in grado di sbriciolare le catene dell' angoscia umana, dai piedi e pensieri inchiodati al terreno. Apollinaire, al momento della scrittura di Zona, ha appena interrotto una relazione con Marie Laurencin; qualcuno ha voluto interpretare le emozioni dell'autore come liberazione dall'angoscia d'amore, io credo che sia lecito riferirsi a una angoscia più universale, ben oltre le vicende personali di Apollinaire. Come penso sia interessante prendere in considerazione il confronto tra il magico e la tecnologia, ricordando che ci troviamo in un momento pionieristico dell' ingegneria aeronautica; Zona è l'ultima in ordine di tempo fra le poesie raccolte in Alcools, pubblicata nel 1912 in Le Soirèes de Paris. Il riferimento a popoli e paesi diversi (come agli antichi miti) sottolinea l'universalità dell'angoscia umana (e il librarsi/liberarsi da essa), che non conosce tempo e confini, eventualmente solo diverse sfumature e colori, o altre ali.
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
Sempre di Guillaume Apollinaire traduzione di Giorgio Caproni da "Guillaume Apollinaire - Poesie" Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985 Originariamente pubblicata su "Le Grand Revue nr. 11, in Poèmes de Guerre et d'Amour" - 1917
a Madame Faure - Favier
Sempre Andremo più lontano senza avanzare mai E di pianeta in pianeta Di nebulosa in nebulosa il don Giovanni dalle mille e tre comete Pur senza muoversi dalla terra Cerca le forze nuove E prende sul serio i fantasmi E tanti universi si obliano Chi sono i grandi obliatori Chi mai riuscirà a farci obliare questa o quella parte del mondo Dov'è il Cristoforo Colombo cui dovremo l'oblio d'un continente Perdere Ma perdere veramente Per far posto alla trovata Perdere La vita per trovar la Vittoria
Brano davvero molto bello e lirico in cui Apollinaire celebra il valore dell'avventura nell'arte, del viaggio senza fine, senza soste, verso la conoscenza. Avventura che l'autore rappresenta come un viaggio nel cosmo del Poeta, alla ricerca dello sconosciuto. La scelta del titolo "Sempre" (nell'originale Toutjours) è un messaggio, come un grande cartellone pubblicitario pulsante che ci ricorda, illuminandosi, l'importanza della tensione verso il nuovo, la consapevolezza di un movimento vibrante dell'anima, un flusso che non può interrompersi senza fermarsi del tutto, spegnersi e morire,  oppure riprendere a scorrere subito dopo una nuova scoperta o conquista. Le ultime righe sembrano voler rappresentare il necessario superamento delle tradizioni, l'autore afferma che per scoprire nuove terre è necessario dimenticare; ma la memoria è comunque fondamentale come punto di partenza, come segnalatore di tappa per questo viaggio metafisico dell'uomo. L'allusione al Don Giovanni (dalle mille e tre comete) è spiegata dal traduttore: Nell'opera di Mozart (Atto I, sc. V) Leporello elencando le "conquiste" del suo padrone nei vari paesi del mondo dice" E in Ispagna son già mille e tre, mille e tre".
Il Bacio di Marizibill: Le Visioni di Guillaume Apollinaire
Il Fidanzamento di Guillaume Apollinaire traduzione di Giorgio Caproni da "Guillaume Apollinaire - Poesie" Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985 Originariamente pubblicata su "Pan" - 1908
a Picasso
Non ho più nemmeno compassione di me E non so come esprimere il tormento del mio silenzio Tutte le parole che avevo da dire si sono mutate in stelle Un Icaro tenta di alzarsi fino ai miei occhi E portatore di soli ardo al centro di due nebulose Che cosa ho fatto alle bestie teologali dell'intelligenza In passato i morti riapparvero per adorarmi E io speravo la fine del mondo Ma arriva la mia col sibilo d'un uragano
Questa è una delle mie poesie preferite, che racconta molto di Apollinaire. Torna in quest'opera l'estasi della distruzione delle tradizioni, della cultura che annaspa, la volontà assoluta della ricerca di nuovi scenari, del futuro che sembra a portata di penna. L'autore è pronto a vestire la tuta dell'astronauta più ardito, salire su qualsiasi cosa per volare lontano da questa Terra. Il disagio, il tormento, questa tensione si percepisce chiaramente, è ben ritratta dall'autore con "Tutte le parole che avevo da dire si sono mutate in stelle". Il Poeta è il portatore di Soli, è Sole lui stesso, per questo motivo Icaro cerca di avvicinarlo. Ma il Sole di cui parla Apollinaire è ora senza luce, nascosto da due nebulose, che non sono altro che gli occhi del poeta che non riescono più a vedere. Nel finale l'autore, metafisicamente cieco, apre lo scenario su una visione apocalittica, che però rappresenta solo la sua fine personale. Il poeta perde così il suo senso cosmico, riducendosi a un piccolo elemento, una leva, un piccolo ingranaggio del Caos.
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L'Assassino di Guillaume Apollinaire traduzione di Giorgio Caproni da "Guillaume Apollinaire - Poesie" Biblioteca Universale Rizzoli 2° ediz. 1985 Originariamente pubblicata da Andrè Billy in "Apollinaire" - 1947, composta nel 1903
Ogni mattina quando m'alzo Una donna mi si para davanti Somiglia a tutto quello che ieri Vidi dell'universo
Io giorno prima ero penetrato In quella capigliatura Foresta profonda foresta oscura Dove crescono e s'intrecciano I rami dei miei pensieri E nelle officine del volto O mia nemica mattutina Venivan fusi e foggiati ieri Tutti i metalli delle mie parole
La protagonista di quest'opera è l'ispirazione, che Apollinaire immagina come una donna che si mostra davanti al poeta ogni mattina. L'identità di questa donna viene facilmente svelata nei versi "Venivan fusi e foggiati ieri Tutti i metalli delle mie parole" L'ispirazione è una nemica del poeta, come afferma l'autore, oppure un amica? Riusciamo a comprendere qualcosa nei versi "Foresta profonda foresta oscura", ma anche nel titolo dell'opera che è molto significativo. L'ispirazione per Apollinaire è forse una maledizione, un'arte oscura, che alla fine ha sul collo un viso di vento che modella tutto ciò che sentiamo e proviamo. Deve essere orribile. Sentirsi nudi (dentro) davanti a qualcuno, o qualcosa, o se stessi, rappresenta sempre un profondo disagio. L'assassino non è altro che il racconto di una oscura dittatura, Apollinaire ci racconta come la vive e la vede, al fresco del mattino, subito dopo i sogni.
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