LA SIGNORA TRIALAIRT E IL FACOCERO HULUH
Doveva aver battuto la testa, la signora Trialairt, o almeno così concluse, un mattino in cui si risvegliò al canto del gallo tutta lunga distesa sul pavimento dell'atrio di casa, la porta socchiusa. O chissà, forse qualcuno l'aveva aggredita durante la notte, e colpita alla testa, probabilmente era finita lì, preda d'un'amnesia, o di qualcosa di peggio, chi poteva saperlo? Tentò faticosamente di rialzarsi, e, carponi, s'avvicinò alla porta, volendo richiuderla, ma proprio in quell'istante, fulmineo e grugnente, fece il suo ingresso trotterellando il facocero Huluh. Oh, santo cielo, esclamò lei, Grunt, le replicò lui in faccia. Ben consapevole dell'inflessibile legge che le avrebbe impedito anche soltanto d'invitare gentilmente l'animale ad andarsene, la signora Trialairt, appena ripresasi dallo shock patito a causa dei misteriosi fatti avvenuti nelle ultime ore e da quello dovuto all'ingresso di questo sgradito e grossolano ospite, pensò che spalancare tutte le porte fosse una buona strategia per disorientare il facocero riguardo ai limiti della propria abitazione: confuso, l'animale si sarebbe magari allontanato soltanto d'un passo fuori da una porta e lei gliela avrebbe richiusa immediatamente sulla coda, liberandosene. Ma quello, a quanto pare, non ci pensava neppure: dormiva tutto il santo giorno stravaccato sul divano e poi, di notte, veniva regolarmente sorpreso dalla signora tutto immerso nel saccheggio della dispensa. Abbuffatosi smodatamente, ritornava al divano, ed il suo tragitto si ripeteva così giorno dopo giorno. Huluh diventava sempre più grasso e felice, mentre la padrona di casa dimagriva a vista d'occhio e si deprimeva sempre di più. Così, convinta che la situazione senza un aiuto esterno non si sarebbe mai evoluta né sbloccata, prima di decidere d'attuare una qualche nuova tattica che poteva farla incappare nell'illegalità, decise di consultare un avvocato specializzato in problemi di questo genere. Scappatoie legali non ce ne sono, purtroppo, le comunicò il legale, che però le impartì alcuni sperimentati consigli pratici, avendole segnalato subito l'errata conduzione strategica della cosa. Le disse: 1) Lei, signora, smetta assolutamente di comprare cibo e di portarlo in casa ed incominci a mangiare fuori, sempre; 2) Le sembrerà assurdo, ma, mi creda, è meglio che tenga tutte le uscite chiuse, così otterrà due vantaggi: 2a) Nessun altro animale, cosa sempre probabilissima che complicherebbe di non poco il problema, s'introdurrà in casa sua, e, soprattutto, 2b) Il succitato Huluh si sentirà in trappola e senza cibo: molto presto, inteso che lei non ne introdurrà più in casa, e che lei consuma i suoi pasti in un luogo diverso, in un bel momento, notando che lei sta per uscire, senza fallo, vedrà, la seguirà, senza che lei si sforzi minimamente per invitarlo in tal senso, e non appena avrà la coda fuori, ecco fatto, risolto il problema. Oh, che magnifica idea! Esclamò la signora Trialairt, visibilmente sollevata. Attuata così tale strategia, dopo alcuni giorni in cui il facocero molto si lamentò per la fame, trascinandosi in modo patetico su e giù per la casa, senza però riuscire mai a destare pietà nella sua ospite che nel frattempo saltellava qua e là gaia e rifiorita, giunse un momento in cui, avviandosi verso l'uscita notò subito che Huluh la seguiva inquieto e pensò: Oh, finalmente è giunto il momento buono! Aprì così la porta ed il facocero, invece di seguirla ad un'educata distanza come lei si sarebbe aspettata, le saltò alla gola e stava proprio per divorarsela, se non fosse che proprio in quel mentre, approfittando della porta socchiusa, faceva il suo ingresso il serpente Ach'k'hca, esemplare a tal punto orribile e disgustoso, che il buon Huluh arrivò persino a rinunciare al suo più che agognato pasto, pur di filarsela lontano, tutto sdegnoso e schifato. Ach'k'hca, incredulo e felice per il colpo di fortuna che gli era capitato, grazie al quale prendeva possesso in un solo momento d'una bella abitazione e d'un così gran banchetto che lo avrebbe impegnato nella digestione per diverse settimane, non volle perder tempo e subito incominciò ad inghiottire lentamente la signora Trialairt tutta quanta per il lungo, dai piedi alla testa. Terminata l'estenuante operazione, più che soddisfatto, s'addormentò. Senonché la digestione venne drammaticamente interrotta da un fatto inatteso che il nostro serpente non s'era curato d'accertare nella frenesia dell'attimo. Aveva dato per scontato, lo stolto, che l'anima della signora Trialairt se ne fosse già certamente dipartita, ma non era così. E l'energia residua nel corpo dell'inghiottita signora iniziò una furibonda lotta contro ai succhi digestivi dell'immondo rettile che l'avvolgeva come un guanto di pelle di serpente. Alla lunga ne ebbe ragione, fortunatamente per lei, e da quel cumulo di carni mal assortite risorse alla prima luce del giorno la figura nota della signora Trialairt, svenuta, con la pelle lucidissima. Dopo pochi istanti cantò il gallo e si svegliò, la padrona di casa, completamente dimentica di tutti quegli incredibili avvenimenti. Si sollevò a malapena, intontita, notò che la porta era socchiusa e carponi le si avvicinò con l'intenzione di chiuderla quando proprio in quel momento, trotterellando e grugnendo, fece il suo ingresso un simpatico maialino zannuto.Magazine Racconti
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