La notizia che Ingroia avesse deciso di scendere in politica mi aveva già indignato. Io, da cittadina, ho sempre ritenuto che la nostra Costituzione fosse il punto di partenza e di arrivo delle scelte fatte, il quadro di riferimento per chiunque si rapporti all’ordinamento statale e politico.
Per questo quando un magistrato che, della lotta antimafia (e dell’antiberlusconismo), ha fatto un suo cavallo di battaglia, prodigandosi in tour di presentazione dei propri scritti, per difendere le sue idee, per poi …. candidarsi, beh, la stima e la credibilità sono scemate definitivamente, così come quando il passo falso lo fece De Magistris. Il mio ragionamento credo sia lineare, anche se non condivisibile nell’ottica della libertà di scelta personale: un magistrato o un pm che giudicano, indagano e decidono anche sulle commistioni tra mafia e politica e sulla corruzione della politica, quanto nelle loro indagini sono mossi dalla propria professionalità e quanto dall’astuta contromossa di spianarsi la strada verso altri obiettivi?
Potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario. La separazione dei poteri è uno dei principi fondamentali dello Stato di diritto, una garanzia costituzionale che da sempre mi hanno insegnato e che riconosco come valida. Certo, si potrebbe obiettare che dei diversi articoli della Costituzione, pochi sono quelli di cui si rispettano dettami e principi, ma se proprio i garanti vengono meno, davvero non so dove si vuole arrivare e che democrazia sia questa.
Ma se il vizietto della commistione di poteri è già stato sdoganato in fase di candidature da un paio di campagne elettorali , così come il trasformismo dilagante, quel che mi ha lasciato basita è stata la candidatura di Ichino, come capolista al Senato della lista di Monti.
Potrete non crederci, ma quando ho sentito l’annuncio, ad un TG nazionale, ho chiesto conferma a chi stava ascoltando la notizia con me, e non soddisfatta, ho fatto un’accurata ricerca sulla rete.
Sì, era tutto vero. Chi, Ichino? L’ex dirigente sindacale FIOM CGIL, uno dei più attivi giuslavoristi italiani, esponente del PD, si candida con Monti? Quello la cui prima azione politica compiuta è stato il golpe sulle pensioni agli italiani o quello che non sa cosa significhi sedersi ad un tavolo con le parti sociali, se non per ratificare le proprie decisioni.
Non ho sentito tra l’altro valide motivazioni a supporto di questa scelta, perché se la scelta è razionalmente motivata, sarebbe interessante anche conoscerne i motivi, ma questo agli elettori non è concesso. Per un seggio in più, vuoi mettere? Che “ Il potere logora chi non ce l’ha”, sappiamo essere il mantra dei nostri partiti. Di sicuro pensare a Pietro Ichino, che lavora alla seconda Riforma Fornero…pizzicatemi se non è un incubo!
Qual è il punto in comune tra Ichino e Ingroia? Semplice sono italiani, di quel made in Italy by Silvio, che ha levato ogni credibilità alla classe dirigente di questo paese, ma cosa vuoi che sia? Peccatucci veniali.
Sono due fra i tanti abili ballerini del potere. Io li immagino insieme agli altri colleghi di opposti schieramenti, che si muovono “sulla destra e poi sulla sinistra”, immobili sul centro e poi concentrati a fare un giro su se stessi, “con un movimento indipendente dalla testa e dalle gambe che si sussurano “You miss me and I miss you”, “Ci rivediamo alle prossime elezioni e forse saremo compagni di partito”!