Questa immagine del coreografo Luigi Ceragioli – scattata sul palco di “Tutto Matto” e non, come potrebbe apparire a una prima impressione, nella sua garçonierre – ci dà l’occasione per continuare il nostro viaggio negli Anni ‘80 parlando di uno dei veri e proprio fenomeni di massa scoppiato allora: la mania collettiva per la danza. E sia chiaro che non parlo di discoteche o di luci stroboscopiche, ma proprio del dilagare di scuole di balletto classico, moderno, jazz e affini.
Se la seconda parte dei ’70 era stata un trionfo di travoltini e palle a specchio in stile Studio 54, il 1980 vide arrivare nelle sale cinematografiche un film destinato a condizionare i sogni di tutte le generazioni a venire: “Saranno Famosi” di Alan Parker.
Dapprima pensata come progetto una-tantum, la pellicola ambientata alla High School of Performing Arts di Manhattan e incentrata sulle tante storie di anonimi ragazzi di strada pieni di talento e di voglia di sfondare nello show-business ebbe un tale successo che immediatamente la NBC decise di trasformarla in una serie-tv.
Quando, nel 1983, la prima puntata del telefilm andò in onda in Italia (su Raidue, e nella prima serata del sabato), Maria De Filippi stava ancora studiando giurisprudenza a Milano, e certo non immaginava che, una ventina d’anni dopo, la sua strada si sarebbe incrociata con quella di Debbie Allen che, nel teleschermo, vestiva i panni dell’insegnante di danza Lydia Grant.
Gli speranzosi studenti della scuola d’arte di New York diventarono un vero e proprio modello per milioni di giovanissimi in tutto il mondo: di colpo tutti volevano diventare ballerini e cantanti, e l’industria cinematografica pensò bene di spremere il limone sfruttando il trend e sfornando un film sul tema dopo l’altro.
Ecco dunque “Flashdance”, “Footloose”, “A Chorus Line”, “Staying Alive”, “Breakdance”; “Dirty Dancing”, oltre – ovviamente – a una serie di spin-off, bieche imitazioni e b-movies di infima qualità.
Insomma.. con l’arrivo degli eighties la Febbre smetteva di essere un fenomeno limitato al Sabato Sera e diventava un vero e proprio virus capace di insinuarsi nella quotidianità di chiunque.
Folle di adolescenti venivano contagiate da una forma tutta contemporanea di Ballo di San Vito, e gettavano le basi di quella che sarebbe diventata, venticinque anni dopo, la Talent-Show-Generation.
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