Martedì 22 Marzo 2011 11:50 Scritto da Anna Valentina Farina
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Le pareti erano bianche e anche il pavimento: era piena di niente. Ebbi paura.
“Dov’era finito il ragazzino con la fisarmonica?” Non riuscivo più a sentirlo!
Girai per la stanza, toccai le pareti per sentire se c'erano porte nascoste o botole: niente.
Non riuscivo neanche a piangere. Ero prigioniero di tutto quel niente! Pensai “se, quando ero piccolo, avessi avuto a disposizione tutte queste belle pareti bianche non ci avrei pensato due volte a riempirle con le mie idee e con i miei pensieri! Ma i miei colori e le mie matite dov’erano? Non avevo nulla!” . Appoggiai l’indice sulla parete e immaginai di disegnare un sole sorridente, proprio come facevo quando ero piccolino…proseguii e immaginai di disegnare la vallata che avevo attraversato col ragazzino. La rividi: verde, luminosa e ne tracciai le dolci linee sulla parete. Andai avanti e disegnai le rondini e le nuvole e gli alberi e i fiori e tutto quello che vedevo nella mia mente. Passai alla parete accanto come se l’altra fosse già piena e mi fermai un attimo “cos’altro posso aggiungerci?” pensai. Ero completamente immerso nelle mie fantasie, quando all’improvviso qualcosa mi sfiorò il naso: un soffione! Mi voltai verso la parete dove avevo immaginato di disegnare e…la parete non c’era più! C’era la vallata con i fiori, gli alberi, il sole, le rondini! Ad un tratto vidi anche il sentiero che attraversava la vallata. C’era qualcuno sul sentiero che mi faceva cenno di muovermi. Indovinate un po’ chi era? Sì, proprio lui, il ragazzino con la fisarmonica! Mi misi a correre e lo raggiunsi.
«Cosa ci facciamo qui? Cosa è successo?» chiesi ansimante.
«Che cosa è successo?» disse lui continuando a suonare una melodia fantastica.
«Ehi! L’ho chiesto io a te. Rispondimi!»
«Seguimi!»disse per tutta risposta.
Lo seguii e giungemmo alla casa senza mattoni. Iniziai a correre e lo lasciai sul sentiero. Volevo parlare col nonno. Lui sapeva tutto! Questo era certo.
Entrai in casa e lo trovai seduto in poltrona. Come mi vide mi sorrise e mi invitò a sedermi.
«Nonno! Mi spieghi cosa è successo? Cosa significa tutto questo?» urlai.
«Tutto questo? » chiese lui come se niente fosse.
«Cosa ci fai qui? Perché questa casa non ha le pareti? Perché questi bambini ti portano i mattoni? » gli chiesi. Ero molto arrabbiato con lui. Non sopportavo il fatto che fosse complice d’altri bambini e che escludesse me: era il mio nonno!
Si alzò dalla poltrona, si avvicinò e mi abbracciò. Poi mi disse:
«Questa casa è la tua fantasia, piccolo mio, ed io ne sono il custode. Questi bambini rappresentano le tue idee, i tuoi pensieri, le tue fantasie. Sai perché gli faccio portare via i mattoni?»
«No» fu l’unica cosa che riuscii a dire
«I mattoni rappresentano i margini, i confini, i limiti che il mondo costruisce intorno alla tua splendida fantasia. Questi limiti si trasformeranno in chiusure, in pensieri negativi e ti impediranno di accogliere le cose belle che la realtà vorrà offrirti.» mi disse con dolcezza.
«E il bambino con la fisarmonica magica?» chiesi.
«Ma quale fisarmonica magica? L’unica cosa di magico che possiede quel bambino è la musica! E sai perché? Perché la musica è un linguaggio universale. Questa è la sua magia!» disse, accompagnando quella frase con una gran risata!
«E’ vero, nonno! Se parla senza suonare, io non capisco cosa dice! Invece quando si accompagna con la sua bellissima fisarmonica io lo comprendo perfettamente.» risposi.
«Sì, bravo piccolino!»
«Perché mi hai fatto attraversare la caverna, il precipizio, la porta chiusa e la stanza vuota?» chiesi inquieto.
«Per farti capire che insieme alle cose belle arriveranno anche gli ostacoli e difficoltà, ma tu potrai superarli con la tua intelligenza e la tua immaginazione. Non hai bisogno di strumenti magici: la tua mente è il tuo strumento. Dentro di te c’è tutto ciò di cui avrai bisogno.» rispose sorridendo e carezzandomi i capelli.
«Ora torniamo a casa, nonno?»
«Ah ah ah! Hai ragione. Tra un po’ riparte la funicolare! Dobbiamo proprio muoverci!»
Dopo tanti anni il nonno si trasferì nella casa senza pareti. Ogni volta che voglio vado a trovarlo e lui mi accoglie sempre sorridente…
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