Qualche settimana fa mia nonna, che ha 92 anni, mi ha chiesto di procurarle un libro. Mi ha messo tra le mani un fogliettino tutto spiegazzato con su scritto, con grafia incerta ma chiara, un titolo: Il bambino invisibile. "Ho sentito che ne parlavano in tv e la storia mi sembra bella. Una storia vera. Me lo trovi?", mi ha detto. Potevo forse dire di no? L'ho cercato e trovato senza fatica, l'ho consegnato a mia nonna e dopo una settimana mi ha detto: "L'ho letto. Ora leggilo tu". Quando le ho chiesto se le era piaciuto mi ha risposto che non era piaciuta la prima parte ma la seconda si.
L'ho letto. Ed ho capito il perchè.
Manuel è un bambino rifiutato dal mondo. Orfano, vive con un nonno-padrone che non l'ha mai trattato con amore ma che lo tratta in modo disumano picchiandolo in modo feroce se fa tardi la sera e senza prestargli alcuna attenzione. Manuel sembra essere davvero invisibile al cospetto di una società - la difficile società del Cile degli anni '80 - che poca attenzione presta ad un bambino figlio di nessuno. Un bambino che pian piano mette assieme i pezzi della sua esistenza e che, a cinque anni, realizza di trovarsi in un posto che non ama e che non lo ama. Così, dall'alto dei suoi cinque anni, decide di andarsene vivendo da solo in un bosco. Nessuno lo cerca. Nessuno sente la sua mancanza. Lui scopre una vita fatta di sofferenza ma lontano dalle percosse e dalla paura di dover sentire il passo pesante del nonno che si avvicina a lui. Scopre la bellezza di madre natura e cresce per qualche tempo così, potendo contare solo sulle sue forze.
Fino a quando - così è scritto nell'introduzione al libro - il destino non inizia il suo lungo viaggio in cerca del bambino invisibile...
Quella di Manuel è una storia tristemente vera. Ed ho capito perchè mia nonna non ha apprezzato la prima parte del libro: vi si racconta delle violenze subite dal piccolo, della sua impotenza davanti alla cinghia di una cintura, dell'indifferenza della società nei suoi confronti. Poi le cose cambiano e la seconda parte del libro - quando si apre un barlume di speranza - a mia nonna è piaciuta...
Lei lo ha letto in una settimana, io in tre giorni. E' scritto molto bene, in modo molto efficace. L'autore ha il merito di riuscire a trasmettere emozioni e a rendere al meglio le varie situazioni narrate. Ho avuto l'impulso di correre incontro a quel bambino, di aiutarlo a rialzarsi, di stringerlo a me e trasmettergli un po' di calore. Ho avuto voglia di prendere a schiaffi quell'uomo, quegli uomini e quelle donne che con tanta indifferenza si sono relazionati con lui.E ogni volta che chiudevo il libro ho avuto la voglia irrefrenabile di abbracciare i miei figli e coprirli di baci...Un libro che ho trovato molto bello e che mi sento di consigliare per questo Venerdì del libro. Mi spiace solo che sia una storia vera... e mi auguro che non ci siano mai più bambini invisibili, in nessun posto del mondo.*** Il bambino invisibileMarcello Foa con Manuel Antonio BragonziPiemme Voci16.50 euro
Magazine Cultura
Il bambino invisibile (Marcello Foa con Manuel Antonio Bragonzi) - Venerdì del libro
Creato il 21 dicembre 2012 da StefaniaPotrebbero interessarti anche :