Il bambino se ne frega

Creato il 30 giugno 2010 da Paz83

Sei li che cammini sotto un portico del centro, riparato dalla calura infernale che batte sulla strada. Sulla tua sinistra l’infilata di negozi sputa lame d’aria condizionata che ti colpiscono ad intervalli regolari, mentre con la mente assorta in chissà quali pensieri procedi diritto. Non badi nemmeno più alla sfilza di banchetti dei partiti, di referendum, animalisti, centri sociali, gruppi solidali e proletari, nonne in carriera e nonni in Carrera (che non trovano posto e per ciò si lamentano). Però ad un certo punto ti fermi, qualcosa attira la tua attenzione a tal punto da farti rischiare l’abbordaggio da parte di uno di questi banchettari appostati li come pirati dietro gli scogli: c’è un bambino, forse marocchino, o mediorientale, non lo sai, che da dietro il banchetto della Lega fa capolino. Sta giocando con l’angolo della bandiera, lo tiracchia, se lo arrotola tra le dita, e nessuno si accorge di lui. I genitori parlano li vicino con altre persone, i Leghisti sono sparpagliati dalla parte opposta del banchetto per bloccare la gente che transita sotto il portico e consegnare loro inutili cartacce propagandistiche e intanto lui, il piccino, il loro futuro nemico, sembra quasi lanciargli un guanto di sfida. Ridacchia, smoccola, e alla fine si pulisce in maniera del tutto spensierata il nasino sulla padana bandiera: affronto, scandalo, gioiosa inconsapevolezza, stoccata vincente, il guanto è tirato in segno di scherno sulla guancia ma nessuno se ne accorge, e tutto sommato il bambino se ne frega. Se ne frega di cosa rappresenti quella bandiera, se ne frega che nessuno sia li a rendergli omaggio e onore, lui vero eroe civile, se ne frega di tutti noi che ronziamo come api incazzate pronte a pungere senza motivo alla prima occasione. Torno a volgere lo sguardo davanti a me e subito mi si para davanti uno di loro, un verde padano, che vuole porgermi uno dei suoi volantini: ma non sono il bambino io, non me ne frego io, sono una di loro, sono un’ape incazzata…e adesso pungo <>.


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