Marianne Thieme, esponente del minuscolo Partito dei Diritti Animali che aveva inizialmente proposto la norma, sostiene che «questo modo di uccidere causa sofferenze inutili agli animali. La libertà religiosa non può essere illimitata. Per noi la libertà religiosa termina lì dove iniziano le sofferenze umane o animali». La sua collega di partito Esther Ouwehand ha affermato che «attraverso questa modifica della legge, speriamo di ispirare altri paesi»; in Europa, infatti, solo Svezia, Lussemburgo, Norvegia e Svizzera non hanno esenzioni di tipo religioso dall'obbligo di stordire gli animali da macellare, come invece avviene nei restanti Paesi, Italia inclusa.
Reazioni
Naturalmente contro questa modifica c'è stata una levata di scudi da parte di ebrei, musulmani e cristiani.
Binyomin Jacobs, il rabbino capo dei Paesi Bassi, si è spinto fino a paragonare questo bando alle leggi anti-semite in vigore sotto l'occupazione nazista del territorio olandese durante la Seconda Guerra mondiale. «Una delle prime misure prese durante l'occupazione fu la chiusura dei mattatoi kosher. Il solo fatto che esista un dibattito su questo argomento è molto penoso per la comunità ebraica. Quelli che sono sopravvissuti alla guerra ricordano come la prima legge promulgata dai tedeschi in Olanda fu la proibizione della procedura ebraica di macellazione degli animali».
Secondo Abraham Foxman, esponente della Anti-Defamation League, si tratta di un «bando de facto della macellazione kosher» che «ha ripudiato lo storico impegno dei Paesi Bassi alla libertà religiosa». Per Foxman, i Paesi Bassi non hanno l'autorità di decidere di rendere illegale questa pratica perché ciò metterebbe gli ebrei di fronte alla scelta tra «violare una disposizione fondamentale dell'Ebraismo, rinunciare alla carne fresca o emigrare».
Un comitato di rabbini olandesi ha affermato che «gli ebrei più anziani sono spaventati e si chiedono quale sarà la prossima legge che limiterà la loro vita religiosa. I giovani chiedono apertamente se hanno ancora un futuro che possano o vogliano costruire nei Paesi Bassi».
Il portavoce del Concilio olandese degli imam, Elbakkali Elkhammar, ha affermato che «ci sono varie opinioni su questa materia, sia nella giurisprudenza islamica che nella scienza medica, che talvolta approvano altri protocolli di macellazione rituale e talvolta li proibiscono»; «la soluzione», continua Elkhammar, è dunque quella di lasciare le regole come sono».
Secondo l'imam Mahmut, della moschea El Tawheed, «si tratta di una decisione politica. Chi ha l'autorità di decidere se il modo di uccidere gli animali è giusto o no?»
Infine, i partiti cristiani sono stati tra i pochi a votare contro la legge (passata per 116 voti contro 30 col sostegno di praticamente tutto l'arco costituzionale), affermando che il bando indebolisca la tradizione di tolleranza religiosa del Paese.
Riflessioni
Ovviamente per chi, come me, ritiene queste disposizioni incomprensibili resti di una cultura dell'età del Bronzo, va da sé che motivi validi non ce ne sono. Ma certo il problema sorge perché questi resti costituiscono per altre persone una parte integrante della loro religione, e la professione di una religione è un diritto di ciascun essere umano.
In altre parole ci troviamo, per l'ennesima volta, di fronte al contrasto tra il diritto a professare una certa religione e le leggi di un Paese democratico (con buona pace di Mahmut, la Camera dei Deputati olandese ha l'autorità di decidere se uccidere un animale in un certo modo sia giusto o meno, almeno all'interno dei Paesi Bassi).
È giusto concedere un'esenzione ad un vincolo di legge sulla base del fatto che rispettare questo vincolo è incompatibile con la propria religione? Se la risposta fosse incondizionatamente sì, bisognerebbe permettere a ciascuno di vivere secondo le norme della propria religione, di fatto creando classi di cittadini che rispettano corpi legislativi differenti. Peggio ancora, bisognerebbe riconoscere il diritto dei musulmani a uccidere gli apostati o censurare le immagini di Maometto, piuttosto che quello degli ebrei a lapidare gli adulteri e gli omosessuali, per citare solo alcuni casi.
Credo che pochi potrebbero condividere questa prospettiva, dunque la risposta alla domanda se il diritto ad esercitare la propria religione abbia sempre la prevalenza su tutto il resto non può essere un sì incondizionato. Ma allora quali condizioni possiamo porre?
L'esempio della macellazione degli animali mi pare perfetto. Se riteniamo che lo stordimento degli animali sia una pratica positiva, ma non imprescindibile, essa non dovrebbe essere codificata in una legge; se la riteniamo invece un vincolo necessario, perché riteniamo che sia giusto minimizzare le sofferenze degli animali macellati, allora deve essere una legge che tutti devono rispettare. È difficile vedere come spiegare un'esenzione su base religiosa senza affermare che il diritto alla professione di una religione sia più giusto di qualunque altra cosa, con le conseguenze precedenti.
In questo caso, come in quello della circoncisione, in quello delle immagini di Maometto, in quello del rogo del Corano e altri, non c'è diritto all'eccezione dal buon senso che tenga.
La prima immagine è «Hot Dog Demise», di BlueisCoool; la seconda è «Cairo Mutton Shop, Dec 2005», di adaptorplug (CC by-nc 2.0). Bruno Waterfield, «Dutch parliament votes to ban ritual slaughter of animals», The Telegraph, 28 giugno 2011; «Dutch parliament approves ban on ritual slaughter required under Jewish, Muslim dietary laws», The Washington Post, 28 giugno 2011; Mano Singhams, «Dutch ban on the ritual slaughter of animals», 3 luglio 2011.