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Il barbiere di Siviglia al Teatro Massimo di Palermo

Creato il 20 settembre 2013 da Spaceoddity
Il barbiere di Siviglia al Teatro Massimo di PalermoIl barbiere di Siviglia - il capolavoro più amato di Gioacchino Rossini - torna dopo tre anni al teatro Massimo di Palermo, ancora una volta con l'allestimento di Francesco Micheli, ma stavolta ripresa da Alberto Cavallotti e con un cast del tutto diverso e la bacchetta (e il clavicembalo) del violinista e direttore d'orchestra Stefano Montanari. Lo spettacolo, spagnoleggiante quant'altri mai, scorre oggi con simpatica velocità, grazie anche ad alcuni accorgimenti che lo rendono più "popolare" e meno impettito. A partire dai colori iniziali alla Mirò, ma alleggeriti della carica drammatica che serpeggia nelle opere del pittore catalano, fino al saluto finale, a cavallo tra una parodia di Carmen e l'operetta, in un'opera che di spagnolo ha ben poco, la cifra distintiva di tutta la replica (turno B) è stata la simpatia. La forma degli interpreti in sé non era smagliante e qualche opacità ha appiattito il tutto, specie nella prima parte, ma nell'insieme mi sembra che il pubblico abbia accolto divertito lo spettacolo, com'è giusto che sia per Rossini.
La scelta di un oggi popolarissimo tenore di colore dell'Ohio, Lawrence Brownlee, nel ruolo di Almaviva, emissione facile e timbro giusto, ha reso la recita ancora più gustosa: i travestimenti dell'innamorato in casa di don Bartolo e i commenti di quest'ultimo assumono qui un tono ancora più sapido, surreale e canzonatorio. Il perfido carceriere, l'inossidabile Alessandro Corbelli, torinese, si è tenuto sui binari di una tradizione della quale non ci si stanca, ma rinnovando agilità fisica ed esibendo un canto sicuro e molto efficace. In crescendo la Rosina di Silvia Tro Santafé: dopo un inizio che non convince appieno, il mezzosoprano di Valencia va riscaldandosi e sfodera, soprattutto nel secondo atto, carattere e agilità più che pregevoli. Al suo fianco, il Figaro del baritono slovacco Dalibor Jenis ha divertito con una buona emissione e un temperamento assolutamente disinvolto e un canto che, se non mi colpisce subito, comunque non lascia nulla a desiderare. Buoni anche il don Basilio di Adrian Sâmpetrean, molto spigliato, il Fiorello di Giovanni Bellavia e la Berta di Elena Borin.
Il barbiere di Siviglia al Teatro Massimo di PalermoLa bacchetta di Stefano Montanari in un primo momento (sinfonia e buona metà del primo atto) mi ha convinto poco, dimostrandosi poco fluida, un po' troppo "scandita" e preoccupata di sostenere e accompagnare le parti, specie Rosina. Via via, però, mi sembra che il direttore abbia costruito un linguaggio autonomo e ben formulato, capace di concertare come si deve i momenti di insieme e di regalare un finale smagliante (ottimi tutto il temporale, anche sul piano delle coreografie, e l'incontro notturno per la fuga di Figaro, Rosina e il conte). Un bene anche al coro diretto da Pietro Monti. Mi chiedo se si possa tornare a vedere anche l'Italiana in Algeri e la Cenerentola, in modo da completare quest'incantevole trittico rossiniano, come fu diversi anni fa. Stando alla prossima stagione del teatro Massimo, direi che sarà per un'altra volta.

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