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IL BARONE RAMPANTE - di Italo Calvino

Creato il 28 maggio 2013 da Ilibri
IL BARONE RAMPANTE - di Italo Calvino IL BARONE RAMPANTE - di Italo Calvino

Titolo: Il barone rampante
Autore: Italo Calvino
Anno: 1957 (Prima Edizione Originale)

L'ancora volava argentea nel cielo appesa a una lunga fune, e seguendo obliqua la corsa del pallone ora passava sopra la piazza, ed era pressappoco all'altezza della cima del noce, tanto che temevamo colpisse Cosimo. Ma non potevamo supporre quello che un attimo dopo avrebbero visto i nostri occhi. L'agonizzante Cosimo, nel momento in cui la fune dell'ancora gli passò vicino, spiccò un balzo di quelli che gli erano consueti nella sua gioventù, s'aggrappò alla corda, con i piedi sull'ancora e il corpo raggomitolato, e così lo vedemmo volar via, trascinato nel vento, frenando appena la corsa del pallone, e sparire verso il mare...

 

(Italo Calvino, Il Barone rampante).

Il Barone Rampante resta a tutt'oggi uno dei classici della narrativa contemporanea più letti e più apprezzati dal grande pubblico.
Pubblicato per la prima volta nel 1957 appartiene, insieme a Il Visconte dimezzato (1952) e a Il Cavaliere inesistente (1959), alle cosiddette opere della maturità di Calvino. Nonostante lo stile continui a mantenersi limpido, chiaro ed elegante, non ci si può tuttavia non accorgere della distanza che intercorre fra questa Trilogia e le opere giovanili dello scrittore. Queste ultime erano difatti segnate dall'impegno civile, tipico del movimento neorealista, cui lo scrittore prese parte, e dedite alla narrazione di fatti strettamente collegati al secondo conflitto mondiale, e in particolare al fenomeno della Resistenza. In questi tre racconti, confluiti successivamente per volontà dell'autore nel volume I nostri antenati (1960), Calvino prende volutamente le distanze da un tipo di scrittura per così dire «impegnata», avvicinandosi però a tematiche che si potrebbero definire di stampo esistenziale. Gli anni della maturità di Calvino coincidono infatti con quelli del grande boom economico, che non può di certo lasciare indifferenti gli intellettuali, che cominciano così ad interrogarsi sugli effetti positivi e negativi che tale realtà suscita sulla società. Calvino decide, come suo uso, di guardare al mondo che lo circonda non in maniera diretta e oggettiva, ma quasi di scorcio. Così come scelse di trattare le vicende della Resistenza attraverso lo sguardo del giovane Pin ne Il Sentiero dei nidi di Ragno (1947); così come scelse l'utilizzo di toni quasi surreali nei racconti di lotta partigiana raccolti in Ultimo viene il corvo (1949), così ora si accinge ad illustrare l'alienazione dell'uomo di fronte alla nuova realtà economica, attraverso tre racconti e tre protagonisti apparentemente lontani dal presente storico.
Ecco quindi nascere da questo proposito la vicenda straordinaria che vede protagonista il giovane Cosimo Piovasco di Rondò, rampollo di un'antica casata di un'ipotetica Liguria del '700 che, per un atto di protesta, decide di passare l'intera esistenza sugli alberi. La vicenda non viene narrata in prima persona, ma filtrata ulteriormente attraverso lo sguardo consapevole del fratello del protagonista, antitetico a Cosimo per indole e, per questo stesso motivo, più adatto a raccontarne la storia e a fare da tramite con il lettore.
Cosimo diviene per Calvino il simbolo dell'intellettuale moderno, che è colui che deve potersi ergere al di sopra degli altri, così da conservare uno sguardo più lucido nei confronti della realtà che lo circonda; di contro, egli è però anche colui che, per questo stesso fatto, non può che rimanere estraniato da questa realtà, non facendone mai veramente parte fino in fondo. Cosimo ha così la possibilità di sperimentare tutto ciò che normalmente è proprio dell'essere umano, compresi l'amicizia e l'amore, non riuscendo però, data la sua posizione sopraelevata, a vivere tali esperienze fino in fondo. Egli rimane tuttavia, come sostiene Calvino stesso, una sorta di modello di libertà, «dettata dalla fedeltà a un'autodeterminazione individuale» (cfr. nota giugno 1960). Ecco che la storia di Cosimo altro non è che una grande metafora dell'alienazione dell'uomo moderno di fronte ad una realtà economica in continuo movimento e non più facilmente controllabile. L'abilità di Calvino resta quella di poter dare dei grandi insegnamenti al lettore, senza tuttavia scadere nella pedagogia più leziosa. Calvino recupera il genere del racconto e, attraverso un linguaggio semplice e lineare, ci racconta una storia che, pur essendo surreale e ambientata in un tempo e in un luogo lontani, è più vicina a noi di quanto si possa immaginare.

  

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