da “Aleteia“, 04/04/14
Perché il basket c’entra con il cattolicesimo? Una risposta la offre Il Timone in un articolo pubblicato il 3 aprile in cui cita Julie Byrne, docente dell’Università di Hofstra che ha dedicato un approfondito studio al feeling tra cattolici e la palla a spicchi. L’articolo sostiene che le moltitudini di immigrati cattolici – irlandesi, italiani, polacchi – che si riversarono nei maggiori centri urbani americani tra fine ‘800 e inizi ‘900 incontrarono una cultura e anche un sistema scolastico ostile.
Per far fronte a quella situazione nacquero come funghi scuole cattoliche. Ma sia per la povertà degli studenti, che non potevano permettersi le attrezzature del football americano, sia per gli spazi ristretti dei quartieri cementificati di New York o Chicago, che non si prestavano a ospitare un campo da baseball, il basket divenne lo sport per eccellenza, facile da giocare anche in palestre improvvisate.
Da allora, quell’amore nato per spirito di aggregazione ma anche grazie alla Provvidenza, non si è mai interrotto. E, si può aggiungere, se gli afro-americani vanno matti per questo sport non va dimenticato che i primi a integrarli e a schierarli massicciamente in campo furono proprio i cattolici.
Villanova, Dayton, St. Louis University sono centri importanti per la teologia cattolica negli Stati Uniti, mentre Gonzaga e Creighton sono due degli atenei simbolo dell’apostolato intellettuale dei gesuiti. Ma per l’americano medio queste realtà, almeno nei mesi invernali, richiamano una cosa sola: il basket.