No alla legge “ad castam” che vuole impedire ai cittadini di sapere le verità scomode.
Mala tempora currunt, ma ben peggiori ne vedremo se la “legge bavaglio” che la maggioranza di governo sembra decisa ad approvare dovesse diventare legge dello Stato. Una democrazia sana si fonda su tre pilastri: le istituzioni politiche elette democraticamente, le istituzioni giudiziarie che funzionano, i cittadini che possono scegliere liberamente e consapevolmente i propri delegati. In questa Italia malata il primo pilastro – quello della politica – è oggi roso, inutile negarlo, da un cancro incurabile. È marcio dalle fondamenta, e non mi si accusi di essere alfi ere dell’antipolitica, perchè della Politica, quella con la maiuscola, ho il massimo rispetto e la massima stima. Il secondo pilastro – l’amministrazione della Giustizia – è quantomeno un malato grave che necessita di cure urgenti (ma non di pure e semplici purghe…), mentre il terzo, quello dei cittadini elettori, non solo ha le mani legate dall’impossibilità di scegliere i propri delegati grazie alla legge “porcellum”, ma rischia addirittura di essere “accecato” dalla mutilazione che sta per subire la libertà di informazione nel nostro paese. Se punire un giornalista perché ha scritto cose false è un atto dovuto di civiltà giuridica, punirlo perchè ha scritto cose vere ma “penalmente irrilevanti” è un insulto alla logica e al diritto dei cittadini di essere informati. Invocare la tutela della privacy (che significa letteralmente “sfera privata”) da parte di chi fa parte della “sfera pubblica” per eccellenza, è una mistifi cazione e un imbroglio, una vera e propria truffa che va denunciata e smascherata. In un personaggio pubblico, la sfera della privacy è drasticamente limitata dalla sua funzione; chi vuole poterne rivendicare per intero la tutela non ha che da tornare ad essere un privato cittadino, senza incarichi pubblici né deleghe da parte degli elettori. Tira un’aria strana per l’informazione anche ad Alessandria, dove i giornali – parliamo di quelli online – non sono più accessibili dalla rete web del Comune di Alessandria: inutile digitare corriere.it o lapulceonline.
it o la maggior parte (ma non tutti) degli indirizzi dei siti di informazione. Tutto fatto con lo scopo di distogliere i dipendenti comunali dalle possibili distrazioni durante le ore di lavoro? Macchè! Se si vuol andare su un sito di gossip o di ricette, di vacanze o voli low cost, di amanti del trekking o di chissà che altro lo si può tranquillamente fare. Solo l’informazione è bandita. Un caso? Un bavaglino?
Chissà. Noi, per il momento, ci limitiamo a segnalare questi fatti ai nostri lettori, ma è chiaro che chiunque voterà la legge bavaglio e dovesse ripresentarsi candidato alle prossime (imminenti?) elezioni, non conti sulla nostra smemoratezza: non mancheremo di ricordare ai nostri lettori i suoi punti di vista sul loro diritto ad essere informati su quel che accade.