«Il bene è contagioso» scrive Bergoglio. «E come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende a espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale». E’ un po’ lo stesso messaggio che con un linguaggio più semplice e adatto ai bambini stava dentro la favola dei Caldomorbidi che vi ho scritto qui la vigilia di Natale.
E’ un pensiero che in questi giorni mi torna costantemente in testa e fa rumore … più forte dello scarto dei regali, più forte dei primi botti di preparazione al capodanno. Quanto sarebbe bello riuscire a infettarsi l’uno con l’altro appassionatamente felici. Perché la felicità non è un punto di arrivo ma una scelta. Non ci credete?
Ieri sera mi è capitato di parlare con una ragazza speciale che ha avuto pochi mesi fa un lutto terribile, di quelli che potresti non riprenderti più. E mi raccontava di come avesse scelto di farcela, di alzarsi con il sorriso e continuare la sua vita con lo stesso entusiasmo per onorare, ricordare la sua perdita. Di come la sua gioia assumesse un ruolo ancora più importante perché doveva necessariamente valere doppio. E io mi sono sentita piccola piccola.
Sicuramente a tutti noi è capitato di sentirci bene trovandoci vicino a una persona solare, sorridente. E non è un caso, poiché ho letto recentemente che è stato pubblicato uno studio sulla rivista British Medical Journal, nel quale si afferma che esiste veramente una relazione matematica sul fatto che la felicità sia contagiosa e proprio come un virus, è tanto più probabile essere felici quanto più si sta vicini a persone gioiose e serene. L’ho sempre detto che la matematica serviva a qualcosa.
A mettere a punto questa teoria della felicità sono stati due scienziati anglosassoni, Nicholas Christakis della Medical School di Harvard e James Fowler, sociologo dell’Università della California (San Diego). Dai calcoli degli studiosi risulta che la probabilità d’essere felici aumenta del 42% se si vive a meno di un chilometro di distanza da un amico felice e del 22% se si vive a meno di tre chilometri di lontananza. Ecco. Ve l’ho detto che bisogna stare vicini vicini.
Qui trovate il video che mi ha inspirato questo post, un cortometraggio realizzato per il Singapore Inspiration Short Drama Film che si intitola “Ripple” e racconta la storia del bene che, una volta messo in circolo, ritorna a chi lo ha fatto. Forse lo avete già visto, in caso contrario merita cinque minuti del vostro tempo.
Un bacio.
A presto. Sa
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