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Il Bene ed il Male, la risposta in una favola indiana

Creato il 29 gennaio 2013 da Webmonster @mariomonfrecola

«Papà, perché quel bimbo mi fa i dispetti?» chiede il mio pargoletto con la voce soave e lo sguardo puro di chi non conosce ancora la cattiveria del mondo.
Rifletto su un concetto dopotutto ingenuo: in natura, che io sappia, nessuna creatura attacca spontaneamente un essere della sua stessa specie.

Tranne l’Uomo.

Dalla riunione condominiale fino alla più spietata guerra che si consuma nel silenzio generale in un territorio dimenticato da Dio, è sempre in atto l’eterna battaglia tra il Bene ed il Male.
Non c’è nulla da fare, l’odio e la violenza sono registrati nel nostro DNA al pari dell’amore e della libertà: un giorno l’uomo metterà piede su Mercurio ma continuerà ad ammazzare il suo simile.

Per rispondere alla complicata domanda del frugoletto, riporto una favola indiana citata nel libro di Giorgio Faletti, Io sono Dio (che sto leggendo …).
Potrebbe essere una plausibile spiegazione per l’infinità curiosità di un bambino e una valida lezione da ricordare per noi adulti distratti.
In fin dei conti,  i «mostri» sono dentro di noi.

 

«Nonno, perché gli uomini combattono?»

 

Un’antica favola indiana narra di un vecchio Cherokee seduto davanti al tramonto con suo nipote.

«Nonno, perché gli uomini combattono?»
Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
«Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi.»
«Quali lupi, nonno?»
«Quelli che ogni uomo porta dentro di sé.»
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse per accendere la sua curiosità.
Infine, il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.«Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo.»
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
«E l’altro?»
«L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.»
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
«E quale lupo vince?»
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti. «Quello che nutri di più.»

 

MMo



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