
In queste pagine di educatissima protesta per le continue ingerenze della Chiesa nelle faccende di uno Stato che si vorrebbe laico, ci si chiede il motivo di questo eterno asservimento dei nostri politici al potere della Chiesa. Credo che non guasti ricordare che la storia ebbe inizio col “benedetto imbroglio” quando, secondo la Chiesa, Costantino, malato di lebbra e miracolosamente guarito per intercessione di papa Silvestro che lo battezzò facendolo guarire all’istante, donò alla Chiesa cattolica Roma e tutto l’occidente spostando a Costantinopoli il potere imperiale. Per quanto Lorenzo Valla e Nicola Cusano abbiano ampiamente dimostrato l’impossibilità di questo lascito (De falso credita et ementita Constatini donatione declamatio), per secoli la Chiesa si avvalse di questo eclatante falso storico che invece fu redatto probabilmente in occasione dell’incoronazione di Carlo Magno nell’800 per giustificare, con l’imbroglio, l’avvento del Sacro Romano Impero e, di conseguenza, la sottomissione dell’Impero alla Chiesa. Il realtà Costantino non era così ingenuo e pare che l’editto di Milano ed il riconoscimento della fede cattolica fosse dettata più da un calcolo politico, oggi si direbbe un sondaggio elettorale, che dalle insistenze della madre Elena, lei si, forse infarcita da sublime misticismo. I nostri politici abbozzano, sorridono, ma non prendono mai posizione in difesa dello Stato laico per le stesse identiche ragioni che animarono la generosità del grande condottiero medioevale. Costantino aveva infatti capito perfettamente una dura e scomoda verità che si riassume in quella famosa apparizione sul ponte Milvio con la scritta imperitura che ci influenza, ci domina e ci condizionerà in eterno: “In hoc signo vinces”