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Poi il mercato Talpiot, oggi discretamente malandato e urgerebbe restauro, ma significativo esempio di architettura modernista, come abbondano a Tel Aviv; costruito negli anni '40 dall'architetto galiziano Moshe Gerstel emigrato in Palestina nel '35. Su internet ho trovato una foto di come si presentava l'edificio all'interno nei tempi d'oro degli inizi e non c'è paragone col presente, uno spazio tutto aperto con una grande vetrata come tetto e il mercato che si sviluppava su due piani e non solo al pianterreno come attualmente.
Altro spazio interessante degli anni '70 la Cinemateca che ospita l'annuale Film Festival di Haifa, ormai attivo da una trentina d'anni. Leggo che nel 1913, in occasione del 150° anno della sua costruzione, vi si era tenuta la mostra "Torino e la Mole Antonelliana", lo storico edificio simbolo della città sabauda, oggi sede del bellissimo museo nazionale del cinema. Ignoravo che originariamente la Mole Antonelliana fosse stata progettata per diventare una sinagoga.
Sempre sul Carmelo Eldad mi ha fatto fare un bel giro al quartiere Kababir dove svettano i due minareti dell'imponente moschea. A completare il variegato mosaico religioso della città molto tollerante ed ecumenica in materia, è solo in questo quartiere che vive la comunità di mussulmani Ahmadi. L'Ahmadyya è un gruppo indiano islamico, fondato nel tardo XIX° secolo che promuove la pace fra le nazioni opponendosi a qualunque forma di coercizione religiosa o di violenza. Considerati eretici, perseguitati e ostracizzati in vari paesi dell'area orientale mussulmana proprio per questa loro interpretazione "aperta" del Corano, gli Ahmadi sono stati costretti a scappare dai loro paesi d'origine ed a chiedere asilo politico in vari paesi dell'occidente.
Coloratissima, trandy e vivace rehov Masada tutta gremita com'è di locali alternativi e angoli sfiziosi. Qui le tubature stradali diventano dei gufi, i vecchi dischi in vinile si trasformano in rivestimento murale e in un bar dove ci siamo fatti un buon caffé con il benestare dell'intramontabile foto del Che, ho fotografato un cartello divertente, l'autorizzazione a staccare un'etichetta e portarsi via un sorriso.Bella ma di tutt'altro genere, quello superchic, e in un altro quartiere sderot (viale) HaNadiv; calma assoluta, nessun locale o negozio ma un lungo verdissimo viale alberato costellato di ville ultramoderne e case Bauhaus. HaNadiv in ebraico significa " il benefattore". HaNadiv, il benefattore per eccellenza in Israele è lui, il barone Edmond de Rothschild e sempre a lui si pensa nel pronunciare la parola, mi spiega Eldad che mi porta poi nei dintorni di Haifa, sulle alture vicino al villaggio turistico di Zichron Yaakov dove ci sono "i Giardini del Benefattore", "Gan HaNadiv". Accipicchia del Perù che posto, bellissimi i giardini e con una manutenzione impeccabile del verde, ma quello che mi ha più colpito è il Mausoleo che il barone ha fatto costruire per se e la moglie entrambi seppelliti lì.Il barone Edmond del ramo francese dei Rothschild è stato senz'altro un filantropo e mecenate d'eccezione, ineguagliabile il suo sostegno finanziario e organizzativo a fine '800 per la prima grande migrazione (Alyah) sionistica verso la Palestina e per altre molteplici istituzioni, all'attivo ben 5 viaggi in Israele per seguire da vicino l'avvio delle sue numerose iniziative di prima industrializzazione di quella terra ostica e vergine e sarà nientepopodimeno che Ben Gurion a pronunciare il suo elogio funebre, ma il memoriale che si è fatto costruire, francamente, mi è parso eccessivo, sembrava di entrare, che ne so, nella tomba di un faraone, di un re, nulla a che vedere con la modestia e semplicità che mi è più congeniale della tomba di Ben Gurion nel kibbutz di Sde Boker. (http://www.saranathan.it/search/label/Israele%202007)
A Dalyat al-Karmel, poco distante dai giardini del Benefattore e a una ventina di chilometri a sud-est di Haifa, ho avuto occasione di visitare anche il Santuario dell'ordine delle Carmelitane Scalze: dal tetto dell'edificio una visione straordinaria su tutta la vallata sottostante. Purtroppo c'era foschia ma pare che con tempo nitido si arrivi a vedere il monte Hermon con la cima innevata.
Tre settimane volate tra fine ottobre e novembre e ormai finite da un pezzo, non si può certo dire che ne parli in tempo reale. Ero scappata dall'Italia per non dover festeggiare il mio compleanno ed ecco che la cugina Dorit mi ha fatto la sorpresa di una torta con su scritto 120: aiuto, per il momento ne ho poco più della metà ma pare che si usi così, l'augurio di campare oltre il secolo, sai che faticaccia, speriamo di no. Dopo averne visti diversi, ho la certezza che i tramonti di Haifa non hanno nulla da invidiare a quelli di Tel-Aviv e mi sono anche portata a casa delle idee per le decorazioni della tavola: non c'è bisogno di composizioni floreali che oltretutto costano un patrimonio, bastano melanzane, cavolfiori o altre verdure a piacere, come ho visto in un ristorante.
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